HomeLa RivistaAttualità e AmarcordPochi al voto con i bluff dietro l’angolo

Pochi al voto con i bluff dietro l’angolo

Attualità & Amarcord 155

di Marcello Martelli

 

VOTIAMO SEMPRE MENO MA SE LA POLITICA NON TORNA AI VALORI DI SERIETA’ E PAROLA DATA ALTRI BLUFF SONO DIETRO L’ANGOLO

 

 

La democrazia si sta uccidendo con le proprie mani.

Ci nutriamo di talk-show con Più/Meno Europa, immigrazione, reddito di cittadinanza e fascismo-antifascismo tra i piatti forti, serviti in tutte le salse, e in ogni ora del giorno e della notte.

Da noi, riparte la Regione con una nuova apertura di credito quinquennale per il debutto del governo Marsilio-bis, che un programma lo ha presentato con l’elenco delle priorità. Abbiamo rivotato anche il Sindaco aumentando lo stipendio. Siamo sommersi da una pioggia di miliardi, provvedimenti, annunci, promesse e anche trattenute.

Ma la parte più comica (ammesso che si possa riderci sopra) è che i soldi ci sono davvero, ma nessuno li spende. Per fare qualche esempio, vedi ospedale di Villa Mosca o Cittadella della cultura: i progetti sono fermi (o non ci sono) per mancanza di volontà politica, incuria o che altro? Si passa da un governo all’altro, ma la musica non cambia. Così la cattiva gestione dell’emergenza si somma alle lentezze della malapolitica. Unica a non cambiare mai. Anche se qualcuno aveva persino sognato di trasformare la “ricostruzione” in opportunità.

In qualche altra parte del mondo, però, è accaduto davvero. In Nuova Zelanda, per esempio. Dove c’è Christchurch, che il catastrofico terremoto di magnitudo 6.3 del 2011 aveva rasa al suolo, ma ora è diventata una città di grandissima attrazione turistica. E andiamo a vedere per credere! Visto che lì l’economia della regione è cresciuta del 31% negli ultimi cinque anni, dopo il sisma. Christchurch è solo un esempio, che spiega meglio la politica-disastro di casa nostra, dove non si aprono cantieri o, per chiuderli, bisogna attendere tanti, troppi anni.

Per confortarci, dicono che abbiamo la peggiore burocrazia fra i diciannove Paesi dell’Eurozona. Il record dell’inefficienza è al Sud, con l’Abruzzo e la Calabria che, per la qualità dei servizi offerti dagli uffici, sono agli ultimi posti della classifica.

I fondi europei che non sappiamo spendere, aggiunti ai finanziamenti nazionali, assicurerebbero una disponibilità globale di decine di miliardi da investire per l’occupazione, la crescita, la tutela dell’ambiente, per l’agricoltura e persino per la sanità. Tutti soldi non impiegati e progetti sospesi o da fare. In poco tempo la geopolitica del nostro Paese ha conosciuto un forte e profondo mutamento. In peggio.

Con l’inefficienza e i ritardi dei governi nazionali e locali elevati a sistema, una rotazione negli incarichi e nelle funzioni delle solite facce di incapaci, che fanno rimpiangere i detestati “professionisti della politica” d’una volta. Se la rinascita deve ripartire dalle città e dalle periferie, ciascun territorio ricominci dal proprio esame di coscienza, salvando i “progetti” che non possono più attendere.

Per confermare che restituire la politica ai valori della serietà è possibile, basta volerlo. A cominciare dai noi cittadini-elettori.

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