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SIAMO SOLO NOI…A NON AVER CAPITO NIENTE?

  • Il Limite / 74

Il Limite / 74

Siamo solo noi…a non aver capito niente?  

di Raniero Regni  

Mi sono sbagliato. Ero convinto che le energie rinnovabili, sole, vento, maree, fossero più economiche, con una tecnologia già disponibile e che andassero solo implementate. E che fossero anche più democratiche, nel senso che non dipendevano da potenze straniere, né da grandi gruppi multinazionali, e che avrebbero dato vita a decentrate comunità energetiche capaci di rendere comuni, città, regioni, autosufficienti e a basso impatto di CO2. E che fossero anche più giuste. Infatti i paesi del sud Europa fossero avvantaggiati, avendo sole e vento in abbondanza. Magari creando parchi di pale eoliche galleggianti al largo dei nostri ottomila chilometri di coste o mettendo pannelli fotovoltaici su tutti i tetti di capannoni e aree dismesse come le ex miniere.

Mi sono sbagliato. Ero convinto che la vera economia circolare si basasse sulla strategia europea dello Zero Waste, ovvero dello “zero rifiuti”, nel senso che di rifiuti ne andassero prodotti sempre meno, che gli oggetti dovessero essere progettati e messi in produzione pensando alla loro totale riutilizzabilità. Che i rifiuti fossero materia prima seconda e che da essi dovesse essere recuperata materia e non energia. Per cui niente inceneritori, che immettono in aria diossina e metalli pesanti e, in prospettiva, niente discariche.

Mi sono sbagliato. Ero convinto che nel 2011, quando come venticinque milioni di italiani votai contro il nucleare, fosse la scelta giusta e irreversibile (visto che le quattro centrali italiane attive allora non sono ancora state messe in sicurezza, perché non si possono spegnare come un qualsiasi motore). Ero convinto che il nucleare fosse l’energia in assoluto più cara, per i costi delle centrali di nuova generazione, per tutti gli anni che ci vogliono per costruirle e che, se ne avessimo costruite altre dopo il referendum, queste ancora non sarebbero terminate, come è successo per le centrali di quarta generazione costruite in Finlandia o in Inghilterra, con una levitazione dei prezzi esponenziale. Ero convinto che la Germania avesse giustamente deciso di spegnare i reattori sapendo che ci vogliono forse più di venti anni di lavori per smontare una centrale nucleare dismessa. Per non parlare poi di dove mettere le scorie nucleari, che rimangono attivamente pericolose per centomila anni, visto che la miniera di salgemma dove i tedeschi hanno interrato parte delle loro scorie adesso deve essere riaperta per le infiltrazioni di acqua.

Mi sono sbagliato. Pensavo che la vocazione della mia regione, l’Umbria, fosse la bellezza, l’ambiente naturale, la storia, la cultura, le produzioni biologiche di qualità, il turismo sostenibile, la piccola e media industria manifatturiera, magari specializzata nella produzione di jeans ecologici e non avvelenati, o di cascimir di pregio, di start up nel solare e nell’eolico, capaci di produrre innovazione in collaborazione con l’università. Avevo pensato che potesse essere davvero il cuore verde d’Italia, avendo le dimensioni e il carattere geografico per diventare laboratorio di punta per tutte le innovazioni verso l’economia circolare, l’indipendenza energetica, la decarbonizzazione, in una prospettiva francescana di equilibrato rapporto con “sora nostra matre terra”.

Mi sono sbagliato. Pensavo che la mia città, Gubbio, fosse davvero una delle perle del Medioevo, che lo sviluppo ne avesse risparmiato in gran parte la bellezza austera e non ritoccata. Una città di pietra incastonata tra la pianura e i pre-Appennini, dal profilo unico. Pensavo che anch’essa potesse partecipare ad una valorizzazione del patrimonio culturale, storico, paesaggistico e artigianale. Ma che l’ansia di venderne lo splendido “patrimonio”, non distruggesse, come avrebbe detto un mio geniale amico e maestro, il “matrimonio” con la cultura.

Mi sono sbagliato. Lo spirito del tempo sembra dare torto a chi pensa così. Hanno invece ragione quelli che vogliono perforare l’Adriatico per estrarne metano e petrolio (ignorando che cosa potrebbe significare, in un piccolo mare chiuso, una fuoriuscita di greggio come nel golfo del Messico), quelli che vogliono costruire le centrali nucleari “pulite” perché riciclano il plutonio, e di piccole dimensioni, gli inceneritori per non vedere più i rifiuti. Hanno ragione quelli al potere nella mia regione che vogliono ampliare le discariche e costruire un nuovo inceneritore, rendendo inutile lo sforzo che amministrazioni e cittadini stanno facendo andando oramai oltre il 70% di riciclo. Hanno ragione coloro che della mia città, unica in Italia ad avere la presenza di due industrie insalubri di prima classe come i cementifici, vogliono fare il distretto del cemento e della mondezza, utilizzando il CSS (combustibile solido secondario) e il CDR (combustibile da rifiuti). Attirando e lavorando la preziosa risorsa dei rifiuti da tutta Italia per bruciarli in due cementifici, che non producono energia, ma che in compenso immettono in atmosfera sostanze pericolosissime per la salute.

Ma, davvero mi sono sbagliato? Loro hanno ragione e i gruppi di cittadini dei comitati ambientali hanno torto? “Siamo solo noi”, avrebbe detto Vasco Rossi, …a non averci capito niente? Siamo davvero solo noi ad avere torto, mentre chi si appresta a prendere scelleratamente il potere nel nostro paese ha ragione?

Sì, siamo solo noi, ma siamo in tanti.

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