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CHATEAUNEUF DU PAPE VIEUX TELEGRAPHE 2004

Cucina & Cantina / 144

  CHATEAUNEUF DU PAPE VIEUX TELEGRAPHE  2004

Torniamo temporaneamente in Francia per dare conto della degustazione avvenuta durante una piacevole serata al Il Simposio di Avezzano. Il merito va oltre al contenuto della bottiglia anche al ricco e gustoso menu costruito dalla gentile signora Stefania per esaltarne le caratteristiche organolettiche. Come tutti i grandi vini francesi anche questo ha la sua bella storia che, a mio parere, merita di essere raccontata. Tutto inizia nel 1891 nel villaggio di Bédarrides, oggi ben noto per possedere la parte sud- sud-orientale della denominazione Châteauneuf-du-Pape.

Quell’anno Henri Brunier donò a suo figlio Hippolyte, gli appezzamenti di terreno situati a La Crau, luogo considerato all’epoca come incoltivabile, a causa dell’alta densità dei galets roulé (1). Quest’ultimo, sulla base di vecchie pergamene che segnalavano una attività vitivinicola  già nel XIV secolo, cocciutamente volle piantare le sue prime viti su questo dominante altopiano dove, peraltro, nel 1821 Claude Chappe, inventore del telegrafo ottico, aveva installato una delle sue torri relè. Alla fine è proprio questo terroir  che conferisce al vino una mineralità molto particolare, fuori dal comune, come se fosse stato filtrato attraverso lo spesso strato di galets roulé rimasti sul terreno  quando i ghiacciai alpini si sciolsero, molto prima della formazione della Valle del Rodano.

 A Jules, figlio di Hippolyte, va il duplice  merito di aver dato una prima dimensione industriale al progetto famigliare, acquisendo altri terreni e portando a 17  gli ettari vitati della tenuta, e di aver anche ideato il nome  di “Old Telegraph”. La svolta moderna della tenuta è comunque da attribuire al discendente di quarta generazione,  Henri che alla fine della seconda guerra mondiale,  oltre al gravoso compito della ricostruzione, provvide anche ad altre acquisizioni portando il patrimonio famigliare a 55 ettari, dai quali ancora oggi provengono le uve che vengono destinate alla vinificazione. Dopo più di 125 anni di esistenza, la tenuta Vieux Télégraphe e i suoi vigneti associati, guidati dalla quinta e sesta generazione di viticoltori, hanno saputo mantenere viva tutta la filosofia iniziale.

Provenienza:  Bédarride – Francia

Annata : 2004

Gradazione Alcoolica : 14,5%

Varietà delle uve:  grenache noir 65 %, mourvèdre 15 %, syrah 15 %, cinsault, clairette ed altri vitigni 5 %

Tipologia:  le vigne sono ubicate sull’altopiano pietroso della Crau, a sud-est della denominazione, nei pressi dell’incrocio dei villaggi di Bédarrides, Châteauneuf-du-Pape e Courthézon. Il suolo, in superficie, presenta i già ricordati galets roulé i quali, a loro volta, poggiano su uno strato di melassa del Miocene, sostenuto quest’ultimo da uno strato di argilla. Il sistema di allevamento è di tipo Guyot mentre l’età media delle vigne sfiora i 70 anni.

Vinificazione: la vendemmia non ha una data precisa  ma viene stabilita di anno in anno sulla base delle condizioni climatiche ed alla maturazione del frutto; statisticamente può essere collocata intorno all’ultima settimana di settembre o alla prima di ottobre. Essa è rigorosamente manuale con doppia cernita in vigna mentre una terza e fatta al momento dell’arrivo in cantina. Si procede con pigiatura soffice e diraspatura selettiva, fermentazione tradizionale da 30 a 40 giorni in tini di acciaio inox e tini di legno a temperatura controllata. Pressatura in pressa pneumatica con fermentazione malolattica tradizionale. A questo punto si avvia la fase di invecchiamento che dura in media tra i 20 e i 22 mesi in botti di rovere francese da 60 ettolitri. Dopo l’imbottigliamento, eseguito senza chiarifica né filtrazione, il vino riposa per altri 2 anni prima di essere inviato alla commercializzazione.

Caratteristiche organolettiche: Il clima, il maestrale, il vitigno storico, i terreni, il sentimento, l’esposizione… la personalità di un terroir costituiscono un insieme magico di elementi naturali e umani che bastano da soli a rivelare un’espressione, a emettere una vibrazione che nessuna tecnica enologica può eguagliare, né alchimia di laboratorio può riuscire a produrre. Essendo un vino di grande longevità è bene consumarlo al momento opportuno, senza fretta, quando ha raggiunto la sua piena maturità e, possibilmente, con le giuste pietanze di accompagnamento. Nel bicchiere si presenta con un colore scuro,pieno, tendente piuttosto all’amaranto con un lato traslucido e riflessi dorati che rivelano l’età del vino. All’olfatto si apre poco a poco, quasi con pudicizia, dapprima con una dominante di ciliegia grigliata e di cuoio, poi con note sempre più nette di amarena e tabacco. Al palato è strutturato, setoso, ampio e complesso, tannini  evoluti e rotondi pur in presenza di una potenza del tutto ragguardevole. Gli aromi riconoscibili sono quelli della marasca,della mora e della cioccolata. Finale lungo, equilibrato, con una persistenza davvero eccezionale, capace di spazzolare il palato e nello stesso tempo di tenere in memoria i sapori del cibo degustato. Un vero piacere.

Temperatura di servizio:  18-19 gradi  previa ossigenazione per almeno 1-2 ore avendo cura di muovere la bottiglia con delicatezza. Decantare con l’aiuto di una candela o di un filtro solo se si ha poco tempo a disposizione. Di grande longevità e se ben conservato a temperatura costante di 12 gradi può rimanere ancora in cantina fino al  2030/2031.

Abbinamenti : ho molto apprezzato il matrimonio sia con la polentina al radicchio e formaggio fuso e sia con le tagliatelle al ragù bianco di lepre. A mio parere potrebbe ben accompagnare una fiorentina ai carboni o una costata di manzo con patate in camicia, un piccione collarino alla lecca     rda con olive verdi o,anche, con dei rigatoni alla Norma. Ottimo anche con formaggi fermentati come un gorgonzola stagionato o un Roquefort Papillon Noir. Per chi vuole osare, invece, il mio consiglio e di provarlo a fine pasto o in meditazione on un bel pampepato umbro.

(1) sono sassi grandi e piatti che si caricano di calore durante il giorno e lo trasmettono alle viti durante la notte.

 

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