Ecco la cronaca liberamente tratta dal libro di Ulderico Martelli dell’arrivo di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie, nel castello di Castiglione della Valle (maggio 1499). Quando tutti i nobili della vallata andarono a rendere omaggio ai due giovani principi in fuga per vicende legate a discordie e rivalità della famiglia Borgia.
Perché Castiglione della Valle? Allora era abbastanza agevole da Roma, passando per L’Aquila e Vado di Corno, raggiungere Castiglione, che offriva la sicurezza assoluta da ogni aggressione, perché vi era un castello inespugnabile collegato alla linea difensiva di Atri- Civitella del Tronto. Lontano inoltre dai grandi centri dove si svolgevano i principali eventi storici. Il castellano don Carlo era in intimità con la corte di Napoli e di provata fedeltà, perciò il suo castello di Castiglione fu preferito dalla coppia principesca a Civitella, che quattro anni prima, nel 1495, aveva demolito la fortezza per lasciare libero passo ai francesi invasori del regno. Tutte notizie che l’autore Ulderico Martelli, medico umanista, ha attinto da due preziosi manoscritti in latino rinvenuti nell’archivio abbandonato di Castiglione. Per tramandare una straordinaria vicenda che si allaccia alla storia di un secolo buio.
Quando si sparse la notizia dell’arrivo della “divina principessa” e del suo nobile consorte, tutti i signori della Valle Siliciana resero onore ammirati della grazia e bellezza degli eccezionali ospiti, poiché “se la principessa era la fanciulla più bella dell’orbe, non meno bello era l’infelice Aragonese”.
Lucrezia Borgia arrivò a Castglione in uno dei periodi più turbolenti della sua vita, ma durante il suo soggiorno in Castiglione fece molte opere buone. Graziò e salvò la vita a due ladroni mori di Villa Petto e per le forti alluvioni che avevano arrecato molti danni, travolti due ponti e distrutto i raccolti, la principessa senza toccare cibo pregò una intera giornata nella Chiesa di San Michele. Versò una cospicua cifra per l’erezione di una cappella votiva e promise di ottenere subito la bolla da suo padre, allora Pontefice Massimo. Ma ha fatto molto di più, donando a questo splendido borgo, purtroppo abbandonato, un’impronta di storia e leggenda in costante crescita dopo un lungo volgere di secoli
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok