HomeLa RivistaAttualità e Amarcord1944: QUEL CRONISTA SPONTANEO CHE PER LE VIE DELLA CITTA’ ASCOLTO’ PAROLE DI PACIFICAZIONE INCONCLUSA DOPO 80 ANNI

1944: QUEL CRONISTA SPONTANEO CHE PER LE VIE DELLA CITTA’ ASCOLTO’ PAROLE DI PACIFICAZIONE INCONCLUSA DOPO 80 ANNI

1944: QUEL CRONISTA SPONTANEO CHE PER LE VIE DELLA CITTA’ ASCOLTO’ PAROLE DI PACIFICAZIONE INCONCLUSA DOPO 80 ANNI

di Marcello Matelli

Nella parte finale del libro scritto 60 anni fa con Giuseppe Lisciani (“Teramo dal Fascismo alla Resistenza”, Ceti edizioni), è inserito “il diario di un uomo della strada”. Interessantissima testimonianza di Pietro Lucci, avvocato e singolare cronista spontaneo, che di giorno in giorno annota ciò che vede e sente, andando in giro per la città. Il vecchio professionista mi affidò il prezioso diario e ritenni importante pubblicarlo per far rivivere ai lettori eventi ed atmosfere di quei mesi di fuoco. Ecco una sintesi di come i cittadini vissero il movimentato giugno 1944, con le truppe tedesche che durante la ritirata fecero saltare anche la centrale elettrica e quella telefonica. Seguirono giorni convulsi con esplosioni, rapine, interruzioni di acqua e luce. All’ospedale civile demolita la camera operatoria e al cineteatro “Apollo” la macchina cinematografica. Si mosse una commissione di cittadini con in testa il vicario vescovile per scongiurare spogliazioni e vendette. Da due giorni non funzionava la radio e nessuno sapeva dove fossero arrivate le truppe di liberazione.

La federazione fascista chiusa e abbandonata. La maggior parte della classe dirigente in fuga o agli arresti. Memorabile la liberazione del capoluogo. Salvato il ponte San Ferdinando, strategico per i collegamenti urbani, nel giugno 1944 la città in festa attende l’ingresso dei partigiani. Alla testa del corteo c’è Armando Ammazzalorso su un cavallo bianco, con i capelli raccolti ai lati del volto in due lunghe trecce. Gli uomini della Resistenza sono calorosamente applauditi, seguiti da molti contadini che con loro sono scesi dalla montagna per partecipare alla festa di tutti. Uno degli uomini di Ammazzalorso porta bene in vista un ritratto di Garibaldi. Dopo poco, la finestra centrale della prefettura si spalanca e dal salone emerge la figura del comandante Ammazzalorso. Primo a prendere la parola il vice-prefetto Labisi, che dice alla folla: “Devo solo presentare il vostro concittadino eroe Armando Ammazzalorso. Da oggi lo Stato a Teramo è Ammazzalorso. Da questo momento tutti, a cominciare da me, dobbiamo ubbidire a lui!”. Breve il discorso del capo dei partigiani che, dopo aver invitato alla calma e alla ripresa delle attività, conclude: “Una preghiera vorrei rivolgervi: siate generosi, perdonate i fascisti”.

Un nobile invito alla pacificazione, purtroppo non condiviso da tutti. Tant’è che, per assicurare l’ordine pubblico, sui muri della città appare un’ordinanza a firma Ammazzalorso per annunciare severe punizioni a norma di legge, contro chi arbitrariamente arreca danni a persone o cose. Una pacificazione difficile e non ancora conclusa dopo 80 anni da quei tragici eventi.

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