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IDROGENO : QUALE FUTURO ? 

Valore e Valori / 73

 IDROGENO : QUALE FUTURO ? 

di Mario Travaglini

                              Le recenti difficoltà europee inerenti l’approvvigionamento del gas, unito all’alto prezzo del petrolio, hanno riproposto all’attenzione degli economisti un vecchio tema : l’idrogeno verde quale alternativa alle energie fossili. Con questo contributo cerco di fare chiarezza, indicando, alla fine, qualche opportunità di investimento. In via preliminare occorre ricordare che il litio, dopo diversi decenni di sfrenato utilizzo nella produzione di batterie, è stato recentemente messo in discussione sia sotto il profilo della efficienza e sia anche sotto il profilo dell’inquinamento. La bolla speculativa che lo ha trainato è destinata prima o poi a scoppiare nonostante la crescente domanda dovuta alla  democratizzazione dei veicoli elettrici. I suoi limiti tecnici insormontabili ne  annunziano l’uscita di scena a favore dell’idrogeno, che sarà fondamentale nella corsa all’azzeramento delle emissioni di carbonio. Le ragioni di un prossimo declino del litio vanno ricercate essenzialmente nella scarsa disponibilità  in natura e nella impossibilità di migliorare le performances legate alla  durata delle batterie.  Ciò significa che i produttori di celle sono costretti a subire  le incertezze di troppe variabili quali, per esempio, quelle riferite a guerre commerciali, a interessi politici di piccoli paesi o difficoltà di mantenere costanti le produzioni minerarie. Ma, anche se tutti questi fattori di rischio venissero risolti con un tocco di bacchetta magica, rimarrebbe un problema fondamentale: le batterie al litio non sono nella condizione di migliorare la loro efficienza, nonostante i miglioramenti apportati negli ultimi anni . Recenti studi ci dicono anche che il litio potrebbe essere sostituito con un composto semplice e non inquinante che può essere prodotto su richiesta: l’idrogeno, un gas che nella  corsa a zero emissioni di carbonio, è diventato sempre più ricercato per effetto della facilità di stoccaggio dell’energia e per le prestazioni superiori a quelle del petrolio e dei suoi derivati.  Ciò significa che l’uso dell’idrogeno non emette gas serra, né particelle cancerogene o inquinanti. Può quindi essere consumato nelle fabbriche, nelle centrali elettriche o anche nei veicoli senza creare inquinamento locale. Insomma, la sua principale debolezza si rivela essere un punto di forza.

I detrattori non credono al suo utilizzo con il pretesto che l’idrogeno non è una fonte di energia, ma un vettore. Ciò significa che deve essere prodotto prima di poter essere sfruttato, operazione che comporta necessariamente uno spreco di energia. Con rese produttive intorno al 50%, e in un momento in cui la sobrietà energetica è all’ordine del giorno, sprecare il 50% delle nostre energie per produrre H2 può sembrare assurdo. A ben guardare, però, non lo è. Infatti  la più grande debolezza delle risorse fossili ( petrolio, gas e carbone)  è data dal fatto che la loro quantità disponibile in natura è per definizione limitata : solo la quantità iniziale e la velocità di utilizzo decideranno la data in cui le riserve naturali si esauriranno. Un risultato, per cosi dire, inevitabile. L’energia dell’idrogeno, che deve essere prodotta industrialmente, è ,al contrario, inesauribile. La sua produzione da elettricità richiede solo acqua e rilascia, come effluente, solo ossigeno (O2) di cui gli esseri viventi hanno bisogno per vivere. L’umanità quindi non potrà mai rimanere senza H2. Per raggiungere lo zero carbone, alcuni paesi stanno acquisendo sempre più know-how per generare elettricità da fonti rinnovabili e dal nucleare. In questo contesto, la produzione di idrogeno può essere non solo economicamente redditizia, ma anche recuperabile per la sua capacità di caricare le reti elettriche. È per questi vantaggi che sempre più nazioni stanno ora integrando l’energia a idrogeno nella loro tabella di marcia per la transizione energetica. Secondo la Commissione europea, gli investimenti nel settore dovrebbero raggiungere i 470 miliardi di euro entro il 2050. Secondo Bernd Heid, analista di McKinsey, gli investimenti potrebbero aumentera di quasi un miliardo di dollari a settimana, grazie, in particolare, ai piani ambiziosi della Cina e degli Usa. Se il settore dell’idrogeno non è immune dalle bolle, i titoli dei suoi player restano ad oggi molto meno sopravvalutati di quelli di Tesla, NIO e altri ancora . La loro attività ha anche il vantaggio di poter contare sulle vantaggiose caratteristiche fisiche dell’H2 piuttosto che sulla tecnologia imperfetta e transitoria che è la batteria al litio. Una cosa è certa: la transizione energetica può essere raggiunta solo grazie all’idrogeno. Confortato dalle scelte di molti analisti che operano nel settore, ritengo che i titoli che oggi appaiono più promettenti sono quelli di seguito  riportati :

 

Titolo ISIN & Ticker Capitalizzazione
Plug Power US72919P2020 PLUG 15,49 mrd USD
Cummins US2310211063 CMI 32,69 mrd USD
Air Products & Chemicals US0091581068 APD 57,46 mrd USD
FuelCell Energy US35952H1068 FCEL 2,56 Mrd USD
Bloom Energy US0937121079 BE 3,38 Mrd USD
Ballard Power Systems CA0585861085 BLP 4,47 Mrd USD
TIM Power GB00B0130H42 ITMPF  2,45 Mrd GBX

Fusion Fuel Green                IE00BNC17X36 PLC        114  Mrd USD

 

                         

 

 

 

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