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QUELL’INDIMENTICABILE CAPODANNO DI GUERRA CON IL NEVONE E I TEDESCHI IN CASA PER IL CENONE

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QUELL’INDIMENTICABILE CAPODANNO DI GUERRA
CON IL NEVONE E I TEDESCHI IN CASA PER IL CENONE

                                                               di Marcello Martelli

Mancano due terzi della neve e nell’Appennino abruzzese si arriva a punte di -84 per cento. La copertura della neve è ai minimi storici degli ultimi seicento anni.

Non era così negli anni ’40, durante l’occupazione tedesca e la fine della guerra, quando la sera di Capodanno registrammo un nevone eccezionale.

E’ ancora vivo il ricordo di quel cenone di mezzanotte nel palazzo paterno di Tossicia, con a tavola tutti i miei familiari e due giovani ufficiali tedeschi invitati da mio padre avvocato. Lontani dalle famiglie e, dopo una guerra che, finalmente, stava per concludersi, i due militari dell’esercito occupante accettarono di buon grado la calda ospitalità della mia casa. Dove, almeno per una sera, ritrovarono il calore della loro famiglia lontana fra pericoli e incognite d’un conflitto devastante.

Ancora ragazzo gustai le specialità tipiche di fine anno, seguendo attentamente il dialogo amichevole e cordiale di mio padre con i due ufficiali che, più di una volta, si complimentarono con le cuoche di casa. A cominciare da nonna Germana, anche quella sera vestita di nero, come sempre, in memoria del figlio primogenito caduto in guerra. Un lutto che non lasciò indifferenti i due militari dell’esercito di Hitler che, prima del commiato, vollero lasciare un segno tangibile della loro solidarietà.

Su un foglio consegnato al nostro capofamiglia, sottoscrissero una frase in lingua tedesca. Per quei tempi di incognite e rischi di ogni tipo, era il loro avviso solidale e protettivo da mettere sul nostro portone d’ingresso. Per fermare eventuali malintenzionati e per proteggere la mia famiglia, già duramente colpita dalla guerra con la perdita di un figlio militare.

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