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TRA E-COMMERCE ROBOT E VIAGGI D’AFFARI, COME SARA’ L’ECONOMIA DOPO IL COVID

Dopo due anni di pandemia alcuni fatti sono ormai acclarati : si è affermata una nuova organizzazione del lavoro, la digitalizzazione ha fatto passi da gigante, il fenomeno della globalizzazione ha mostrato in modo inequivocabile tutti i sui limiti, lo Stato ha assunto un ruolo predominante nella vita quotidiana dei cittadini. Proprio lo Stato sarà chiamato a svolgere una funzione di garante per evitare l’allargamento delle disuguaglianze e nello stesso tempo dovrà far fronte ad una crisi di sfiducia che i cittadini stanno manifestando nei confronti della cooperazione internazionale. Se ai fenomeni appena accennati si aggiunge anche il peso del debito pubblico, passato dal 140 al 160% del Pil, oltre ad un ulteriore incremento non ancora quantificabile che si produrrà con i prestiti derivanti dal PNRR, si capirà meglio perché il rapporto tra Stato e cittadini non sarà più lo stesso. Il Covid non ha modificato la tecnologia ma  ha contribuito in modo sostanziale ad accelerarla e i molti cambiamenti che abbiamo vissuto in questo ultimo periodo non saranno passeggeri ma si consolideranno sempre di più in ragione del tempo che si impiegherà per debellare la malattia.  Questo  processo di evoluzione digitale ha acquisito uno slancio senza precedenti che cambierà in profondità la nostra società interessando molti settori come quelli del lavoro, e-commerce, la robotizzazione delle organizzazioni, le catene di approvvigionamento, il turismo. Per quanto riguarda il lavoro, solo  nel 2020, l’occupazione a distanza è aumentata di quattro volte e, anche se la proporzione è diminuita quest’anno, quattro quinti delle organizzazioni dicono che faranno più telelavoro e accelereranno la digitalizzazione dell’occupazione. E anche se non dovesse essere implementato tanto quanto calcolato nelle previsioni ritengo verrà sicuramente raddoppiato  portando alla formazione di nuove realtà. Per esempio, i prezzi delle case alla periferia delle grandi città stanno aumentando più che altrove, salvo che tutto ciò non venga smentito e vanificato dalla prossime riforme, catastale e fiscale, previste nel disegno di legge delega appena approvate . Un altro aspetto del lavoro che cambia è quello che riguarda l’automazione: si usano sempre più robot, più algoritmi, più intelligenza artificiale nella fornitura di servizi. I robot non si ammalano di covid, non causano assenze per malattia. Se tra il 2010 e il 2019, il decennio prima del coronavirus, l’automazione sul pianeta si era moltiplicata di 2,5 volte, tutto fa pensare che nel 2022 si sarà moltiplicata di quattro volte rispetto al 2010;questo non significa che ci sarà meno lavoro e più disoccupazione, significa che il lavoro sarà diverso e occorreranno competenze diverse e più avanzate.

 Lo Stesso discorso può essere fatto per l’e-commerce : nell’aprile 2020, il consumo di presenza è sceso del 51% mentre quello a distanza  è aumentato del 20% ed ha stabilizzato la sua crescita al 40% durante la seconda metà dello scorso anno. Oggi, i dati di spesa delle carte mostrano che il consumo non di persona è superiore del 46% rispetto all’agosto 2019 con una tendenza a crescere ulteriormente. Tutto questo sta dando vita a nuovi business come il live shopping, una sorta di televendita digitale che, attraverso video in diretta, permette agli utenti di conoscere le proprietà di qualsiasi prodotto in modo divertente e alle aziende di mettere i loro articoli online mentre da remoto interagiscono con i loro clienti. Tutte queste tendenze si perpetueranno nella nuova economia post-covid trascinando con se alcuni problemi legati alla globalizzazione ed alle catene di approvvigionamento. Ciò non  significa necessariamente che la produzione verrà spostata in altri paesi ma che, verosimilmente,  ci sarà meno dipendenza da un unico mercato o da un unico fornitore con il risultato di avvicinare le catene globali del valore e della produzione. Sarà un rischio ma le aziende dovranno correrlo se vorranno ottenere aree geografiche indipendenti, ognuna delle quali autonoma con il 

proprio rifornimento di materiale sanitario, chip, persino petrolio e riserve energetiche per garantire l’approvvigionamento quando le tensioni geopolitiche aumenteranno.

Dopo la pandemia, in qualsiasi tipo di consumo, prevarrà il sano, il digitale e il rispettoso dell’ambiente. Non solo nel carrello della spesa ma in qualsiasi altro prodotto. Il turismo potrebbe essere uno di questi. Tutti danno per scontato che una volta superata la pandemia i viaggi torneranno ad essere di moda,  ma ci si dimentica che tra questi c’è una componente che sarà colpita pesantemente e che rappresenta il 21% delle entrate dell’industria globale dei viaggi e del turismo (dati OCSE).  Mi riferisco al settore dei viaggi d’affari il cui volume è diminuito di oltre la metà l’anno scorso (dati Global Business Travel) e continueranno a diminuire,  perché  i viaggiatori d’affari rivaluteranno quanti voli hanno davvero bisogno di prendere, considerando il tempo e l’energia coinvolti nonché la facilità di tenere riunioni virtuali dalle loro case e dai loro  uffici. Cambiamenti comportamentali che  sebbene da poco entrati nel  

nella filosofia del lavoro quotidiano di routine potranno essere difficili da invertire . Pertanto, anche se molto resta da vedere fino a quando il mercato non tornerà alla normalità, sono convinto che ci sono tendenze guidate dal covid che diventeranno strutturali. Chi vuole investire dovrà tener conto di tutto questo.    

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