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L’INFLAZIONE AVANZA, PENSIAMO A PROTEGGERCI

E’ proprio il caso, e forse anche il momento giusto, di tornare a parlare di questo problema perché tutti gli indicatori segnalano che con il passare delle settimane  la tendenza inflazionista si consolida e si precisa sempre di più. Inoltre l’osservazione delle proiezioni costruite con l’aiuto di sofisticati  modelli econometrici confermano che la sua durata potrebbe andare addirittura  oltre il decennio. L’aspetto più pericoloso è però legato alla velocità  con la quale si passerà dalla fase di stagflazione o  di deflazione (che in Italia dura dal 2008),  a quella di inflazione galoppante. A mio parere quanto più rapido sarà il passaggio alla nuova fase tanto maggiori saranno i danni che dovremo registrare notoriamente in capo a coloro che detengono redditi fissi, ai salariati, ai pensionati ed ai risparmiatori in genere . Le autorità e gli organismi preposti al controllo dell’inflazione dovranno innanzi tutto fare i conti con una tendenza demografica ineluttabile : quella della riduzione delle nascite, che porta con sé  una  riduzione di coloro che sono in età di lavoro. Tutto questo significa una sola cosa : salari più elevati e salari più elevati in una ambiente di debole crescita significa inflazione. Non è neppure il caso di fare affidamento sulle Banche Centrali da sempre abituate a sottovalutare il fenomeno che, questa volta, avranno loro stesse promosso con l’intento di deprezzare la montagna di debiti accumulati da due anni a questa parte sia via Covid 19 che via Recovery Plan. Ed è singolare che fino ad oggi  nessuno si sia preoccupato del debito quando i tassi erano stabilmente entro lo zero e l’1% . Se il debito dovesse essere rifinanziato con un tasso tra il 7 e l’8%  occorrerà  stampare ancora  più denaro e dovranno essere varate nuove misure di stimolo alla economia. Il che non farà altro che aggravare l’entità della inflazione.

In questo contesto chi sono dunque i perdenti ? Innanzi tutto i pensionati, i piccoli risparmiatori, coloro che si appoggiano a rendite fisse o ad assicurazioni vita non indicizzate, piccole imprese che incassano le loro fatture in forma dilazionata ed anche, per finire, i detentori di mutui indicizzati. Contrariamente a quanto crede la maggior parte della gente la performance delle azioni risulta modesta in un contesto inflazionista perché il costo dei salari, le rimanenze di prodotti, gli immobili così come gli interessi e gli affitti, hanno tendenza ad aumentare più velocemente rispetto alle vendite che, a seguire, determineranno una contrazione generalizzata dei profitti. Non ritengo di poter annoverare tra gli svantaggiati quei lavoratori dipendenti che pur non ottenendo gli aumenti salariali legati all’inflazione non avranno alcuna difficoltà a riciclarsi altrove stante la scarsità di mano d’opera presente sul mercato.

I veri vincitori saranno coloro che avranno investito in beni tangibili come il petrolio, come le risorse naturali, come l’oro, come l’argento, come il platino, come i beni immobili senza dimenticare qualche settore del mercato azionario come quello della sanità.

Tuttavia, almeno per come la vedo io, l’onda inflazionista non si abbatterà sui paesi europei in modo improvviso in quanto le mutazioni economiche si realizzano spesso lentamente in accordo alle variazioni demografiche . Ma dal momento che partono, al pari di una valanga in montagna, sono capaci di esprimere nella loro dinamicità tutta la loro inesorabile potenza .

Per il momento è difficile stabilire un timing evolutivo ma ragionevolmente il 2022 potrebbe  essere l’anno in cui i consumatori italiani inizieranno a percepire in modo chiaro i primi effetti dell’onda. E, come sempre, coloro i quali si saranno posizionati sugli investimenti difensivi prima degli altri risulteranno non solo i meno colpiti ma saranno  addirittura vincenti.

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