MA DOBBIAMO TORNARE A “RIGORE E’ QUANDO ARBITRO FISCHIA” ?!?

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Editoriale/Pierluigi Palmieri/172

(LA RIVIST CentarlMENTE domenica 13 ottobre 2024)

Editoriale 172

“Rigore è quando arbitro fischia”….

….”Non si possono prendere quattro gol contro avversari che superano tre volte nostra metà campo”.

Vujadin Boskov

E’ necessaria una doverosa premessa a questo editoriale. soprattutto per i lettori che non seguono con assiduità il calcio giocato e anche per quelli che non sono a conoscenza dei mie trascorsi di insegnante universitario di metodologia delle attività motorie (che presunzione! dirà qualcuno, probabilmente a ragione). Eccola: sono tra i fautori del ruolo educativo dello sport, che, attraverso l’esempio dei campioni che lo praticano,  offre spunti esemplari per il rispetto delle regole fondamentali del vivere civile. Mi è capitato molto spesso di utilizzare, a fini didattici, i regolamenti delle diverse discipline per metterli in parallelo con le disposizioni a cui tutti i cittadini “dovrebbero” attenersi,

Così l’obbligo per i piloti della “Formula Uno” che all’uscita dai box  dopo il Pit stop, non possono superare la “linea bianca continua”  ed il limite di  100 kmh di velocità ( loro che in pista, e solo in pista, invece superano abbondantemente i 300 ). Le penalità, in termini di punteggio  e di secondi, da aggiungere al tempo finale realizzato nella gara, equivale alla “multa” e alla perdita di punti sulla patente prevista per gli automobilisti che circolano con le loro auto  sulle strade e le autostrade. Soprattutto la condotta di piloti come Max Verstappen, Lewis Hamilton, Charles Leclerc & Co,,  potrebbero spingere tanti  giovani neo patentati ad evitare  i sorpassi fatali sulle strade e gli eccessi di velocità nei centri urbani che, specie il sabato sera, tristemente  colorano l’asfalto di rosso.

Ma è il Calcio.  tra gli sport il più popolare e coinvolgente,  che, come al solito, fornisce spunti esemplari sia in senso positivo che purtroppo in senso negativo. Allora, anche per dare senso al titolo di oggi, prendiamo spunto, tra i tanti,  da due episodi analoghi ed opposti, che confermano, a mio parere, la teoria di cui sopra. Questa settimana  l’occasione ce l’hanno offerta   le partite Monza- Roma del Campionato Italiano dii Serie A  e Italia – Belgio della  Nations League  Europea. Alla Roma non è stato concesso un calcio di rigore a favore per un fallo sul “furetto”  Baldanzi. commesso dal difensore greco del Monza Kiriakopoulos  Al Belgio non è stato concesso un calcio di rigore per un fallo del difensore italiano Bastoni sul belga Openda (padre congolese madre del Marocco). Non sto qui a descrivere nei dettagli gli episodi  (mi limito a pubblicare i relativi fotogrammi) ma ritengo propedeutici al ragionamento avviato più sopra i commenti di due dei diretti interessati. Al centro dell’attenzione, ovviamente, l’operato degli arbitri. A Monza il fischietto era nelle mani di Federico La Penna delle sezione di Roma, Italia-Belgio era diretta dal norvegese Espen Eskas. La tifoseria e i dirigenti della Roma hanno scatenato polemiche a non finire per il rigore non concesso che avrebbe potuto cambiare il risultato della partita e la classifica in serie A della Roma. Ma lo stesso Baldanzi ha rilasciato una dichiarazione che appare rispettosa dei rispettivi ruoli. “L’episodio mi sembra chiarissimo”- ha dichiarato il giovanissimo talento romanista-  “L’arbitro mi ha detto che prima salta e poi mi pesta il piede, ma a me sembra il contrario, e mi sembra rigore”. Ma ha aggiunto “Ma non è questo il mio lavoro” ha concluso correttamente. Con altrettanta correttezza Domenico Tedesco, l’allenatore del Belgio  in conferenza stampa ha tagliato corto sul rigore: “C’era, ma non era facile per l’arbitro”.

 Siamo nell’epoca del cosiddetto VAR (Video Assistant Referee) dove la “R” sta per Referee (arbitro), In una sala allestita con strumenti tecnologici molto avanzati altri arbitri con il supporto di  specialisti del computer controllano episodi dubbi  e aiutano quello che è in campo a decidere “correttamente”, Praticamente la partita è controllata in cooperazione da sei arbitri (Primo arbitro due guardalinee e il cosiddetto “quarto uomo”. Allora c’è da pensare che la faziosità supera la tecnologia e che gli arbitri operano in mala fede? Questo mi sembra un paradosso perché con l’occhio del “Grande Fratello”  a nessuna persona verrebbe in mente di “sbagliare” volutamente. Di qui la necessità di un nuovo approccio critico per il sistema calcio, ché  sempre in ambito sportivo ha tanto da apprendere. Basket, Volley, Rugby, Tennis e perfino la Scherma riconoscono nell’arbitro il “decisore” definitivo e se il replay va contro i colori della squadra del cuore bisogna ricordare il famoso detto “Una volta a me e un’altra a te” che ha uno sfondo educativo essenziale. E per il corretto sviluppo delle relazioni nella società civile, bisogna tornare a credere nella saggezza e nella correttezza di Vujadin Boskov, allenatore di primo piano che qualche decennio fa, agli esordi della vecchia moviola, affermava,  nel suo italiano slovenizzato, “ rigore c’è quando arbitro fischia”. Attualizzarlo con “Rigore c’è quando arbitro e VAR decidono”.  E cosi finalmente il “ “terzo” ( l’educazione) gode