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AMBIENTE: per capire i limiti della politica

  • Il Limite / 73

L’ambiente: per capire i limiti della politica 

            di Raniero Regni 

Le elezioni si avvicinano, in un tempo inopportuno, con una legge elettorale abbastanza sgangherata, precedute dai sondaggi che sembrano rendere apparentemente inutili i risultati. I candidati poi, che cominciano ad occhieggiare dai manifesti elettorali con i loro improbabili slogan, appaiono sempre gli stessi e sempre inadeguati ai loro compiti.

Certo, questa premessa apparentemente qualunquista, potrebbe essere un indizio per una conclusione scontata, ovvero quella di considerare il voto una cosa inutile.

Non è così. Il voto in democrazia è un rituale che però ha la sua solida consistenza e le sue tragiche conseguenze. E’ vero che se non andassi a votare, io come singolo, proprio per le ragioni appena indicate, non cambierebbe nulla rispetto ad un corpo elettorale costituito da milioni di elettori. Che vuoi che sia una goccia d’acqua! Ma il mare è fatto di gocce d’acqua. Infatti, se tutti facessero così, la democrazia morirebbe. Votare è sì partecipare ad un rito e come ogni rito possiede una componente di finzione. Ma, come ogni rito, indica anche il mondo “come dovrebbe essere”, non semplicemente il “mondo come è”. Il mondo come dovrebbe essere è quello del cittadino sovrano che vota persone che lo rappresentano e che dovrebbero essere addirittura migliori di lui. E poi, c’è chi vorrebbe impedire di votare a chi è nato e cresciuto nel nostro paese e poi non esercita lui stesso questo diritto. Quindi è necessario andare a votare e chi scrive lo ha fatto sempre e lo farà ancora.

Però, questa volta, più di altre volte, sarà difficile esercitare questa prerogativa sacrosanta che caratterizza i regimi democratici, in un mondo in cui la sindrome securitaria spinge molti a chiudersi nella xenofobia, nel nazionalismo e nel semplice egoismo. Questa volta sarà un problema perché i limiti della politica e dei politici appaiono troppo evidenti. Soprattutto per chi ha seguito in maniera continua le questioni ambientali legate anche all’energia negli ultimi due anni, è difficile individuare delle differenze tra i vari schieramenti.

Ad avviso di chi scrive, il vero discrimine per capire la coerente identità dei vari partiti e delle varie coalizioni che si contendono il potere politico in queste elezioni, sono gli atteggiamenti nei confronti della questione climatica, della transizione ecologica e delle fonti energetiche, che solo con la guerra ha fatto balzare in primo piano. Alcuni giornali ci hanno provato ad interpellare i partiti sulle scelte ambientali.  Ma le risposte, se si va a vedere bene, sono molto simili. In nome dell’emergenza si agisce, ancora una volta come sempre, sull’utilizzo addirittura del carbone e dell’atomo. Ignorando il fatto che, se si fosse continuato a finanziare e incentivare il passaggio alle vere rinnovabili, ovvero solare ed eolico, come si era cominciato a fare nel 2014, oggi la dipendenza dal gas russo sarebbe molto minore. Non tutti i paesi sono colpiti dall’aumento del costo energetico alla stessa maniera e questa differenza dimostra come queste tematiche vanno affrontate in forma strutturale e con lungimiranza. Tutto il contrario di quello a cui stiamo assistendo ora. Di nuovo l’immediato, in nome del realismo e del breve termine. Ad esempio, nel gestire i rifiuti fare un inceneritore, pensando che se li brucio non esistono più, ignorando che ci vogliono almeno sei anni per costruire un inceneritore, e che i rifiuti me li ritroverei in aria sotto forma di rischiosi inquinanti.

Tutti gli schieramenti ovviamente fanno riferimento al green e alla sostenibilità ma, solo dopo o più tardi. Ignorando il fatto che se ci troviamo alla tragica alternativa di dover scegliere tra due catastrofi, quella ecologica o quella economica, lo dobbiamo a questo modo di ragionare, o non ragionare.

Chiudo dicendo che se quello di chi scrive fosse un caso isolato, non ci sarebbe da preoccupare. Il problema è che esistono tantissime persone che fanno parte di molti comitati (soltanto in Umbria se ne riescono a contare più di quaranta). Queste persone rappresentano una forza civile molto grande che non trova una sua espressione politica.

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