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QUANDO IL GRANDE MARIO SOLDATI RESE OMAGGIO IN ABRUZZO AI DIFENSORI DELLA CIVILTA’ CONTADINA

Attualità 142

QUANDO IL GRANDE MARIO SOLDATI RESE OMAGGIO

IN ABRUZZO AI DIFENSORI DELLA CIVILTA’ CONTADINA

di Marcello Martelli

 Guardo la protesta contadina con i trattori che avanzano ovunque. Ripenso a quel distinto signore con i baffi bianchi, Mario Soldati, che nell’immediato dopoguerra volle girare un po’ il Belpaese e fece tappa anche in Abruzzo, per scrivere “Vino al Vino”, capolavoro di un’Italia rurale e romantica.

Lo scrittore andò alla scoperta di quella che considerava “un’opera d’arte artigiana”, che mai e poi mai poteva essere sostituita “da una industriale e di laboratorio”. Nel libro è scolpito un prezioso ritratto italiano del tempo, con in primo piano anche l’Abruzzo e i suoi contadini, allora una terra “in bilico fra tradizione e progresso, industria e campagna”. Il famoso autore non solo ci regala “un vero capolavoro”, fornisce anche una preziosa testimonianza sulla civiltà contadina e sulla grande eredità ricevuta da questi eroici lavoratori delle campagne che protestano con i trattori. “Vino al vino”, infatti, “non è un libro sul vino, ma sulla magia della natura, su una visione olistica del mondo…È un elogio del mondo agricolo, quello sano che vive in simbiosi con la terra in uno scambio armonico di energia”. Di più: “ vino è il fil rouge, il tratto che accomuna tutti noi, il fiume del cuore e dell’identità che scorre da un capo all’altro della penisola e oltre confine. E intorno al vino si svolgono le storie, si muovono le persone, si trasformano le colline e i contorni delle campagne”. Sono certo che anche Soldati, oggi, sarebbe dalla parte dei trattori, in difesa del made in Italy e contro la diffusione di “cibi sintetici”. In alleanza, certamente, con Emidio Pepe, suo vecchio amico di Torano Nuovo, coerente contadino di lungo corso e ora ultranovantenne patriarca del vino, esportato ed apprezzato in più continenti. Uno dei principali protagonisti del libro che Soldati ha scritto nel periodo finale del boom economico e alla vigilia della grande crisi degli anni Settanta. Quando anche in Abruzzo le campagne erano abbandonate dai contadini in fuga verso le città industrializzate del Nord o dell’estero. Nel testo sono individuati con molto anticipo i futuri produttori vinicoli di successo e, fra i primi, Emidio Pepe con sua moglie Rosa, che per un giorno intero ospitarono lo scrittore viaggiatore nella loro casa di Torano. Si è detto che Soldati era “un personaggio eclettico, in grado di immaginare il futuro”. Ma certamente non avrebbe immaginato gli scenari che la politica europea sta aprendo per i nostri cibi e, soprattutto, per l’avvenire delle nostre campagne. Prospettive inaccettabili per chi ha praticato il valore della coerenza, dell’amore per la terra e per la vigna, con una lungimiranza e una fedeltà che sono i veri ingredienti del successo. Qui e all’estero.

A cominciare da Emidio Pepe, ora rinomato imprenditore della cantina, ma è forse più esatto parlare di “Emiddio” contadino, che per lui è quasi un titolo onorifico, mai nascosto e rinnegato, anche quando la parola contadino era percepita come una diminutio e un’offesa. Onori dunque ai contadini speciali, strenui difensori della bistrattata civiltà contadina. Espressione di valori che vorrebbero cancellare, ma sono sempre presenti, in particolare fra i giovani, che in campagna e in cantina trovano un lavoro e un futuro. Mentre tante fabbriche, ahinoi, alzano spesso bandiera bianca.

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