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INDI E’ VIVA, CHE INDI VIVA

Editoriale 130

INDI E’ VIVA, CHE INDI VIVA

            di Pierluigi Palmieri

Notizie da TG1, TG5,  Corriere della sera, Il Riformista, il Centro e cento altri media che animano con i loro titoli le rassegne stampa  sigillano con la cera lacca dell’indignazione e le assurde  contraddizioni messe in luce dalle vicende giudiziarie salite alla ribalta in questi ultimi giorni. Ho scelto alcuni titoli emblematici della paradossale situazione mediatica di fronte alla quale non possiamo evitare di restare disorientati:

  • Omicidio di Giulia Tramontano, perché Impagnatiello rischia l’aggravante della crudeltà (sky tg24 10 von. 2023)

  • “Accoltellò a morte Giulia- La strategia di Impagnatiello: chiede la giustizia riparativa” (Il Centro 11/11/23)

·        “Troppo obeso per restare in carcere”. Dimitri Fricano va ai domiciliari, nel 2017 uccise Erika Preti (Il Riformista 11/11/2023

·        Erika Preti, il fidanzato omicida ai domiciliari perché obeso (La Presse 10 nov. 2023)

·        Londra nega a bimba incurabile di 8 mesi il trasferimento in Italia: il caso di Indi Gregory (Fatto Quotidiano  2 /11/23)

·        Staccata la spina a Indi Gregory (Tg1 12 nov. 2023 ore 9,30)

Come d’abitudine, scrivo l’editoriale la domenica mattina e apprendo  in diretta dal TG1 l’ul tima notizia. Allora, per necessità editoriali, passo ex abrupto  alle mie conclusioni.

Nell’estate del 2017 la vita di Erika Preti, a 27 anni, e nel maggio di quest’anno quella di  Giulia Tramontano, ,a 29 anni, sono state stroncate  da i loro rispettivi fidanzati, con la stessa furia omicida che li ha spinti ad infierire  sulle ragazze con un numero terrificante di coltellate. Dimitri Fricano, durante una vacanza in Sardegna,  ne inflisse “57” sul corpo di Erika, Alessandro Impagnatiello si è “fermato” alla trentasettesima  su quello di Giulia che portava in grembo un bimbo di sette mesi.

La nostra “Giustizia” consente oggi al biellese Fricano, condannato a trent’anni di reclusione, di lasciare il carcere per tornare a casa per “curare” la sua obesità. Le sue condizioni, riferisce Il Riformista “non sono compatibili con quelle offerte dalla struttura –. Nel corso della restrizione – fanno sapere i giudici di Torino – l’individuo ha riscontrato un consistente aumento di peso in quanto non può disporre di pasto ipocalorico (non dispensato dalla cucina dell’istituto) e non segue le indicazioni dietetiche. Pur disponendo di una carrozzina non riesce ad accedere ai servizi a causa delle barriere architettoniche e presenta gravi limitazioni funzionali derivanti dalla polineuropatia agli arti inferiori e superiori. Ha bisogno di assistenza che non c’è”. Le cronache aggiungono che le condizioni del detenuto, che pesa circa 200 Kg, sono aggravate dal “vizio del fumo con cento sigarette al giorno (sic).

Foto da TG/5 Fricano all’epoca del processo

Al ex barman di Senago (MI)  che andrà sotto processo davanti alla Corte d’Assise il 18 gennaio 2024 il nostro sistema  consente di ricorrere alla “Giustizia” riparativa,  Una forma di “risoluzione di conflitto e riparazione del danno con programmi del tutto sganciati dal fronte penale” Il codice , come riportato da Il Centro, prevede questa “facoltà” che il Gip di Milano ha indicato nel fissare il processo per Impagnatiello   

La  sottolineatura delle parole   “offerte” “Giustizia” e “facoltà”; La “Giustizia”  porta alla seguente considerazione: la Giustizia italiana  dà facoltà di non restare in galera a degli spietati assassini e poiché le offerte del carcere non sono compatibili con le condizioni di un detenuto lo manda,,, a casa.

Alla bambina affetta da deplezione del DNA mitocondriale, il governo italiano ha concesso la cittadinanza italiana, per consentirle di venire a Roma per continuare le cure offerte con nuovi farmaci sperimentali e macchinari speciali,

E possibile che la giustizia inglese sia così ottusa e retrograda da non comprendere che se a degli spietati assassini si lascia la possibilità di “vivere” senza problemi, a una bambina di otto mesi non si possa concedere la facoltà di provare a “sopravvivere”. La risposta a questa domanda purtroppo è  un tristissimo SI.

Chi non si è indignato di fronte alla decisione della Giustizia del Regno Unito che ha respinto la richiesta dei coniugi Gregory che si sono aggrappati all’ offerta degli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di accogliere la loro Indi per un tentativo sperimentale di cura?. Chi non ha pensato che la decisione dei giudici inglesi di fatto corrisponde a una “condanna a morte”?. E chi non vede come una coltellata ai loro cuori il diniego opposto ai Gregory perfino della facoltà di portare a casa la bambina per… “l’esecuzione”.

Non sono tanto ingenuo da proclamare la certezza che le cure del Bambin Gesù avrebbero avuto successo contro la deplezione del DNA mitocondriale, ma non esito a denunciare come appropriazione indebita” da parte della corte inglese della “facoltà” di Claire e Dean  di aggrapparsi ad una speranza e di credere che “nulla di scientificamente provato è definitivo”. La loro speranza comunque non si è spenta: “Continuiamo a lottare” aveva dichiarato Dean dopo la sentenza. “Continuano a pregare e a lavorare” per il loro scopo, ha riferito dall’avv.Pillon alla AdnKronos d alle 9,38 di oggi domenica 12 novembre 2023. Noi, come milioni di persone in tutto il mondo, siamo vicini a loro.

Pur se pure indignati, e soprattutto impotenti di fronte all’assurdo, affermiamo con tutto il cuore: Indi è viva, che Indi viva!

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