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  IO MARIO TU GIORGIA

 

Politica Economia Finanza / 80

  IO MARIO TU GIORGIA

di   Mario Travaglini

Non lasciatevi ingannare, il titolo è fuorviante.  Non mi permetterei mai di dare del tu ad una signora, per di più Primo Ministro. Con la cerimonia della “campanella” le distanze si sono leggermente ridotte ma restano pur sempre siderali, tanto che alla fine, prima del commiato, Mario Draghi non ha potuto fare a meno di mettere in campo la sua proverbiale supponenza e rimarcare con l’atteggiamento di signorile gentilezza che gli è consono che lui sarà sempre Tarzan e lei rimarrà sempre Jane. Spero che Giorgia abbia bene afferrato il contesto dentro il quale dovrà muoversi ed abbia le capacità per affrontare le mille insidie connaturate sia all’incarico istituzionale a cui è stata destinata e sia anche ai problemi ricevuti in eredità dal suo predecessore, alcuni dei quali sembrano vere e proprie polpette avvelenate per destabilizzare da subito il Governo. Egoisticamente lo spero non soltanto per Lei quanto per noi comuni mortali che restiamo nostro malgrado appesi agli strascichi della pandemia, alla guerra, alla carenza di materie prime, alle bollette impazzite, alla inflazione ed alla sua certa degenerazione : la recessione. Tuttavia, dando per scontato  che l’Europa continuerà a fare melina ed a non risolvere i problemi legati al caro energia, mi permetto di dare qualche piccolo suggerimento al nuovo Primo Ministro, sebbene abbia a sua disposizione fior di  consiglieri, super esperti e ministri quasi tutti competenti. Posto che la via più facile ed anche obbligata per mettere in sicurezza imprese e famiglie, almeno fino al mese di febbraio, è quella dello scostamento di bilancio a cui probabilmente il Governo farà ricorso anche senza l’autorizzazione europea, ritengo utile riflettere su una seconda possibilità fino ad oggi ignorata o accantonata forse per il sussiego che il nostro Paese da lungo tempo mostra di avere nei confronti degli Stati Uniti. Dal dopo guerra in poi siamo stati dei buoni alleati tanto che l’atlantismo non è stato mai messo in discussione, neppure quando Obama autorizzò la porcata libica e neppure quando Biden ci ha trascinato nella guerra russo ucraina . Siamo stati ancora una volta buoni e fedeli alleati anche due anni fa quando per ragioni militari legate agli impegni NATO fu impedito a Giuseppe Conte di consegnare l’Italia alla Cina con la sottoscrizione del protocollo 5G, sebbene il costo fosse di almeno 25% inferiore a quello americano.  Oggi però siamo un Paese affamato e un alleato affamato non potrà continuare ad essere un fedele alleato. Ecco perché l’America ci deve aiutare  laddove l’Europa ci ostacola, dandoci quelle garanzie finanziarie di cui abbiamo bisogno per aiutare le imprese  e le famiglie ad evitare il fallimento, per le prime, ed a ridurre la gran parte dei  consumi, per le seconde. Vediamo come.

La via è quella di chiedere agli americani di mettere in piedi una sorta di piano Marshall che ci consenta di ridurre sensibilmente l’IVA in modo tale che gli importi corrispondenti vadano a compensare i maggiori esborsi legati al caro energia. Insomma alle piccole riduzioni sulle bollette devono essere aggiunte grandi riduzioni nell’imposizione indiretta, ossia nel campo dell’imposta del valore aggiunto. Per fare tutto questo occorre mettere in campo la migliore diplomazia possibile instaurando un dialogo mirato con alcuni personaggi di peso come l’attuale segretario di stato Antony Blinken e Jerome Powell, numero uno della FED. Considerando che il Partito Repubblicano  è il favorito alle elezioni di midterm, almeno secondo tutti i sondaggi, sarebbe opportuno parlare anche con Mike Pompeo, il solo capace di capire le istanze della destra italiana e fare da ponte con il Governo democratico di Biden. C’è anche un precedente: quello polacco. Infatti se Washington  ha puntato forte sulla Polonia per il Nord Europa non avrà  difficoltà ad aiutare l’Italia che al Sud, e nel Mediterraneo in particolare, ha sempre esercitato un ruolo guida importante e largamente apprezzato. A questo punto non c’è più tempo da perdere e le chiacchiere debbono lasciare il campo ai fatti. Agire subito.

 

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