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COME L’INFLAZIONE CONTAMINA LA PRODUTTIVITA

 

Economia, finanza e Politica / 97

COME L’INFLAZIONE CONTAMINA LA PRODUTTIVITA’

di  Mario Travaglini

 Ormai è un dato di fatto: l’aumento della produttività delle nostre economie non riuscirà a compensare la svalutazione della moneta causata dall’inflazione. Non è un problema solo italiano ma addirittura mondiale. Certo, l’Italia, come al solito, soffrirà di più per effetto di un debito pubblico stratosferico che rischia di esplodere qualora l’Esecutivo non dovesse trovare il modo di mettere in sicurezza i conti pubblici dopo il richiamo dell’Eurostat sul gigantesco buco creato dai bonus ideati dal Governo Conte. E’ opportuno che gli europei prendano coscienza della difficile congiuntura in atto prima di finire intrappolati dal collasso dell’Euro, della sterlina e dai loro governi profondamente indebitati. La transizione energetica – che sarà anche uno degli investimenti più trendy dell’anno – aggraverà questa situazione accelerandola fino all’inverosimile. La transizione non sarà “liscia”, come molti  pensano o dicono per contratto. Al contrario, porterà battute d’arresto economiche, impoverimento e fonte di crescenti disuguaglianze, specie a carico delle classi meno abbienti e del ceto medio. Prendiamo un esempio molto concreto dai fatti recenti. I nostri politici ci decantano la reindustrializzazione dell’Italia. Sembra che abbiano piani e idee per realizzarla. Ma non hanno anche idee e piani per l’energia, tra i quali il nucleare continua ad essere ignorato . E tutto questo dirigismo è molto incoerente. Non è più una novità che molte industrie hanno deciso di ridurre o sospendere la produzione o ,nei casi più estremi, chiudere i battenti quando non possono trasferire i costi ai clienti. Altre imprese si trasferiscono in paesi dove l’energia costa meno, tentando in tal modo di salvare il know how  acquisito con anni e anni di lavoro e di ricerca. Metaforicamente potrei dire che si scontreranno due treni: la distruzione delle valute -attraverso la creazione monetaria- e lo smaltimento della vera fonte della nostra creazione di ricchezza, ossia i combustibili fossili.

L’ultima volta che si è verificato questo tipo di ciclo inflattivo rialzista è stato durante il periodo dello shock petrolifero ed è durato 13 anni. Oggi è una incognita perché c’è un altro aspetto di questa transizione  che non può essere ignorato ed è quello relativo al  dollaro che più paesi hanno messo in discussione come moneta di pagamento dei contratti inerenti la vendita di energia.

Ricapitolando, la Cina continuerà a importare grandi quantitativi di greggio dai Paesi del GCC (Gulf Cooperation Council, che comprende Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e gli Stati degli Emirati Arabi), continuerà ad aumentare le  importazioni di gas dalla Russia sia per esigenze interne che per aiutare il suo alleato a compensare le minori esportazioni (leggasi sanzioni) verso i paesi europei, continuerà,infine, a rafforzare la cooperazione per lo sviluppo di giacimenti di petrolio e gas, servizi di ingegneria, stoccaggio, lavorazione e raffinazione. Inoltre, farà pieno uso della Shanghai Petroleum and Natural Gas Exchange per regolare le transazioni in yuan. Eccoci qui. Il presidente cinese Xi Jinping ha visitato i Paesi del Golfo e ha concluso il suo viaggio ufficiale incoraggiando i produttori ad accettare yuan anziché dollari. Si tratta di un cambiamento fondamentale nei mercati dell’energia e delle valute. Non accadrà dall’oggi al domani, ma la tendenza è attiva.

Allo stesso tempo, mi sembra si stia facendo strada anche un’idea inquietante: e se la rivoluzione dell’uso dell’algoritmo alla fine si rivelasse dannosa sia a causa di una perdita nella qualità del nostro pensiero e della nostra conoscenza ma anche in termini economici basati sulla produttività ?.  Constatiamo, infatti, che, nel complesso,  le persone lavorano meno, guadagnano meno (anche  perché le retribuzioni orarie non sono allineate all’aumento dei prezzi) e producono meno.

È quasi come se la natura del lavoro fosse cambiata. Quanto più la moneta si svaluta  meno serio diventa il lavoro. Nella maggior parte dei casi il lavoro diventa meno concreto ed avanza a stento. La moneta che perde il suo potere di acquisto diventa falsa portando spesso a ricchezze fantasma e a una cultura del vuoto. Date un’occhiata al grafico che riporto qui sotto: esso serve a misurare percentualmente le variazioni trimestrali della produttività nell’economia, esclusa l’agricoltura, dal 1948.

Noterete che per il terzo trimestre del 2022 il dato è del -1,4% (il più basso dal -2,4% del terzo trimestre del 1974) e che nel primo trimestre era del -0,4%. Dal 1982 questa è la prima volta che assistiamo a un calo della produttività per tre anni di seguito. In sostanza l’aumento dei prezzi ha ucciso i salari orari reali. Questi ultimi sono diminuiti del 3,4% tra il terzo trimestre del 2021 e il terzo trimestre del 2022. Si tratta del calo maggiore da quando è stata pubblicata questa statistica (1948). Si può anche osservare che i precedenti cali di produttività, nel 1974 e nel 1982, sono comparsi durante le recessioni e non prima come adesso. La produttività delle economie mondiali, a partire da quella statunitense, che come è noto guida tutte le altre, per finire a quella europea ed italiana, non compenserà la svalutazione delle monete (dollaro, euro, sterlina ect.etc.) determinando una perdita reale dei salari, degli stipendi e dei redditi in generale che, a cascata, produrrà una inevitabile flessione dei consumi. Se e come accadrà tutto questo lo scopriremo solo vivendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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