SONIA:UNA MINIERA DI ENERGIA POSITIVA

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Sport /Alessandro Palazzotti/171

Per molti anni ci è successo di parlare dei nostri Atleti a chi non aveva avuto esperienze in Special Olympics e, quasi sempre, vedevamo  nei loro sguardi e percepivamo nelle loro parole sentimenti di compassione… di pena…Era immediato nei loro pensieri il collegamento tra disabilità ed infelicità. Poi raccontando, approfondendo, pian pianino riuscivamo a far capire che quell’idea era completamente sbagliata. Col tempo abbiamo compreso che non era facile cambiare stereotipi e pregiudizi radicatissimi nella società; il lavoro da fare non si esaurisce nelle palestre, nei campi sportivi o nelle piscine, ma occorre una rivoluzione culturale che parta dai mezzi di comunicazione, dagli insegnanti nelle scuole, dalle autorità che devono autorizzare, finanziare e dare rilievo ad iniziative di inclusione reale. Ma per quelle persone, di cui scrivevo all’inizio di queste poche righe, sarebbe bastato incontrare Sonia, il suo sorriso, la sua energia positiva, prorompente, per allontanare qualsiasi sensazione di negatività su di lei e sul magico mondo di Special Olympics.

La sua storia, nel racconto di sua madre Marie, convincerà anche la più scettica delle platee.

Sonia ha sempre un bel sorriso, contagioso,… sorride anche con gli occhi, sarà per questo che, quando la si incontra, è molto difficile non ricambiarlo.

Ultima di tre figlie, avute da giovanissima – racconta mamma Marie – Sonia nasce piccolina e nei giorni a seguire perde ancora peso tanto da essere messa necessariamente in incubatrice.
Una volta arrivata a casa, e per i successivi due anni , sono iniziati i problemi: Sonia si mostrava irrequieta, non dormiva mai e dava segni inequivocabili di fastidio impossibili da ignorare agli occhi di una madre. Qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto…” me lo sentivo !”.

In particolare quando tentavo di insegnarle qualcosa ed il tentativo non riusciva, aveva delle reazioni di autolesionismo. Ricordo con dolore i momenti in cui tentava con forza di sbattere la testa al muro… ed il mio senso d’impotenza e sconforto. Nonostante tutto, nei suoi confronti non ho avuto mai  comportamenti accomodanti rispetto a quelli utilizzati con le altre mie figlie. Sono sempre stata determinata, severa all’occorrenza. Volevo aiutarla a crescere ed in questo percorso non le ho mai fatto sconti, nel mantenere costante l’immenso amore che le porto … è l’affetto più importante!

Nei primi anni della sua vita Sonia è stata comprensibilmente, particolarmente legata a me, come se fossimo unite ancora dal cordone ombelicale. A sedici mesi Sonia inizia a camminare ed insieme cominciamo un percorso con un unico obiettivo: migliorare per quanto possibile la qualità della vita di Sonia.  È stato difficile inserirla prima all’asilo e poi a scuola, proprio a causa del suo attaccamento morboso nei miei confronti.  Poi le sedute di logopedia per migliorarne la capacità di linguaggio; un sostegno neuropsichiatrico, prima in ospedale, poi in privato: problemi ai denti e, come se non bastasse, anche alla vista. In mezzo a tutte queste difficoltà Sonia ha comunque conquistato tanti piccoli traguardi .

Lo sport

Per Sonia il momento di svolta, il cambiamento, è cominciato con
lo sport che, in famiglia,  è  sempre stato praticato. Le  sorelle giocavano a pallavolo e vedendole ha voluto, a tutti i costi, provare anche lei. I diversi tentativi di inserirla in una squadra sono stati infruttuosi: la gestione del suo temperamento, gli spazi -palestra inadeguati ad accoglierla, non ne hanno favorito l’inclusione. Poi un giorno la sua insegnante di sostegno mi fa conoscere il mondo di Special Olympics. All’inizio ho avuto paura di provocare a Sonia altri dolori e delusioni, invece mi sono dovuta presto ricredere: Special Olympics è il mondo sportivo fatto su misura, perfetto per lei, inclusivo per eccellenza.

Fu accolta nel Team Amico Sport Cuneo  e all’inizio ho dovuto convincere Sonia a superare le sue comprensibili remore ad “entrare in campo”. Le dicevo: “ Dai che vai ad aiutare gli altri!”e man mano che gli allenamenti procedevano leggevo nei suoi occhi il cambiamento. Era felice, si sentiva importante, utile, riusciva nello sport come mai in nessun altro campo. Si, perché Sonia tutt’ora,  ha difficoltà con i numeri e con la gestione del danaro ma, nello sport, si cimenta con successo in discipline diverse: dal calcio femminile al basket, dall’atletica, allo snowboard. Lo sport è la sua dimensione. L’ha aiutata a rendersi autonoma, anche negli spostamenti. Le trasferte nazionali ed internazionali (Shanghai, Atene ed ora Torino) che l’hanno vista partecipare come “Atleta azzurra del Team Italia” hanno rappresentato un’ulteriore spinta a vivere il mondo fuori, lontano dalle rassicuranti mura di casa.

Il lavoro

Qualche volta le cose belle non accadono mai da sole, spesso e volentieri fanno da apripista ad altre sorprese.

Sonia ha trovato un lavoro a tempo indeterminato e questo l’ha resa felicissima. Ora lavora nella cucina dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo dove è assolutamente gratificata nello svolgere un servizio utile per gli altri.  Neppure la pandemia ha arrestato l’entusiasmo di Sonia che ha sempre continuato a lavorare dopo aver ricevuto, fra i primi e con palese orgoglio, il vaccino anti Covid.

La sua quotidianità fatta di sport, di amici e di lavoro sono davvero i capisaldi fondamentali della sua vita.

Una famiglia di grandi donne

Sei anni fa mi sono separata da mio marito – continua Marie –  ed anche quello è stato un periodo particolare in cui ho visto Sonia diversa, cresciuta, più matura. Mio marito ha avuto, fin dall’inizio difficoltà ad accettare sua figlia, non siamo mai stati uniti nel crescerla.

Così siamo rimaste noi quattro donne in quella casa, tuttora ci viviamo, ed io, che essendomi occupata sempre della famiglia non avevo un lavoro ho dovuto rimboccarmi le maniche. Sonia non mi ha lasciata un momento, mi è sempre stata accanto a sorreggere anche il mio sconforto, ricordo ancora che mi diceva: “ Non ti devi preoccupare di niente mamma, ora io lavoro, posso contribuire alla famiglia”. E così ha fatto; in casa si dà sempre tanto da fare. È la verità: in qualche modo la separazione ci ha reso tutte più complici e unite che mai.

La vita continua, oggi mi sono persino iscritta ad un corso di ballo, Sonia viene spesso con me e ci divertiamo tanto insieme, è diventata la mascotte del gruppo. Quel  “cordone ombelicale” che sentivo troppo corto tra me e lei quando era piccola, ora naturalmente continua ad esserci ma ha la giusta lunghezza perché si trova solo dove è giusto che sia; nel nostro animo più profondo.

I Mondiali…

In famiglia parliamo poco dei Mondiali Torino 2025: abbiamo tutte timore di stimolare in lei discorsi infiniti che ci tormenterebbero fino alla partenza –  dichiara scherzando la sorella Valentina -. Solo ogni tanto, quando vedo che mangia troppo la incalzo ricordandole che deve essere in forma per l’importante appuntamento con lo sport che la aspetta. Gareggerà nello snowboard,  una delle prime atlete donne a gareggiare in questa specialità dentro Special Olympics Italia, fatto che la rende molto fiera.

Noi siamo molto orgogliose di lei e del suo percorso, continueremo a sostenerla  con forza perché, con tutto il cuore, vogliamo per lei un futuro, il più bello possibile!