HomeLa RivistaAttualità e AmarcordQUANDO IL PRATO DEL VICINO APPARE PIU’ VERDE E LA MALDICENZA PRENDE IL SOPRAVVENTO

QUANDO IL PRATO DEL VICINO APPARE PIU’ VERDE E LA MALDICENZA PRENDE IL SOPRAVVENTO

Attualità e Amarcord /118

Specialmente nei nostri tempi, specialmente nelle piccole/grandi città, spadroneggia un vizio che si chiama maldicenza. Vero. Ma se abbiamo scelto noi il luogo dove vivere, perché poi diventa il bersaglio centrale delle nostre critiche? Forse per eccesso d’amore deluso? Qualche giorno fa ho letto qui giudizi lusinghieri su L’Aquila e Ascoli, importanti centri confinanti indicati come contenitori di buon vivere, vitalità e bellezza. Specie nel confronto con questa nostra città che vediamo scarrupata e decadente.

Che dire? Come le persone, anche le città possono ammalarsi e, per guarire i malanni, hanno magari necessità del lettino dello “psicanalista urbano”. Visto che anche le città soffrono esattamente come gli esseri umani di nevrosi, angosce, complessi e paure recondite.

Gli specialisti della materia ci sono già e hanno un gran da fare, specie in Francia, dove almeno 50 città sono sotto cura. Prima o poi, arriveranno anche qui… Basta chiamarli, mettersi in lista, pagare la parcella e arriva la diagnosi precisa dello stato di salute della nostra realtà urbana. Triste? Malata di solitudine? Priva di fiducia nel futuro? Abbandonata dai giovani in fuga? Ogni domanda aspetta una risposta rigorosamente precisa e garantita. Premessa per restituire smalto e sostanza al territorio in cui abbiamo deciso di vivere. Per estetica e attrattiva, che pure conta, con l’obiettivo in particolare di “rimotivare” le forze e le energie in campo. Decisive per ridare la spinta che serve al nostro piccolo grande mondo cittadino fra mare, montagna e splendide colline.

La posta in gioco non è da poco, per riprendere il cammino. Viviamo in una emblematica realtà della media provincia italiana, dove si trovano tutte le premesse per viverci bene. Dalla posizione geografica, davvero perfetta, a tutto il resto. Vicina al mare, ai monti, a Roma e neanche tanto distante dal Nord.

Né possiamo lamentarci delle risorse territoriali, che sono varie e disponibili. Eppure, i malanni che affliggono città e abitanti, non mancano. Esaminiamone almeno i principali. Mettiamo città e cittadini comodamente distesi su un ipotetico lettino freudiano. E che l’analisi cominci, punto per punto, cominciando dai giovani. Presente e futuro sono nelle loro mani. Diciamo che la città si rilancia e può salvarsi solo fermando la fuga delle nuove leve, se si riesce a restituire speranza per farle restare. Stiamo mettendo il dito sulla piaga.

Non è facile arrivare al concreto con soluzioni coraggiose e innovative. per cui il massimo è saper tornare indietro. A logiche e valori antichi, abbandonando voli e sogni pindarici. La cultura della globalizzazione insegna che guardare troppo avanti non è la soluzione, senza recupero e valorizzazione di eccellenze e risorse territoriali.

Politica del passo indietro, insomma, guardando avanti. Con coraggio, voglia di fare e identità.

 

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