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AI CONFINI DELL’IMPERO. PERIFERIE DELL’ARTE CONTEMPORANEA. – MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA -CA’ LA GHIRONDA 

Oggi alle 16 si inaugura a Ca’ La Ghironda, museo di arte contemporanea AI CONFINI DELL’IMPERO. PERIFERIE DELL’ARTE CONTEMPORANEA. 

La mostra è la terza di un ciclo che raccoglie le opere di artisti che operano, da circa un sessantennio, nella ricerca artistica a Sassari. Da tempo estranei a qualsiasi tipo di classificazione per generi, fuori e dentro la storia, in una ricerca  finalizzata unicamente al racconto della propria poetica che si caratterizza per l’uso di tecniche e materiali, dentro mestiche antiche o contemporanee nell’originare sintonie visive di altra, non scontata contemporaneità. 

In questo numero della rivista ospitiamo lo scritto di presentazione della mostra curata dello storico e critico dell’arte Beatrice Dotzo.  ( R.P.)

AI CONFINI DELL’IMPERO. PERIFERIE DELL’ARTE CONTEMPORANEA

di Beatrice Dotzo 

La mostra è stata concepita in seno al progetto  che nasce in ARTHAofficina, associazione culturale attiva a Sassari nel campo artistico in seno alla sperimentazione e all’ attività progettuale nel contesto dell’arte contemporanea. 

Il progetto propone una ricostruzione storico artistica  che si articola nell’arco di circa 60 anni , coinvolgendo Paola Dessy, Giovanna Secchi, Angelino Fiori, Roberto Puzzu e, successivamente, Marco Ippolito. 

 

Nel catalogo si evidenziano, sulla base  di una ricerca documentata nei riferimenti bibliografici, i momenti fondanti della nascita della contemporaneità in Sardegna in seno allo storico Istituto d’arte, poi Liceo artistico,  ad opera dell’artista Mauro Manca, chiamato alla direzione dell’istituto, in sostituzione del pittore Filippo Figari che aveva, fino ad allora, indirizzato la scuola verso una tradizione strettamente accademica.  Alla fine degli anni Cinquanta, gli impulsi  dati da Mauro Manca germogliano e assumono forme peculiari, nuove tendenze innovative e sperimentali catalizzandone per primo i contenuti, funzionali al contrasto della precedente impostazione accademica.

 

Questo salto nel passato si rivela oggi essenziale per raccontare uno spaccato di storia dei nostri artisti focalizzando, in una pur breve sintesi della loro produzione, la singolare ricchezza della loro poetica. Voglio sottolineare la continuità della loro attività che è stata selettiva e incessante nella sfera operativa e nella ricerca, caratterizzata sin dall’inizio da un’evidente e spesso necessaria esigenza di evasione dall’isola, in un viaggio continuo verso altre mete, così come testimoniano le loro numerose e proficue esperienze nella dimensione internazionale della cultura e dell’arte. Oggi l’evoluzione continua in contesti territoriali senza confine. La scelta di una mostra in questo singolare contesto che oggi ci ospita non è certo casuale ma mirata.

 

Il museo ospita una collezione permanente in un clima singolare, dove arte e natura dialogano armoniosamente. L’arte diffonde messaggi che la natura accoglie e valorizza con una potenzialità sorprendente. Un rapporto quasi magico  in una singolare dialettica di profonde trasformazioni materiali e ideali .

 

L’innovazione condotta ed esplorata dai nostri artisti è da concepire come un processo estetico insito nell’autonomia espressiva e nelle procedure attraverso le quali viene valorizzata la propria poetica, spesso attraverso contaminazioni o scelte progettuali peculiari. L’opera deve necessariamente esprimere autonomia non soltanto nei risultati di un processo operativo ma anche riguardo al contesto che l’ha vista nascere e che, successivamente, la contiene. 

In linea con l’evoluzione dei tempi, tuttavia, l’opera non può essere inserita e collocata in alcuna identità, in termini storici o di relazione. L’arte contemporanea può infatti stupire perché si sottrae a qualcosa di ovvio, ha la capacità di staccarsi dal consueto perché non propone un risultato riconoscibile ma un vero e proprio evento riguardo alla realtà che, in uno specifico momento storico, può contestualizzarla. In tal senso è evidente la prassi progettuale degli artisti che costituiscono questo gruppo.

 

La base progettuale è essenziale nella fase di passaggio dall’idea al risultato, attraverso l’evoluzione tra l’aspetto teorico e il concepimento dell’opera. Difatti uno  degli aspetti che caratterizza i loro manufatti è il sapiente processo di analisi e di sintesi, quello di una dimensione spirituale e intellettuale che trova materializzazione in un progetto nel quale la sperimentazione assume il suo carattere innovativo determinandosi in una sintesi compiuta e non approssimativa. E’ palese quindi l’esigenza di raccontare, opponendosi attraverso una vena espressiva che manifesta il proprio mondo interiore in armonia o in contrasto con il contestuale frangente storico che, in questo periodo, si traduce in un clima di criticità. 

 

In tale prospettiva è possibile concepire anche la natura immateriale e digitalizzata delle opere che osserviamo in questo percorso, nel quale la sostanza irreale e ontologica dell’opera acquisisce carattere di autonomia nel concretizzare un rapporto comunicativo con la realtà.

Tale coesione risulta piuttosto complessa nell’evidenza delle criticità riguardo alla realtà mentre, contestualmente, ne evidenzia alcuni degli aspetti evolutivi. Scavalca la prassi ordinaria del quotidiano e spesso si evolve, pur nella sua autonomia, in un evento o in un riferimento sociale.

Il modus operandi dei nostri artisti risponde a questa esigenza. Esiste un denominatore comune che si snoda come un fil rouge lungo il loro percorso: in primo luogo la continuità della ricerca che riguarda ciclicamente l’evoluzione della loro attività nel ripercorrere le differenti dinamiche culturali che li hanno coinvolti, sia individualmente che come gruppo. 

Il linguaggio espressivo e formale che da tempo ha superato la dicotomia tra figurativo e astrazione, riconduce il concepimento dell’opera a una valida dimensione estetica e non puramente concettuale, da qui la volontà di centrare il proprio lavoro sul risultato pragmatico. Ciò che è possibile osservare in questa mostra è l’evidente dimensione operativa e tangibile delle opere che ne determina la sostanza e la dimensione poetica, espressa per mezzo di parametri mai assoluti. Scompaiono le categorie estetiche codificate e limitanti a favore di un’inconsueta  stratificazione di significati spirituali e culturali derivanti dal vissuto e dalle scelte di ogni artista. Le strategie operative vengono affrontate  con l’obiettivo di rivalutare nell’opera il mestiere, l’abilità di giustificare, attraverso la progettazione intellettuale e l’esecuzione materiale, la propria autonomia estetica e di pensiero. 

 

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