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DA ALDO GIORDANI E GIANNI BRERA UN 8 SETTEMBRE NASCE BARTOLETTI!!

 

I POSTdella Settimana / 74 

DA ALDO GIORDANI E GIANNI BRERA UN 8 SETTEMBRE NASCE BARTOLETTI!! 

C’è un 8 settembre anche nella mia vita. Certo non è quello del 1943 che ha segnato la storia di questo Paese e di cui tutti oggi parlano. E’ un 8 settembre assolutamente personale del quale, probabilmente, non interessa niente a nessuno. Ma mi piace rammentarlo: prima di tutto a me e al coraggio che ogni giorno dovrebbe continuare ad animarmi e poi a chi crede o sente di volermi bene. E soprattutto ai giovani: a chi pensa di amare questa professione, a chi mi chiede consigli, a chi ritiene che la strada sia rettilinea o addirittura in discesa, a chi si scoraggia…

Il “mio” 8 settembre è il giorno in cui, esattamente 51 anni fa, lasciai la mia piccola città per tentare la fortuna a Milano e per cercare di capire non solo quanto valessi, ma soprattutto se fossi in grado realizzare i miei sogni: che erano già forti. E prepotenti. Avevo poco più di vent’anni

Lavoravo da tre anni , come si diceva allora, da “abusivo” nella redazione di Forlì del “Resto del Carlino”. Ovviamente frequentavo, da pendolare, l’Università: ma sentivo che con la laurea in giurisprudenza (che peraltro dovrei avere in casa da qualche parte) avrei avuto davvero poco feeling. Mi ingegnavo, avevo idee: avevo buoni maestri che non a tutti diranno qualcosa, ma che al mio cuore dicono tutto (Duccio Lucarini e Luciano Foglietta) e anche un bravo coetaneo e “compagno di banco”, Giancarlo Mazzuca. Forse “promettevo” bene. Facevo di tutto, dalla cronaca nera, alle inchieste sul “liscio”. Ma ovviamente cercavo di farmi largo in quel poco sport che la piazza offriva. Fondai anche un giornalino, “Pressing” per assecondare i buoni esiti del basket cittadino. Ne ero “editore”, redattore, procacciatore di pubblicità, fotografo, direttore, fattorino. Aldo Giordani, il Grande Padre della pallacanestro italiana (e Dio perdoni chi non ricorda lui e i suoi meriti incancellabili di uomo, di giornalista e di divulgatore), scoprì quella mia piccola fatica e cominciò a volermi bene. Oltre che essere il telecronista di basket per la Rai, era caporedattore del leggendario “Guerin Sportivo”, edito dal mitologico Conte Alberto Rognoni e diretto da Gianni Brera. Mi disse: “Marino, che ci stai a fare a Forlì? Se hai coraggio (o forse “se hai le palle”, non ricordo bene) e se credi di valere qualcosa, fa la valigia e vieni a Milano. Soldi non ce ne sono. Male che vada, dopo un po’, te ne torni a casa. Ma hai il dovere di provarci!”

Non vi annoio con l’incredulità dei miei genitori (“Cosa ti manca qui?”), con gli stenti dei primi mesi, coi sacrifici e coi denti stretti per non mollare. Coi pranzi in latteria, con qualche cena offerta da zio Aldo “Da Mico”. Resta il fatto che “quell”’8 settembre bussai alla porta del “Guerin Sportivo” in Piazza Duca d’Aosta. In una stanza, la sua stanza, vidi Gianni Brera che batteva sulla “Lettera 22”. “Tel chi” mi disse senza neanche sapere chi fossi. Però mi sorrise: mi avvolse nella nuvola del suo mezzo toscano e si rituffò sui tasti. Balbettai qualcosa. Ero emozionato, forse commosso: e soprattutto felice. Di una felicità che, io che vivo di parole, non saprei trasmettervi.

Se il Diavolo mi avesse detto che un giorno sarei diventato Direttore del “Guerin Sportivo” (e, per la verità, anche di tante altre cosette) in cambio della mia anima, gliel’avrei data subito: con ancor meno timidezza del dottor Faust. Per fortuna non me la chiese. Perché per fare questo lavoro mi sarebbe servita parecchio.

(Marino Bartoletti – Facebook 8/09/2022)

 

 

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