HomeEditorialiTURIAMOCI IL NASO (3):piange il Sole

TURIAMOCI IL NASO (3):piange il Sole

Editoriale / 74

 TURIAMOCI IL NASO (3):piange il Sole

                                               di Pierluigi Palmieri

“..L’umanità è in perenne tensione, è sempre sospesa su una fune che percorre in punta di piedi, tra tribolazioni e rischi mortali..”

                                                                                Peter Sloterdijk  (Devi cambiare la tua vita)

 

    Riprendo il cammino verso la scadenza elettorale del 25 settembre per il rinnovo del Parlamento italiano con la terza e penultima tappa “editoriale”. Mi rendo conto che nel mio sforzo teso a schiarire, almeno un po’, le idee di chi ci segue, continuo, ancora una volta, a vestire i panni dello scalatore, ciclista o rocciatore che sia , che tenta di arrivare in cima ad un montagna “improbabile”. Anche questa settimana è trascorsa nel segno dei consueti “botta e risposta”, rimbombanti negli studi televisivi, sui media e sui social, con soliti ritornelli ripetuti da possessori  di bacchette magiche di varie colorature. Una variante alla monotonia, si è potuta riscontrare nell’ambito della multicolore coalizione di destra sul tema dello scostamento di bilancio. Ma il sospetto sul carattere strumentale del presunto dissidio è forte; il contrasto serve a far parlare i media e a distogliere l’attenzione degli elettori dai temi di fondo. Dopo poche ore si annuncia la solidità dell’alleanza e si torta a cavalcare il caro-bollette, che a forza di essere cavalcato da tutti probabilmente cadrà stremato al suolo con buona pace del cittadino pagatore. Se dieci anni or sono mi avessero chiesto quale partito pensassi capace di resistere alle tentazioni legate al dominante poltronismo politico  avrei scommesso su quello che si proclamava acerrimo nemico di Roma ladrona. All’epoca infatti avevo auspicato l’adozione del modello basato sul federalismo, ovviamente da perfezionare e, soprattutto nel post “senatur,” da considerare in una nuova e più promettente prospettiva. Sono stato clamorosamente smentito dai fatti. Avevo poi “attenzionato” i giovani rampanti della destra che si sono dati il nome dell’Inno di Mameli unitamente alla vocazione centrista del fine dicitore fiorentino pensando ad una possibile concordanza di programmi, anche e soprattutto in direzione europeista. Avevo individuato delle positività perfino in quelli che nel darsi un nome hanno scimmiottato  gli hotel di gran lusso. L’auspicio era quello  di riportare a galla quella “Italietta” portata alla deriva all’esordio del terzo millennio dal  tanto “amato” e composito drappello elettorale dei “prodi” nocchieri sinistrorsi. Nel 2021 sembrava che destra e sinistra avessero accantonato gli interessi di parte  facendo convergere i loro consensi su Mario Draghi, ritenuto indispensabile e il solo capace di poter gestire il gravissimo momento critico della nostra nazione. A un anno di distanza arriva il dio sondaggio che rivela lo stato d’animo degli elettori scontenti, i quali, con la consueta superficialità, individuano il “salvatore della patria” nel partito dell’urlatrice omnisciente. La sete di potere mette tutti  d’accordo nello sparare ad “alzo zero” contro il Primo Ministro, ex Governatore della Banca d’Italia e della BCE, divenuto improvvisamente uno sprovveduto a cui dare lezioni di economia. Con Draghi sottoposti al fuoco “amico” anche tanti ministri che sedevano nei dicasteri chiave. Di contro Draghi  è risalito in cattedra  in queste ultime  ore  li ha bacchettati tutti: chi per le posizioni già assunte in ambito UE (leggi pro Orban e contro Germania e Francia); chi per le intenzioni sovraniste  dichiarate in caso di vittoria);  chi per la contrarietà alle sanzioni alla Russia; chi dopo aver votato a favore delle armi all’Ucraina oggi vi si oppone. Lui invece, il Capo del Governo che è restato in carica per “l’ordinaria amministrazione” annuncia di voler accelerare i tempi per rispettare il  crono program che si era prefissato, facendo scendere in pista i suoi cavalli di battaglia che si chiamano price cap e decoupling, per intervenire drasticamente sui prezzi dei servizi pubblici e la dipendenza dai paesi che speculano sulle loro esportazioni. Il suo sprint  è iniziato, ma chi raccoglierà il testimone non offre le dovute garanzie, perché non mette sul piatto programmatico il concreto impegno per il passaggio alle fonti energetiche alternative (non bisogna pestare i piedi a Putin e a Organ). Allora noi facciamo suonare la sveglia e proseguiamo con l’invito a rileggere quanto proposto dai nostri esperti per focalizzare l’attenzione sul problema imprescindibile delle fonti energetiche che è molto più complesso e quindi elettoralisticamente meno premiante rispetto allo scostamento di bilancio salva bollette. Di fatto il piatto piange. Allora nel rispetto di quanto anticipato con l’editoriale precedente, riprendo qui il riferimento a  Pier Paolo Pasolini, che già   R, Regni prima del suo  reportage sul Cammino di Francesco d’Assisi, aveva citato come paladino dell’ecologia:

–         La sua intuizione poetica era più penetrante della sociologia e di ogni altra analisi politica. Come nel profetico ”L’articolo delle lucciole”, dove denunciava la scomparsa delle lucciole come emblema della devastazione ambientale senza riguardi per la natura causata dall’industria petrolchimica Montedison. Simbolo dell’ingordigia di imprese che divorarono l’ambiente e si mangiarono la natura in pochi decenni, lasciando poi dietro di sé le cattedrali nel deserto del post-industriale. Condivido ancora la sua conclusone, “ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l’intera Montedison per una lucciola”.   

Con Regni, martellante sostenitore  del ricorso al sole al vento, torna in campo anche  M. Travaglini che nel precedente numero della rivista ha focalizzato l’attenzione sull’idrogeno illustrando dettagliatamente il “pro” che ne consigliano l’adozione:

  • “. L’idrogeno, un gas che nella  corsa a zero emissioni di carbonio, è diventato sempre più ricercato per effetto della facilità di stoccaggio dell’energia e per le prestazioni superiori a quelle del petrolio e dei suoi derivati.  Ciò significa che l’uso dell’idrogeno non emette gas serra, né particelle cancerogene o inquinanti. Può quindi essere consumato nelle fabbriche, nelle centrali elettriche o anche nei veicoli senza creare inquinamento locale. Insomma, la sua principale debolezza si rivela essere un punto di forza.”

Mentre il sole piange vi invito a rileggere i seguenti riferimenti:

–  Camminare. Sulle tracce del Santo protettore dell’ecologia – Centralmente)

–  SVILUPPO VS PROGRESSO. RICORDANDO PIER PAOLO PASOLINI – Centralmente

–  IDROGENO : QUALE FUTURO ?  – Centralmente

Nessun Commento

Inserisci un commento