Cucina & Cantina /Mario Travaglini/169
La tavola di inizio autunno mi porta ogni anno a riavvicinarmi ad un vino troppo spesso dimenticato e, forse, un tantino snobbato per la sovrapproduzione che in questi ultimi anni ne ha offuscato il blasone. Mi riferisco al Chianti classico, uno dei vini toscani più conosciuti nel mondo. Per l’occasione ho scelto di aprire una bottiglia dell’azienda Stucchi Prinetti che dal 1846 coltiva vigne e produce vino in quel di Gaiole in Chianti. Qualche cenno storico può aiutare ad inquadrare meglio la cantina. Sin dal terzo secolo A.C. gli Etruschi del villaggio di Cetamura del Chianti, nelle vicinanze di Badia a Coltibuono, praticavano la viticoltura, come provano gli attestati dei numerosi ritrovamenti archeologici: Il villaggio, cinto da mura, era ancora abitato al momento della fondazione del monastero. Nel 1051 i monaci vallombrosani fondano il monastero “Cultus Boni”, poi conosciuto come Badia a Coltibuono, nel luogo dove esisteva una piccola chiesa alto medievale. Nel 1473 è agli atti una lettera di Baccio Ugolini indirizzata a Lorenzo il Magnifico dove scrive che a Badia a Coltibuono il “vermiglio (vino rosso) è migliore”. Nel 1810 c’è la soppressione dell’abbazia a seguito degli editti emanati da Napoleone Bonaparte che confisca i beni ed allontana i monaci. Nelle cantine di Badia a Coltibuono vengono inventariate 40 botti con circa 18.600 litri di vino. Nel 1846 i Giuntini, banchieri fiorentini antenati degli attuali proprietari, acquistano l’ex abbazia ed i relativi possedimenti. Nel 1930 la struttura passa in eredità a Maria Luisa Stucchi Giuntini mentre nel 1962 Piero Stucchi Prinetti, figlio di Maria Luisa, crea le prime etichette del vino e dell’olio ed apre il ristorante nelle antiche scuderie dell’abbazia. Nel 2010 l’azienda, divenuta ormai internazionale, inizia a seguire le linee guida “Delinat”, che portano a questa certificazione, la più avanzata in Europa, che richiede standard di biodiversità, responsabilità sociale e un percorso verso la neutralità del carbonio. Nel 2023 viene ultimato un capannone fotovoltaico, adibito a produrre energia sufficiente per la cantina Monti in Chianti, nel cuore dei vigneti aziendali, dove avvengono le fasi di produzione vinicola.
Provenienza: Gaiole in Chianti – Toscana
Annata : 2018
Gradazione alcolica: 13,5% vol.
Varietà delle uve: Sangiovese 90% – canaiolo nero e ciliegiolo 10%
Tipologia: i vigneti la cui età media è di circa 25 anni si trovano a Montebello e Argenina, a un’altitudine compresa tra i 260 e i 370 metri sul livello del mare con esposizione a Sud, Sud-Ovest. Sono impiantati su terreni di medio impasto ricchi di argille calcaree. L’azienda è certificata biologica e conduce i propri filari nel pieno rispetto della natura e dell’eco sostenibilità, senza impiegare né pesticidi né prodotti chimici di alcun genere, così da arrivare a raccogliere, stagione dopo stagione, uve rispondenti ai più alti standard qualitativi.
Vinificazione: Una volta giunte a maturazione, le uve vengono raccolte e vinificate in rosso con la fermentazione alcolica che si accompagna ad almeno 3 settimane di macerazione sulle bucce, follatura e delestage. La conseguente fase di invecchiamento ha luogo in botti di rovere francese e austriaco di 25hl per 12 mesi, cui seguono almeno 4 mesi di ulteriore sosta in bottiglia prima della commercializzazione.
Caratteristiche organolettiche: E’ un vino che possiede una impronta stilistica chiara e facilmente leggibile, è robusto, ricco, dotato di media longevità e proveniente da una viticoltura biologica, ma soprattutto è lo specchio più fedele di una filosofia aziendale che si basa sulla qualità e sull’esaltazione dei caratteri naturali del territorio. Nel bicchiere si presenta con un colore rosso rubino intenso, mentre all’olfatto esprime note balsamiche eleganti, con sentori di petali di fiori, ciliegie sotto spirito e cioccolato. Al palato è caldo, piacevole, di bell’equilibrio, corposo, generoso e di grande freschezza; si apprezzano nitide note di ciliegia matura e violetta.Finale mediamente lungo e piacevole.
Temperatura di servizio: 17-19 °C previa ossigenazione per almeno 1 ora;
Longevità : se ben conservato può durare fino al 2028;
Abbinamenti : Perfetto con dei ravioli ricotta e porcini o con delle tagliatelle al tartufo nero o,ancora, con un bel risotto al radicchio. Si sposa bene anche una grigliata di costolette di agnello ma,per chi vuole osare, il mio consiglio è di provarlo con dei tonnarelli all’uovo alla norcina.
(.M.Travaglini)