HomeLa RivistaNumeri, scenari e vincoli del Recovery Plan (terza parte). CHE DIO CI AIUTI!

Numeri, scenari e vincoli del Recovery Plan (terza parte). CHE DIO CI AIUTI!

Il tema dei vincoli rappresenta un nodo cruciale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, soprattutto se si tiene conto che dell’importo complessivo di aiuti destinati all’Italia  ben 120 miliardi sono costituiti da prestiti. E questo come vedremo ha la sua importanza.

Nell’articolo precedente sullo stesso tema,  mi sono limitato ad indicare come la richiesta principale della Commissione fosse quella di pretendere dal Governo la realizzazione di vere riforme strutturali, peraltro più volte annunziate e mai messe in opera. Vediamo dunque più nel dettaglio quali sono le condizioni che vanno soddisfatte affinché la Commissioni liberi le erogazioni semestrali  sia delle sovvenzioni che dei prestiti. Innanzi tutto  occorre ricordare che per arrivare ad una decisione comune condivisa i paesi cosiddetti intransigenti del nord Europa pretesero che i fondi fossero destinati a riforme strutturali e progetti di crescita anziché al finanziamento di operazioni di natura politica come il reddito di cittadinanza o la riduzione delle imposte. Ecco perché il nostro PNRR dovrà rispettare le linee guida ricevute dalla Commissione e destinare almeno il 37%  alla realizzazione del progetto della  cosiddetta transizione ecologica e almeno il 20% alla trasformazione digitale. Ulteriori e significativi vincoli progettuali sono quelli che riguardano la riforma del sistema giudiziario, la riforma dell’intero sistema tributario e quella della pubblica amministrazione. Accanto a questi vincoli, che chiamerei “di progetto”, ve ne sono altri, che chiamerei  “di verifica” perché attengono all’accertamento del rispetto degli obiettivi enunciati (target), sia in termini temporali (crono programma) che in quelli sostanziali (milestones) .

Tuttavia, verosimilmente entro la fine dell’estate, la Commissione corrisponderà un acconto  di 25 miliardi, pari al 13% del totale, senza operare  alcun riscontro con quanto dichiarato nel Piano; insomma una sorta di pagamento sull’onore. Per le erogazioni semestrali successive, invece, saranno fondamentali le verifiche di cui ho parlato poco sopra e sulle quali, temo, basteranno le perplessità di un solo Stato membro  per portare la questione davanti al Consiglio Europeo dove il confronto potrebbe trasformarsi in una dura contesa e determinare, di conseguenza, ritardi nello sviluppo dei progetti. E’ bene poi non ignorare  che ci sono anche notevoli  rischi connessi all’abnorme quantità di prestiti inseriti nel Piano la cui erogazione non è né automatica né scontata, potendosi interrompere ad ogni scadenza semestrale qualora non si riesca a rendicontare  gli investimenti in modo corretto e tempestivo. E la complessità delle opere in programma insieme al groviglio delle norme che regolano gli appalti son saranno certamente di aiuto. Ma ciò che mi preoccupa in maggior misura è lo stallo a cui potrebbe andare incontro il Governo quando nel mese di luglio dovrà chiedere ai partiti che compongono la maggioranza di approvare le leggi di riforma  della giustizia, della pubblica amministrazione, del fisco, della libera concorrenza, temi sui quali le posizioni sono spesso antitetiche e poco o punto conciliabili. In quel momento potrebbero esplodere tutte le contraddizioni della maggioranza perché non ci sarà partito disposto a mettere da parte il proprio DNA per il bene del Paese anche a costo di far saltare qualche programma previsto nel Piano di ripresa e resilienza. Insomma ci siamo cacciati in una situazione davvero pericolosa con un carico di condizioni che ci terrà prigionieri della Commissione per almeno 30 anni durante i quali continueremo ad avere sospesa sulle nostre teste la celebre Spada di Damocle costituita dal famoso o famigerato Patto di stabilità che, ricordo,  non è stato mai sospeso né cancellato. Per tutti questi motivi continuo a pensare che se avessimo fatto ricorso ai nostri cari BTP sin dal marzo 2020 oggi saremmo in una condizione di assoluta autonomia e potremmo guardare con più fiducia al futuro.

In conclusione, visto che siamo in ginocchio, forse, parafrasando la nota fiction televisiva di successo ci conviene pregare dicendo “Che Dio ci aiuti “ .

Post Correlati

Nessun Commento

Inserisci un commento