Amarcord / 100

IN CANADA CONOBBI UNO STRANO EDITORE E ANDAI NEL RISTORANTE PIU’ ALTO DEL MONDO

di Marcello Martelli

 Cari amici, scusate se insisto con i ricordi, che sono l’autunno della nostra vita. Cosa diceva Gabriel Garcia Marquez? “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Questo revival a puntate è la misura della parte consumata del mio lungo cammino che, negli anni del boom, al seguito di una delegazione di imprenditori, mi condusse nel secondo paese più grande del mondo: il Canada.

Dove vissi alcune esperienze per me degne di essere ricordate,

In Canada da poche ore, mi trovavo in un albergo-grattacielo del centro di Toronto.

Dal burau avvertirono che una ragazza mi stava aspettando nella hall. Era la giovane segretaria d’un editore italo-canadese che desiderava incontrarmi. Incuriosito e un po’ diffidente, accettai l’invito e insieme poco dopo prendemmo posto nella vistosa Buick parcheggiata sulla strada.

La ragazza era anche un’abile autista e in poco tempo mi condusse davanti all’ufficio del suo capo. Quasi nel mezzo d’una stanza grande ed elegante all’eccesso, dalla fitta nuvola profumata d’un sigaro, vidi emergere la figura d’un uomo. Si alzò dalla scrivania, e mi venne incontro per abbracciarmi, sorridente ed esageratamente cordiale. Come se mi fosse amico da una vita. Ero perplesso e si capiva.

“Lo so-disse subito per tranquillizzarmi- Non mi conosci, io sì…Sapevo che, prima o poi, saresti arrivato fin qui…Anzi, puoi restarci tutto il tempo che vuoi…Mister Martelli, hai piacere di essere mio ospite gradito? Intanto, segretaria e Buick sono a disposizione…Per tutti i tuoi giri in Canada…”.

Il mio editore che non conoscevo, mi raccontò che era emigrato dall’Abruzzo da una decina d’anni. Quasi subito, in quella terra di pionieri, s’era inventato un mestiere che gli piaceva. Stampava un giornale d’informazione per i suoi tanti conterranei, che settimanalmente correvano nelle rivendite per leggere le notizie sui fatti della terra d’origine. Da qualche tempo vi comparivano puntualmente articoli con la mia firma, ritagliati dalle pagine de “Il Tempo” di Roma.

Senza Internet, allora l’informazione funzionava anche così. “Come vedi -mi svelò l’intraprendente editore, regalandomi una raccolta della sua pubblicazione- sei un mio assiduo e apprezzato collaboratore. Il mio più grande desiderio? Dimostrarti tutta la mia gratitudine, ospitandoti…”.

Non accettai. Ma scorrazzai a lungo per le strade di Toronto in una comoda Buick, con al volante la giovane segretaria-autista. Insieme salimmo anche (questa volta in ascensore) sulla CN Tower, la torre-icona di Toronto e del Canada. E provammo l’emozione d’un pranzo nel ristorante girevole più alto del mondo, ammirando un panorama davvero indimenticabile.

 

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