HomeLa RivistaCultura&ArteSE VITRUVIO AVESSE VISITATO LA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA 2021

SE VITRUVIO AVESSE VISITATO LA BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA 2021

Il periodo storico che la società vive, in quest’epoca di globalizzazione totale, si caratterizza per un atteggiamento di rapina, nei riguardi del pianeta, ad opera dei potenti e contro una povertà culturale e materiale dilagante. Tutto ciò avviene nonostante gli avvertimenti palesi che la terra ci invia sotto forma di catastrofi naturali abnormi capaci di consumare vite, risorse ed energie. Nessun provvedimento di portata internazionale viene preso dai grandi della terra, incapaci di trovare un accordo comune, che si rifugiano nel puerile atteggiamento di timido rimprovero per i macroscopici eccessi di ognuno dei loro paesi contro una natura che si ribella alla stupidità umana. Ma, in questo contesto abitato appunto dalla ignoranza, alimentata da una comunicazione interessata unicamente ai personalismi e ad un consumo sfrenato, quale può essere la funzione dell’artista e la collocazione storica dell’Arte?

Il riferimento comportamentale è sicuramente quello suggerito da Bonito Oliva e ampiamente trattato nell’articolo precedente. La sua analisi del reperto storico inquadrato quale elemento che possiede al proprio interno la cultura e la storia di  ognuno di noi, porta ad una riflettessione sull’atteggiamento umano nei riguardi di se stesso e della natura della quale, consciamente o inconsciamente, è comunque parte. Banalmente possiamo ritrovare le identiche riflessioni nella storia dei secoli passati quando l’uomo cercava se stesso e il senso del divino che, dall’uomo stesso, emana. Lo faceva attraverso un processo conoscenza nello studio  di terra e  cielo identificando il risultato con “dio” prima e quasi immediatamente dopo con la codifica dei saperi intesi come somma di un saper unico definito nel medioevo anche delle ARTI LIBERALI, consistenti sostanzialmente in due gradi di insegnamento, lʼuno letterario, lʼaltro scientifico e teologico. Sempre l’uomo, alla ricerca di se stesso, evolse ulteriormente il processo di codificazione con la creazione delle SETTE ARTI LIBERALI. ( Sotto forma di muse, furono spesso soggetto di rappresentazione, comparendo nei monumenti dal secolo XII al XIV sotto forma di mosaici, sculture e pitture: la grammatica da Prisciano, la dialettica da Aristotele, la retorica da Cicerone, lʼaritmetica da Pitagora, la geometria da Euclide, la musica dal biblico Tubal-Cain, lʼastronomia da Tolomeo.) Questo percorso, continuo nei secoli, che ha visto l’evoluzione culturale del pensiero umano è stato ridimensionato, (quando non interrotto dal quel fenomeno che noi chiamiamo globalizzazione; molti lo definiscono omologazione) e pensava che il mondo fosse uno  e che, l’abitare in questo spazio, comportasse l’ obbligo di relazioni, comprensione e rispetto per gli usi, costumi, religioni, di ogni essere umano e non. Un adagio, presente in quasi tutte le religioni, riassume un’immagine di democrazia che mi sta particolarmente cara: ogni uomo è unico e caro agli occhi di dio. E pensare che tutto ciò che oggi è frutto di analisi e riflessione era già palese, nel XIII secolo, assieme a molti altri, per esempio ad Ildegarda di Bingen che, nel parafrasare un  moto greco affermerà O uomo, guarda te stesso: hai in te il Cielo e la Terra e ancora prima Vitruvio con il suo trattato De Architectura,  ideatore di metodologie di produzione per architetture funzionali all’uomo e al territorio. Nel contesto di tempo che ci appartiene, fra le manifestazioni d’arte promosse nel territorio, non abbiamo potuto fare a meno di notare che, sicuramente oberato da migliaia di altre cose, non ha avuto modo di riflettere, su questo problema planetario, il curatore della Biennale di Architettura di Venezia 2021, nell’organizzazione di una manifestazione che racconta un progetto di architettura per una nuova contemporaneità compatibile, come si desume dalla titolazione delle sezioni sotto elencate:

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HOW WILL WE PLAY TOGETHER? Ovvero l’esposizione di quella modalità di gioco che da bambini che ci prepara alla sfida della convivenza.

CO-HABITATS mostra i modi diversi, delle comunità, di vivere insieme in qualsiasi luogo deputato o insediamento definitivo o improvvisato

STATIONS Questa sezione racconta delle potenzialità architettoniche-abitative delle comunità anche migranti che abitano un paese diverso dal loro.

AMONG DIVERSE BEINGS Immagina spazi per una comunità che intende relazionarsi, nonostante l’individualismo imperante, per ritrovarsi in qualsiasi spazio e conl’utilizzo di tutte le forme di comunicazione possibili

A NEW HOUDEHOLDS Nuovi spazi possibili per una comune convivenza di differenti nuclei familiari

AS EMERGING COMMUNITIES Nuove comunità, comunità emergenti necessitano del proprio spazio per equità, inclusione e identità spaziale

ACROSS BORDERS La ricerca di quegli spazi che consentono alle comunità o ai singoli quella socialità che scavalva identità polico-sociali

AS ONE PLANET ovvero quegli spazi da vivere insieme come comunità del globo e insieme affronta e risolve i problemi che attanagliano il mondo con lo scopo ultimo che tutti noi continuiamo a vivere. 

    

 Le immagini a corollario dell’elencazione delle varie sezioni della biennale medesima sono ricavate dalla pubblicazione ufficiale presente sul suo sito internet e ci offrono un panorama che ha a che fare con l’architettura in senso lato, ovvero solo quello desumibile dalle installazioni presenti, nel loro significato costruttivo e nella loro strutturazione nello spazio oppure, all’incontrario, la destrutturazione di uno spazio. Operazione più consona ad un operare che prescinde dalla funzione e dalla natura del progetto architettonico che, nell’ottica della Biennale, si presume abitativo per la comunità, e funzionale ad un guadagno solo estetico- decorativo.

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