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Verdi e politica: perché in Italia il sole non ride?

Il Limite / 70

Verdi e politica: perché in Italia il sole non ride?

di Raniero Regni 

Le elezioni si avvicinano e oramai, anche se molti sono ancora in vacanza, si dovrà parlare di politica. Ma forse anche no. Che cos’è infatti la politica? La politica vive tutta nella tensione tra presente e futuro, il presente che viene interpretato per come è (ma comunque di un’interpretazione si tratta) e il futuro per come lo si immagina e lo si vuole. Utilizzando le categorie astratte ma potenti di un sociologo come T. Parsons, la funzione del sistema politico rispetto agli altri sistemi che compongono la società con cui pure esso interagisce (quello culturale, quello economico e anche quello della personalità), è il “goal attainiment”, il conseguimento di scopi. La politica dovrebbe indicare verso quali obiettivi condurre una società: amministrazione del presente quindi, ma soprattutto produzione di futuro. Su questo grande tema, di quale società e di quale vita vogliamo per noi e per i nostri figli, dovremo parlare accanitamente ma di questo invece nessuno parla. Questo sarebbe il vero dibattito politico che invece è sostituito dal balletto irrilevante, comico se non fosse tragico, di personaggi inconsistenti: i candidati! Oramai da diversi anni la pubblicità elettorale ha sostituito la propaganda, con effetti comunque eguali, ovvero superficialità e indifferenza politica. I sondaggi sostituiscono i programmi, e mentre di questi ultimi si poteva discutere, dei primi no.  Il sovranismo e il populismo sembrano oramai dominare la scena fatta di semplificazione e improvvisazione.

Ma nel disperante scenario politico che ci si prospetta è comunque evidente che manca una forza, se non un partito, che faccia della tematica ambientale ed ecologica la sua bandiera e il suo programma.  Nel nostro paese c’era un tempo il patito dei verdi che aveva fatto del sole sorridente il suo simbolo, ad indicare la svolta delle energie rinnovabili da cui sarebbero discese poi tutta una serie di scelte politiche, amministrative ed economiche. Ma, a dispetto del clima, in Italia il sole ha sempre riso poco. E’ forse il nostro paese l’unico dei grandi paesi europei a non avere una forza politica coerentemente ecologista. Mentre in Germania i verdi sono al potere, in Italia i pochi rappresentanti di quello che un tempo era il sole che ride si alleano con il PD accettando, ad esempio la politica degli inceneritori e perché no, forse anche del nucleare. In ogni caso assecondano una folle visione dello sviluppo illimitato e dell’aziendalismo più miope, quasi da condominio.

Certo ogni intervento politico ammiccherà alla tematica ambientale (per dimostrare che anche i peggiori possiedono una coscienza!). Tutti daranno una spolveratina di verde con il solito, generico, riferimento alla transizione ecologica, rimandata a non si sa bene quando né come. Tutti diranno usando la congiunzione  che introduce una concessione,  “anche l’ambiente”, ma intanto asseconderanno il presunto realismo che non è altro che un apocalittico “presentismo” che si mangerà tutto il futuro.

I verdi sono sempre stati accusati di catastrofismo ma sono gli unici che si preoccupano del futuro e forse sono gli unici ad averne una visione chiara sia come promessa che come minaccia. Vengono accusati di utopismo ma sono gli unici ad avere pensato da molto tempo prima al problema delle fonti energetiche, che si presenta oggi come la variabile geopolitica decisiva e che mette sotto ricatto le democrazie europee rispetto a tutte le “democrature”, per non dire i “governi canaglia”, del mondo.

Eravamo partiti abbastanza bene nel 2014 con una politica che incentivava le fonti rinnovabili ma poi ci siamo persi strada facendo. Il Movimento cinque stelle aveva poi raccolto la bandiera ecologista ma anch’esso si è perso strada facendo non modificando, ad esempio, leggi e decreti come il Decreto Clini che permettono l’uso del combustibile derivato dai rifiuti nei cementifici. Finendo poi per avallare una deregulation che in ambito ambientale è assurda e rappresenta un attentato alla salute, che rimane comunque un diritto primario non mediabile. Certo, adesso il governo Draghi è stato messo in crisi anche per una questione che riguarda un inceneritore ma la scelta appare intempestiva e tardiva.

Per fortuna però esistono i vincoli europei che subordinano i fondi del PNRR alle strategie di riduzione e riciclo dei rifiuti, e considerano l’incenerimento come residuale e da non incentivare. La speranza è che gli impegni europei non vengano elusi con la solita strategia tutta italiana. Sembra infatti che in nessuna altra lingua e cultura europea esista un equivalente del detto “fatta la legge trovato l’inganno”. Non si tratta di una massima di saggezza ma di una disperata e disperante strategia di mera sopravvivenza di chi non è sovrano ma solo popolo.

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