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LA FRIZIONE TRASVERSALE PROFONDA NEI PRINCIPALI TRAUMI DA SPORT (seconda parte)

Benessere / 107
 di Giuseppe Mazzocco

   L’Autrice dedica il quarto capitolo alla tecnica della frizione profonda trasversale, enunciando i due principi di base: la precisa localizzazione topografica dell’intervento (il posto esatto) e l’efficacia pressoria dell’impatto (il modo più efficace).

   Il punto di riferimento essenziale, che determina la scelta topografica dell’intervento, è la sede del dolore. Praticare una frizione trasversale profonda su una zona non affetta da nessuna algia è totalmente inutile. In questi casi (assenza di dolore) è vantaggioso, sicuramente, un altro tipo di massaggio.

   Una volta accettato il principio che il dolore è un sintomo preciso da seguire si può dedurre che l’intervento è utilizzabile in una grossa percentuale di indicazioni traumatiche, nel rispetto delle regole applicative specifiche.   L’individuazione della zona in cui deve essere realizzato il trattamento ubbidisce ai principi dell’anatomia, per cui il rispetto della funzionalità strutturale dipende dalla profonda conoscenza che l’operatore deve avere della biomeccanica e della fisiologia.

   La maniera di sposare le dita del tecnico, sulla pelle del soggetto da trattare, racchiude il segreto della frizione trasversale profonda. La assoluta certezza del non procurare danni alla pelle della parte massaggiata dipende dalla maniera con cui le dita premono sulla lesione in trattamento. Si ricorda, naturalmente, che il massaggio trasversale profondo (fatto, per dettato tecnico, su un punto sensibile) non può essere indolore. La forza dell’impatto della frizione deve essere sempre perpendicolare alla direzione delle fibre che devono essere trattate: l’azione è, quindi, trasversale alla direzione dei fusi muscolari. Questo è un concetto basilare: più l’organo è spesso e potente, più la frizione deve essere applicata strettamente trasversale. L’ampiezza della frizione (movimento di va e viene delle dita dell’operatore contro il tessuto muscolare) deve essere tanto estesa da realizzare la separazione delle fibre e, rigorosamente, di tipo non circolatorio, ma assiale. È un grave errore voler fare questo tipo di massaggio sostituendo la frizione con la pressione o trasgredendo all’assioma tecnico che vuole l’impatto perpendicolare alla dislocazione dei ventri muscolari. Finché il massaggio non è effettuato con un movimento direzionale a “T”, in maniera trasversale alla direzione delle fibre, il suo valore terapeutico è nullo. La frizione deve essere fatta, inoltre, in sufficiente profondità e la forza con la quale si esegue un massaggio deve essere proporzionato alla resistenza del tessuto leso ed alla sua distanza dalla superficie cutanea. L’“elemento frizione” deve sempre essere presente nel massaggio trasversale profondo; può aumentare la pressione, ma mai sostituire la frizione.

   È importante, altresì, la postura del soggetto da trattare, perché la posizione assunta deve dare il giusto grado di tensione o di rilassamento. Si sfruttano, cioè, determinate posizioni del corpo (precisate e controllate sul tavolo da massaggio) per favorire atteggiamenti favorevoli alle condizioni che si vogliono raggiungere: le posture, quindi, risultano propedeutiche per il trattamento manuale.

   Va, inoltre, ricordato che il senso muscolare generale del soggetto deve essere di totale rilassamento. Questa forma di abbandono muscolare facilita l’azione terapeutica.

   L’Autrice dedica un sottocapitolo alla posizione delle dita dell’operatore (l’indice incrociato sul medio o il medio sull’indice, l’estremità delle due dita e l’opposizione a pinza del pollice e delle altre dita) scrivendo dei consigli di tipo operativo (intervalli fra le sedute, numero giornaliero dei soggetti da trattare, schede personali).

  Il quinto capitolo descrive le indicazioni e le controindicazioni della frizione trasversale profonda (riportando un concetto dello stesso Cyriax, che precisa come non vada fatta in presenza di infiammazioni di origine microbica, di quelle post traumatiche, delle calcificazioni delle parti molli, delle borsiti, delle artriti reumatiche e delle compressioni nervose).

   La terza parte del lavoro è riservata alle particolarità dell’applicazione della frizione trasversale profonda sulle principali lesioni della caviglia, del piede, delle lesioni dei muscoli interossei del piede, della lesione del legamento laterale interno del ginocchio.

   In bibliografia, naturalmente, l’Autrice riporta il “Manuel de médicine orthopédique: traitement par manipolations, massages et infiltrations”, Ed. Masson, 1976, di James Cyriax: un testo fondamentale per i riferimenti tecnici.

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