HomeLa RivistaCultura&ArteIL PITTORE BATTIATO CI HA LASCIATO

IL PITTORE BATTIATO CI HA LASCIATO

Va via con lui quell’esperienza del viaggio nel sogno e del sogno nel viaggio.

La capacità colta di vedere la sua esperienza di vita come un’Agorà dove, il sapere dei saperi, è stata la nota identitaria della sua non ordinaria vicenda umana.

La curiosità di un isolano viaggiava sulle strade già percorse da Matteo Ricci il gesuita che, anche indomito esploratore diretto verso impalpabili terre di dolcezza, fra incontri e avventure non usuali al suo mondo: Gesuiti euclidei/ vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori/ della dinastia dei Ming,  riusciva a farlo sognare e studiare. Irrimediabilmente avido di conoscenza aveva maturato la convinzione che la permanenza in questo mondo fosse solo uno dei momenti  così si miscelavano le letture di Sant’Agostino di San Giovanni della Croce. 

    

La musica che lo vede protagonista inusuale nella sua epoca dove, la ricerca di conoscenza di se stesso attraverso un continuo esercizio spirituale …e  ti vengo a cercare/ perché sto bene con te/ perché ho bisogno della tua presenza/… testi che si sposano sapientemente con una musica che ne esalta i sensi parlati.,,.Ma tutto ciò è storia, ormai abbondantemente a conoscenza di ciascuno.

Non poteva mancare, alla sua ricerca di conoscenza esperenziale, la pittura.

Un racconto che lo ha visto raccontare con coerenza  scenari già narrati nei suoi testi, scegliendo mestiche ormai quasi obsolete nel contemporaneo con un parco uso dell’oro in foglia ed una forma narrativa che ricorda le fattura delle icone bizantine quanto le colorazioni dei decori nei tessuti e tappeti appesi nei mercati turchi. Il tutto, come suo solito, senza alcuna pretesa e fuori da qualsiasi schema che possa inquadrarlo in una corrente… se non forse, inconsciamente, dentro un primitivo primitivismo.

         

Nella pittura di Battiato è fortemente presente il senso di trascendenza e di superiore distacco dalla realtà che suscitano nello spettatore un reverente contegno religioso.

La riproposta, riletta secondo una sua personale visione, tanto personale  da riguardare tutta la complessità della sua produzione artistica, vede il ritratto diventare icona e, nella sua smaterializzazione , assurgerlo all’eternità, proprio secondo la sua filosofia della vita e dell’esistenza umana.

Poco conta che il ritratto sia quello di un umano o di un animale o di un oggetto. Tutto ciò diventa che una presenza statica dentro questo nostro mondo altro non è che un segno del nostro passaggio in  questa vita terrena. 

      

Articolo precedente
Articolo successivo
Nessun Commento

Inserisci un commento