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QUANDO A TAVOLA SERVIRONO AL PRESIDENTE KENNEDY UN PREGIATO TARTUFO CUCINATO COME UNA PATATA LESSA

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QUANDO A TAVOLA SERVIRONO AL PRESIDENTE KENNEDY

UN PREGIATO TARTUFO CUCINATO COME UNA PATATA LESSA

                                                               di Marcello Martelli

A 60 anni dall’attentato, emerge un curioso particolare del tutto sconosciuto, quando l’avv. Gianni Agnelli fece visita alla Casa Bianca al presidente Kennedy. Il biografo Einaudi svela che il numero 1 della Fiat gli “portò in dono una prelibatezza piemontese, un tartufo bianco gigante. Quella sera, lo servirono a cena: bollito, come una gigantesca patata». Ecco un’altra evidente conferma: anche il “re della tavola” non ha avuto una vita facile per conquistare palati eccellenti. Infatti, pochi lo sanno e nessuno lo dice, ma l’Abruzzo è il maggior produttore al mondo di tartufi. Fino a mezzo secolo fa, non tutti conoscevano l’esistenza e il valore del tartufo nella nostra regione. Oggi molti conoscono e apprezzano il re della tavola, la gemma sotto terra, il diamante vegetale. Eppure, sono in tanti a non rispettare l’ambiente in cui la preziosa specialità nasce e si riproduce, fino a compromettere una risorsa sia economica che gastronomica. Perché il mestiere del tartufaio non si inventa dall’oggi al domani. Chi volesse comunque provare l’ebbrezza di trovare un tesoro di altissimo valore economico e gastronomico (il tartufo ormai è al livello delle pietre preziose), potrà partecipare a una delle tante visite guidate da esperti cercatori nei boschi. Il cavatore deve imparare a “leggere l’ambiente” nel quale si muove, capirlo e rispettarlo. La raccolta del tubero è un’attività delicata, che ha le sue tecniche e i suoi rituali, tanto che spesso non si parla di “raccolta”, ma di “caccia” al tartufo. In Abruzzo, purtroppo, siamo ancora alla fase primitiva della ricerca, come esattamente si verifica per la raccolta nei boschi dei funghi porcini e per la pesca delle trote nei fiumi. Ora è il turno del tartufo, anche se in molte zone, per iniziativa delle autorità locali, si sta correndo ai ripari. Guardaboschi e addetti alla vigilanza si danno da fare per fermare l’esercito dei “senza regole” e per tutelare un prodotto che è una vera ricchezza. Negli ultimi anni, comunque, si evidenzia un incremento nelle attività di controllo. Da non sottovalutare che quella intorno al tartufo e ai suoi derivati è una realtà economica ed occupazionale rilevante. Qualche tempo fa, invitato dall’associazione ecologica di un piccolo paese abruzzese, conosciutissimo per i tartufi, partecipai a un convegno con mostra-mercato per iniziare l’opera di sensibilizzazione di politici e amministratori. Con l’obiettivo di creare un marchio di tutela e agevolazioni fiscali, per incentivare i molti giovani che in questa attività possono trovare una valida e redditizia alternativa alla carenza di occupazione, endemica nelle zone interne abruzzesi.

 

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