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LA QUESTIONE AMBIENTALE? CHE NOIA!

Il Limite / 84

La questione ambientale? Che noia!

di Raniero Regni

La questione ambientale? Che noia!

 

 Non mettere mai in dubbio che un piccolo gruppo di cittadini che pensano e si impegnano possa cambiare il mondo; di fatto, il mondo è sempre cambiato solo così      

  1. Mead

 

Un grande scrittore indiano, A. Ghosch, aveva denunciato qualche anno fa come la letteratura, stranamente, si fosse disinteressata della questione ambientale. La più grande tragedia del nostro tempo, quella del riscaldamento globale, dell’impazzimento del clima e della distruzione di moltissime specie viventi sia animali che vegetali, l’antropizzazione degli ecosistemi, sembrava non produrre drammi avvincenti.

Smentendo questa denuncia, uno scrittore italiano, Paolo Giordano, uno scrittore di formazione scientifica che però si dedica alla letteratura, nel suo ultimo romanzo fa della questione ambientale la protagonista vera del suo ultimo romanzo, Tasmania, che intreccia a vari livelli le vicende dei personaggi presenti nel suo racconto. Ma proprio uno di questi, il personaggio principale, corrispondente di un quotidiano italiano ad una conferenza sul clima, dice, “l’ambiente era un argomento noioso. Lento, privo di azione e tragedia, se non di quelle eventuali. Sovraccarico, in compenso, di buone intenzioni. Eccolo il problema nascosto dell’emergenza climatica: la noia atroce”. Si sa che con le buone intenzioni si fa la cattiva letteratura e poi è vero, la questione ambientale appare troppo prosaica per eccitare l’immaginazione.

Lo si vede anche con l’impegno giovanile per un problema che riguarda soprattutto le giovani generazioni, il loro futuro, più che il nostro. Sì c’è il movimento messo in moto da Greta Thunberg, il movimento del Friday for future, ma oggi i giovani sembrano per la maggior parte più attratti dalle svendite del Black Friday. Sì, c’è il movimento dell’Extintion Rebellion, ma anch’esso mobilita una minoranza. C’è GreenPeace e il WWF che si impegnano quotidianamente per proteggere la vita selvatica sul nostro pianeta, ma attraggono l’attenzione solo con le loro azioni spettacolari, che presto vengono digerite dalla macchina senza memoria dei mass media.

Forse ha ragione Giordano, che l’impaziente impegno ambientale attrae i giovani solo per brevi periodi, solo al momento dell’accensione di una buona causa, ma poi la tenuta nel tempo viene meno. E poi la questione ambientale fa letteralmente impazzire, destabilizza la salute psichica, perché pone continui conflitti di interesse che riguardano la nostra vira quotidiana. Accendere o non accendere il riscaldamento, usare un prodotto più economico al posto di uno più costoso, anche se biologicamente e socialmente sostenibile.

Il fuoco dell’entusiasmo si accende e trascina nell’impegno delle manifestazioni pubbliche di fronte ad una azione per una buona causa, ma poi lo studio e l’impegno continuo si affievoliscono. Oggi si parla tanto di resilienza, ed è proprio una mancanza di resilienza, di capacità di apprendere nella crisi e di far fronte ad una pressione continua quella che caratterizza l’azione a favore dell’ambiente. È necessario tenere duro, studiare, fare rete, tenere continuamente sotto controllo i grandi inquinatori professionali, i loro giornali, le loro televisioni. Rispondere colpo su colpo a quella che appare sempre più una vera e propria guerra per il clima. Le battaglie generano entusiasmo, mentre la guerra di trincea, quella logorante di posizione fa venire meno l’impegno. Appare meno romantica per far battere il cuore ai giovani.

Eppure, un fuoco si spegne, ma un altro di riaccende. Sotto l’apparente cenere dell’indifferenza, il malessere serpeggia e basta un soffio per farlo divampare. Magari quando qualcuno vuole costruire un inceneritore vicino a casa mia, oppure qualcuno vuole fare soldi mettendo a repentaglio la salute di intere cittadine. Allora ci si mobilita.

Allora non dovremo essere così pessimisti, perché è vero quello che scriveva M. Mead, “non mettere mai in dubbio che un piccolo gruppo di cittadini che pensano e si impegnano possa cambiare il mondo; di fatto, il mondo è sempre cambiato solo così”. Ciò che ci appare necessario è sempre altamente improbabile.

 

 

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