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  “PROCEDERE O RECEDERE?”

Il Dubbio / 144 

“PROCEDERE O RECEDERE?”  

di Enea Di Ianni

 Sono fermo al semaforo e aspetto il verde. E’ quasi ora di pranzo e cerco di distrarmi guardando il caseggiato sulla mia sinistra. Sul  davanzale di una finestra, più o meno a due metri d’altezza rispetto al piano della strada e sull’altro lato della carreggiata, una coppia di piccioni sembra indecisa su cosa fare. Si guardano non perdendo mai d’occhio la strada e il via vai di gente e di auto.

A tratti il loro borbottio, un “gru gru” all’unisono alternato a brevi pause, dà la sensazione che non si tratti soltanto di un pacifico conversare di coppia: un lui e una lei che provano ad intendersi. Infatti poco dopo la “lei” si accosta a “lui” muovendosi a passetti, di lato: una successione di piccoli passi fino a fiancheggiare “lui” in un  contatto d’ali che aumenta la velocità e l’intensità dei gru gru, del loro tubare.

Scatta il verde proprio quando lei e lui si solleticano becco con becco.

Mi allontano dal luogo, ma non dalla scena che continua  a rimanere nel pensiero e nell’ immagine che ho immortalata in una foto rubata  col mio cellulare. La riguardo un poco, e mi confermo nel convincimento che gli animali, sanno essere spontanei.

La loro vita non credo sia piatta anche se, troppo spesso, l’ingerenza dell’uomo nella loro quotidianità tenti un po’ troppo ad annullare le caratteristiche delle singole specie. Pensavo, allontanandomi dal semaforo, alla riconoscenza che dovremmo davvero a tanti animali per averli scelti, poi, a simbolo di diversi nostri modi di essere.

Ad esempio la fedeltà del cane è ammirevole, ecco perché non ci dispiace associarla ad un vero amico, così l’attaccamento al proprio lavoro diventa sinonimo di operosità, l’operosità delle api, delle formiche, dei castori…

La libertà trova riferimento immaginifico nella corsa, criniera al vento, di un cavallo in spazi aperti e infiniti, mentre l’indomita energia vitale la si coglie e ritrova nella vitalità di un gatto dotato, com’è, delle sue famose e invidiate “sette vite”.

Com’è strano, l’uomo! Creato da Dio e preposto ad avere il primato sugli animali, su tutti gli animali, alla fine, per poter dare un “senso” simbolico a caratteristiche  positive e negative degli umani, ha avuto bisogno di prendere a modello gli animali, le peculiarità specifiche di tanti di essi, perfino del pesce servitogli per intendere la “silenziosità”: “muto come un pesce”!

E per loro, per Adamo ed Eva, per simboleggiare l’essenza e la  specificità dell’essere “coppia innamorata?

Due piccioncini che “tubano”, sempre ed ovunque,  malgrado tutto e tutti, riuscendo ad isolarsi da tutto e da tutti pur rimanendo nello stesso posto e in mezzo a  tutti. Tali e quali alla coppia da me, casualmente, fotografata.

E’ bello scoprire che quando i “piccioncini” si ritrovano innamorati sanno essere anche monogami e fedeli a vita

Come dire? Fanno una scelta per la vita, come si usa dire tra gli umani.

Una ragione per iniziare ad amare i piccioni è sapere che sono animali monogami e fedeli a vita. Il piccione maschio si prende tutto il tempo necessario per essere ammaliato da un piccione femmina. Una volta individuata la “principessa” con le ali da conquistare, inizierà a corteggiarla. Quando l’amata crolla di fronte al suo charme ha inizio la ricerca di un’equilibrata stabilità di coppia.[2]

Proprio come nei sogni degli umani e nelle promesse che si fanno nella reciprocità dell’impegno d’amore manifestato, “davanti a Dio e agli uomini”, al momento del fatidico “”, che non è e non può essere momento conclusivo di un percorso, ma punto di partenza per un’intera vita di coppia e non contempla alcun “fin quando dura”.

La coincidenza, quest’anno, del San Valentino degli innamorati col le Sacre Ceneri mi ha fatto riflettere proprio su un’accoppiata che potrebbe non essere soltanto casualità. E’ già accaduto nel 2018 e si ripeterà nel 2029: nella stessa giornata si parla di festa degli innamoratiSacre Ceneri.

Che fare? Lasciarsi andare alle tenerezze e alla passionalità delle effusioni amorose, inneggiando alla felicità di coppia o rammaricarsi per gli eccessi vissuti e le sfrenatezze assurte a regola, “pentirsi” e “convertirsi”, davvero, alla semplicità di vita e metterla in atto da subito?

Scrive Luciano Moia, in “Avvenire” di mercoledì 13 fabbraio, che  “…nell’amore come nella Quaresima bisogna andare alla ricerca di ciò che conta davvero, bisogna rimettere un po’ d’ordine nelle relazioni più importanti, bisogna puntare su nuovi modelli di autenticità e di coerenza…”

Di cosa, oggi,  siamo davvero deficitari noi adulti?

Siamo immersi nella routine, in un bagno permanente di tran tran vuoto, meccanico: cose che si fanno e ripetono per inerzia, meccanicamente, e che hanno finito col toglierci la voglia  di provare a farle.

Le espressioni più ripetute, ascoltate e dominanti, sono “E’ inutile… Non cambierà mai niente…!”  La rassegnazione è tale da lasciare che siano sempre “gli altri” a scegliere e a gestire per noi.

La politica non va? La Scuola è allo sbando? La Sanità funziona male?

L’atteggiamento nostro è sempre lo stesso.

La nostra è’ una rassegnazione che sa un poco di vigliaccheria e quel che più preoccupa è che stiamo contagiando anche i giovani.

Stiamo per arrivare a vivere alla giornata: un vivere senza ambizioni, senza sogni, senza speranze.

Ma senza progetti e ambizioni, senza sogni, si annega in un mare di condizionamenti voluti da chi ci sta usando come strumenti utili al proprio tornaconto.

Gli rimane solo una cosa per annientarci del tutto: imbavagliare i sentimenti che, ancora, riusciamo a nutrire ma che ci vergogniamo di manifestare.

Cosa fare? Suggerirei di tornare ad imitare i piccioni e da subito: imitarli non solo nell’attesa e nella pazienza – che pure nobilitano il loro corteggiarsi -, ma, soprattutto, nella certezza che le scelte di vita appartengono a ciascuno di noi, non vanno eluse né lasciate farle ad altri. Le scelte vanno fatte sempre. schivate mai!

                         [2] Bottari Francesca, Approfondimenti del 04.06.2013

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