HomeCulturaartiGermaine Krull FOTOGRAFA

Germaine Krull FOTOGRAFA

Uno dei personaggi famosi delle avanguardie degli anni ’20 e ’40, Germaine Krull,  è considerata una pioniera del moderno reportage fotografico e della realizzazione di libri fotofrafici: intere storie scritte con il linguaggio  della fotografia. Il suo lavoro fortemente innovativo e ribelle trova radici in un’infanzia caotica a cui ha contribuito un’istruzione non appropriata, casalinga, gestita esclusivamente da un genitore-amico che le consentiva qualsiasi libertà anche quella  di esprimersi vestendosi da maschio, fatto che, sicuramente, non era comune nei cliché della femminilità di inizio Novecento. La sua gioventù  la vede attivista convinta e fortemente coinvolta nella rivoluzione “spartachista” nella Germania del 1919. Sarà questo l’inizio del suo girovagare, per costrizione prima per soddisfare il suo desiderio di libertà  e la consapevolezza di non appartenenza ad un luogo preciso, poi.

Germaine Luise Krull nasce nel 1897 a Wilda-Poznan in Polonia da genitori tedeschi, Johann Friedrich Krull e Albertine Kunigunde Engelbrecht. In relazione alle adesioni politiche del momento sarà, di volta in volta, considerata tedesca, polacca o russa.

Germaine crebbe dunque in un ambiente estremamente libero, anticonformista, ma sopratutto politicamente attivo. La fotografia fu tra i suoi primi interessi: frequentò una scuola di fotografia a Monaco, discostandosi ben presto dall’imperante pittorialismo (e maschilismo) delle immagini dell’epoca. Nel frattempo, le idee politiche di Germaine si consolidarono: aderì al Partito Comunista Tedesco,  a vent’anni fu arrestata e imprigionata. Fuggì , prima in Austria e poi in Russia, con il suo fidanzato, dal quale fu lasciata immediatamente dopo . Accusata di essere un’anti-bolscevica,fu  arrestata ed espulsa definitivamente dall’Unione Sovietica. Abbandonati i fervori politici, la Krull ritornò a Berlino e alla fotografia. Cominciò a lavorare nello studio di un fotografo, realizzando ritratti di nudi  catalogati in seguito come “satire di pornografia lesbica”.

Dopo l’incontro con il documentarista olandese Joris Ivens, si trasferì con lui ad Amsterdam. I due decisero di sposarsi: la Krull, giovane ma sempre irrequieta avrebbe ottenuto un passaporto olandese e un matrimonio “rispettabile” senza dover rinunciare alla sua autonomia e alla sua carriera. Ma neppure questo episodio servì a farle mettere radici, così si trasferì nuovamente, questa volta a Parigi. Erano gli anni dell’avanguardia più stimolante e la fotografa conobbe (e immortalò) intellettuali del calibro di Colette, Sonia Delunay, André Gide e molti altri. In questi anni lavorò tantissimo alla realizzazione di ritratti, nudi, foto di moda.  Metal, un libro di fotografiasarà il lavoro che la renderà importante, ispirato alla “mascolinità” delle architetture industriali, che fotografò in tutte le sue foggie. Quest’opera è considerata, ancora oggi, uno dei più importanti libri fotografici della storia.

Sul finire degli anni venti a Parigi, Germaine Krull era considerata una delle fotografe migliori, importanti e richieste, capace di muoversi con destrezza dalla fotografia più impegnata al Nudo. Il reportage, di cui è stata pioniera, sarà il suo terreno preferito nel racconto della cultura popolare parigina dove si miscelano immagini di carnevali e mercatini delle pulci, bar e balli, barboni. La sua idea di fotografia “sociale”immortala l’ attimo, si manifesta nella ricerca del contatto e della vicinanza con il soggetto: le scena ritratte non sono mai costruite, predeterminate, ma nascono dalla casualità dell’incontro, dalla porzione di spazio-tempo che la sua Icarette 6 x 9 riesce a fissare. Una lezione, pure con motivazioni e finalità differenti, che verrà ripresa da Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau.  Le immagini, atipiche per quel periodo ( bellissime ancora oggi), dal forte potere evocativo, regalano alla Krull il successo dopo la loro pubblicazione su diverse riviste dell’epoca. (Si conta che, negli anni, dal 1928 e il 1934, la pubblicazione delle sue immagini sia stata fatta in oltre seicento pubblicazioni). Parigi la maison lumiere, la grande città seduttiva, è un incanto che si moltiplica e modula il suo fascino di di giorno in giorno ma è anche un insieme di opportunità impareggiabili che diventano una grande vetrina per il lavoro della Krull: grandi magazzini, manichini da vetrina, effetti di luce nella notte, sale del mercato e sponde della Senna, tutti ambienti grondanti di poesia: in quel periodo (1929) pubblica Sono 100 x Paris, un libro di cento vedute insolite della capitale, e partecipa alla realizzazione di film: Faces of Paris di André Warnod (1930) e Paris di Adolf Hallman (1930) . Queste partecipazioni realizzano inoltre la vicinanza di pensiero alle ipotesi di cambiamento sociale, denominate anche della “fantasia sociale”, auspicati dal suo amico scrittore Pierre Mac Orlan (Quai des Brumes, 1927).

 

Il medesimo interesse si era rivolto al mondo delle automobili, alla meccanizzazione, alle vie che incominciano a contenere le prime masse di auto in movimento, così a Parigi, fotografa il traffico automobilistico e, dopo una commissione della Peugeot, per la 201 nel 1929, iniziò anche la sua nuova passione per i viaggi in auto, su strada: naturalmente i viaggi diventarono documentazioni fotografiche che si tramutarono in nuovi libri fotografici, non privi di implicazioni estetico-mentali, un viaggio alla ricerca di se stessa: Le Valois di Gérard de Nerval (1930), La Route Paris-Biarritz (1931), La Route de Paris à la Méditerranée (1931) e Marsiglia (1935) .

 

Fu affascinata dal mondo delle donne artiste ma anche dal modo operaio dove le donne avevano parte rilevante: Colette, Berthe Bovy che allora interpretava The Human Voice di Cocteau, la cantante Damia aprendo, con la sua fotografia, lo sguardo sulla realtà femminile.

 La pubblicazione di  Études de nude (1930), fu un’altra tappa nel suo racconto di “decostruzione” del corpo femminile attraverso l’inquadratura della macchina fotografica.

L’opportunità della realizzazione di una illustrazione, per un romanzo di Simenon La Folle d’Itteville (1931),  diventerà l’occasione per una nuova sperimentazione fotografica. Usa inquadrature, dettagli, situazioni, giochi di ombre proiettate, che sollecitano la fantasia e provocano stupore. La sua serie sulle “Superstizioni”, pubblicata su VU e Variétés, è disegnata con la vivacità e l’innocenza  di un fotografo amatoriale, a beneficio esclusivo del potere narrativo, senza mai avvicinarsi al surrealismo che. nonostante le frequentazioni, le suggestioni e le apparenze, non sarà mai il suo universo. Germaine Krull si limita, attraverso l’obiettivo, ad uno sguardo a cose apparentemente innocue, dalle quali fa emergere, inaspettatamente, la  diversità e stranezza.

    

Muore in Germania nel 1985. Il suo archivio è depositato a Essen, al Museo Folkwang.

Nessun Commento

Inserisci un commento