
Per chi avesse l’opportunità di visitare la Sardegna in questa stagione meravigliosa scoprirebbe che solamente la visita ai Musei di Cagliari e a Quello di Cabras verrebbero per intero il prezzo pagato per il viaggio e il soggiorno. La magia quasi tropicale della costa sud ed il fascino profondo del Sinis vi stupiranno, con i loro profumi e i sapori delle gastronomie locali ma, sopratutto subirete il fascino che emana dalle statue ritrovate a Mont’e Prama.
Difatti dopo una lunghissima interruzione di ogni attività di scavo, a distanza di quaranta anni, Mont’e Prama è tornato a far parlare di sé; già nel 2014 era stata aperta nuovamente l’area precedentemente scavata per effettuare nuove ricerche, dopo che il team di geofisica applicata dell’Università di Cagliari aveva scandagliato il sottosuolo con le più moderne tecnologie riportando una analisi dettagliata del paesaggio archeologico che ancora si cela sotto terra. In soli 40 giorni di scavo sono arrivati i primi importanti risultati: come appariva logico non si trattava di una necropoli isolata tanto che, in appena 250 metri quadrati di scavo, in corrispondenza di chiare anomalie geofisiche, sono stati individuati, scavati, catalogati, classificati e documentati ulteriori 3500 frammenti, risultato degli scavi dell’Università di Sassari e Soprintendenza, tra cui due statue pressoché integre e due imponenti betili, successivamente restaurati dal centro di Conservazione e Restauro ed esposti presso il museo di Cabras.
L’attività è stata ora ripresa per mettere in luce un muro nuragico in prosecuzione delle strutture segnalate dall’indagine geofisica. Malgrado la disponibilità di un cospicuo finanziamento delle Università, non è stata
ancora concessa l’autorizzazione agli scavi nelle aree esterne a quella archeologica, poiché non ancora acquisite dal demanio, negando al sito la possibilità di restituire la grandiosità e l’importanza del ritrovamento.
I Giganti di Mont’e Prama sono sculture nuragiche che, spezzate in numerosi frammenti, sono state trovate casualmente in un campo, nel marzo del 1974, in località Mont’e Prama nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale. Dopo diverse campagne di scavo, effettuate fra il 1975 e il 1979, i 5.178 frammenti sono stati custoditi nei magazzini del Museo archeologico nazionale di Cagliari, per circa trent’anni, e poi portati presso il Centro di Restauro e Conservazione di Li Punti, a Sassari, dove tra il 2007 e il 2011, grazie a un finanziamento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Sardegna, è stato eseguito il restauro dell’intero complesso dei frammenti ritrovati.
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