: “I GIOVANI VECCHI:”SINGAPORE&SINGAPORE”

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Editoriale/Pierluigi Palmieri/168

 

In un mondo di intelligenze artificiali dobbiamo essere veri

Papa Francesco

 

Da quando ho iniziato a pubblicare questa rivista, ho avuto l’onere e il piacere di controllare gli articoli che ricevo, puntualmente ogni settimana, dai prolifici amici della redazione che, come molti lettori sanno, vivono nei luoghi più disparati che di più non si può. Grazie alla tecnologia digitale però,  giorno dopo giorno, i redattori, si alternano al mio fianco per costruire il nuovo numero domenicale della Rivista CentralMente. Da Sassari o Casoli , da  Deauville o Gubbio, da Venezia o Forlì, da Roma o Formentera, i pezzi convergono nella stanza del browsermagicamente  sullo schermo, appare quello che verrà letto da coloro che ci gratificano con la loro attenzione.  Il “direttore”, a parte la soddisfazione di pubblicarli, ha  il privilegio di poter, molto spesso,  trarre spunti  per il suo Editoriale dagli articoli dei colleghi . Questa volta l’assist mi arriva da Teramo, da Marcello Martelli che, nella sua rubrica “Io Penso”, ci regala un pezzo in cui, come spesso succede, miscela il suo vissuto di giornalista professionista ed inviato di testate nazionali con l’analisi delle vicende di oggi. Nel pieno rispetto del titolo della sezione Attualità&Amarcord , nel pezzo odierno, parlando del viaggio di Papa Francesco nel Sud-est asiatico, il decano del giornalismo abruzzese racconta simpaticamente la non proprio simpatica avventura in cui, qualche lustro fa,  è stato coinvolto, appena  messo piede nel Grand Hotel che lo ospitava. Il contrasto tra la perfetta organizzazione della vita sociale della florida  Singapore, già all’epoca molto decantata, e lo “svaligiamento” dei suoi bagagli assume nel suo racconto toni tragicomici, ed ha spinto la penna  avvelenata di Martelli ad interrogarsi su cosa avrebbe detto il Papa “ a questi ricconi”. Sarà lo stesso Marcello Martelli a giudicare se Francesco sarà stato capace di scalfire la corazza d’oro dei “Paperoni” che a Singapore tengono in mano i fili  dell’economia e della finanza mondiale.

Ma l’assist consiste nel fatto di avermi spinto a porre la lente d’ingrandimento su “cosa ha detto” Papa Francesco ai giovani di Singapore al termine del viaggio da record , in termini di miglia di volo, ma anche di numero di paesi toccati, di quest’omo classe 1936.

C’è Singapore e Singapore deve essersi detto Bergoglio. Quello dedito pressoché totalmente al dio denaro e quello che ancora non viene contagiato da questa smania; quello che  non guarda oltre il suo impero economico e quello che, consapevole del fatto di aver trovato il piatto pronto, apre gli occhi  verso chi non ha neanche la scodella dove versare un cucchiaio di minestra; c’è la Singapore multietnica che opera a compartimenti stagno per l’import-export  e quella che, della multiculturalità, potrebbe fare un valore aggiunto da “esportare” al servizio dell’umanità. C’è quindi Singapore&Sigapore, dove la “&”   (“e” commerciale) è posta come congiunzione ironica tra l’attuale e l’auspicabile. Allora il Papa ha pensato di dover scrivere sulla lavagnetta dei “memo” degli studenti  della Catholic Junior College tre parole chiave: coraggio, condivisione, discernimento.

“Dite di no alla pigrizia, non lasciatevi toccare dalle critiche sterili: abbiate il coraggio di andare avanti sulla strada del dialogo” ha invocato Francesco “ e abbiate l’audacia di esplorare percorsi nuovi, di proporli nei luoghi che frequentate, nella società, nei luoghi di culto”. Lui vede la multiculturalità come una ricchezza che le comunità religiose devono salvaguardare attraverso un impegno continuo ad incontrarsi e a dialogare. Sta ai giovani essere protagonisti di quello che appare un sogno. Ci si sforza di trovare a tutti i costi dei punti di vista comuni, ma quello che, secondo Francesco, permette di abbattere i muri e di  accorciare le distanze non sono tanto le parole, gli ideali e le teorie, ma la pratica umana dell’amicizia, dell’incontro, del “guardarsi occhi negli occhi”. Di qui l’invito ad incontrarsi di persona e a muoversi in maniera appropriata nel mondo digitale dove “a volte le differenze culturali e religiose vengono usate in modo polarizzato e ideologico e ci sentiamo divisi e lontani da chi è diverso, solo perché siamo influenzati dai luoghi comuni e da certi pregiudizi che trovano spazio anche sui social”. Usare il discernimento diventa essenziale per il Papa.

Se le sue parole avranno lasciato il segno su quei  nativi digitali (e soprattutto nei figli dei ricconi tanto “simpatici” a Marcello), ai quali ha ricordato che “i giovani che hanno paura di sbagliare sono vecchi” c’è da credere che quando saranno loro   a prendere in mano  le redini della finanza mondiale quello che oggi  il Santo padre ha definito un sogno, e ai più appare come un’utopia, potrà trasformarsi in realtà. Con grande merito anche di Singapore&Singapore, Allora si potrà leggere la seguente  equazione: &Singapore = Coraggio+ Condivisione + Discernimento.