L’uso di immagini che spesso fanno parte del patrimonio comune di ognuno di noi è lo strumento che la contemporaneità dell’arte ha usato nella difesa di baluardi e conquiste sociali fatte o da farsi, diventa lo strumento attraverso il quale le istanze si manifestano e prendono corpo nella creazione di itinerari che, nella loro infinita libertà creativa, passeggiano nelle strade larghe o strette o chiuse della storia dell’arte dove il tempo, nel quale l’opera è stata concepita con un suo preciso “significante,” diventa in un tempo diverso, lo strumento di veicolazione per nuovi intenti e significati che prescindono e spesso stravolgono quelli originari, utilizzati quale strumento di supporto alle battaglie intraprese o alle istanze difese. Così l’Ultima Cena, sicuramente il più famoso, dipinto parietale di Leonardo del 1494, dove sono disposti per la cena, l’ultima del Cristo, i suoi discepoli e dove nel ritratto di ognuno può essere ravvisato un carattere diverso. Capolavoro univolcabilmente riconosciuto che aveva lo scopo, allora, di rappresentare l’umanità intera diventa, nel secolo passato, veicolo che impersona, di volta in volta, alcune delle più importanti e scottanti rivendicazioni sociali : il campo visivo e la disposizione dei personaggi simili all’originale …il sapore, la narrazione, la tecnica “altro”.
In realtà la rappresentazione dell’intera umanità intesa da Leonardo, in perfetta sintonia con il tempo della sua esistenza, è monca della componente femminile ovvero di più della metà del mondo, così nel 1972 l’artista americana Mary Beth Edelson sostituisce alle figure originali quelle di donne artiste fra le quali Yōko Ono Lennon, Alma Thomas, Faith Ringgold, Agnes Martin e Alice Neel. La figura di Cristo è rimpiazzata da Georgia O’Keeffe. Secondo la Edelson, questa operazione le ha regalato “il doppio piacere di presentare , nel 1972 ,i nomi e i volti di molte artiste, allora occultate da un’egemonia maschile che gestiva il mondo dell’arte “. Nell’opera, a parte Georgia O’Keeffe nel ruolo di Gesù, tutte le altre donne sono disposte a caso. La Edelson ha scelto inoltre di non volere, per nessuna delle sue coetanee, il ruolo di Giuda “traditore” . L’opera è una Litografia offset firmata dall’artista e numerata in 500 esemplari, voluta e progettata all’interno del movimento femminista.