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FERRARI IN MOTO: GRINTA, CORAGGIO E…PREPARAZIONE FISICA

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FERRARI IN MOTO: GRINTA, CORAGGIO E…PREPARAZIONE FISICA

Sono molto colpito dal fatto che nessuno (e se mi è sfuggito me ne scuso) abbia ricordato e celebrato i 70 anni di Virginio Ferrari, il pilota che riallineò le ambizioni internazionali del motociclismo italiano arenatosi nel dopo-Agostini.

Virginio, lanciato dalla meravigliosa vittoria al Nurburgring del 1978 (il Nurburgring “vero”, quello di 22,835 Km!!), nel 1979 contese il titolo mondiale a Kenny Roberts e arrivò veramente a un passo dal sogno (sogno poi naufragato nella rovinosa caduta di Le Mans)

Aveva tutte le carte in regola per fare una carriera ancora migliore: era pulito nella guida e allo stesso tempo grintoso e coraggioso, fu il primo fra i suoi colleghi a curare una preparazione fisica maniacale. Persino bello e anche abile nell’eloquio e nella comunicazione. Non sempre fece le scelte migliori, non sempre venne consigliato alla perfezione. E così negli anni ’80 non fu lui a raccogliere i frutti di quella sua semina meravigliosa, ma altri giovani moschettieri della sua generazione, a cominciare da Marco Lucchinelli che ne ereditò virtualmente la moto nel Team Suzuki-Gallina e poi Franco Uncini (ultimi due campioni del mondo italiani della 500 prima che – quasi vent’anni dopo – arrivasse San Valentino da Tavullia)

Ho seguito Virginio per mari, monti ed… autodromi. E’ indubbiamente uno dei piloti a cui ho voluto più bene: ed è sempre una gioia ritrovarlo. Avrebbe potuto fare di più? In pista certamente sì (anche se a fine carriera si consolò con un bel titolo mondiale di F.TT con la Bimota). Fuori dalla pista ha dato prova della sua intelligenza e della sua precoce managerialità

Un aneddoto fra mille? Il 13 maggio del 1979 al Gran Premio delle Nazioni a Imola. Cadde rovinosamente in prova. Per sua fortuna a bordo pista c’era un angelo, ovviamente il Dottorcosta che fece subito le cose giuste. Virginio era ancora – semincosciente – sulla Clinica Mobile, Claudio mi chiamò e mi disse: “Sali e vediamo se ti riconosce e come reagisce. Poi io mi regolerò”. La cosa funzionò (anche se il contenuto del nostro dialogo, piuttosto…sapido, appartiene all’inviolabile sacralità dei ricordi). “Adesso rattoppo quello che c’è da rattoppare e domani lo mando in pista – sentenziò Claudio – : perché o sale in moto subito senza pensarci o non ci salirà mai più”. Virginio prese il via con molto timore, poi ritrovò grinta e motivazioni. Arrivò splendidamente secondo dopo Roberts, facendo il giro più veloce: fu quarto nel successivo GP di Spagna, secondo in quello di Jugoslavia e un mese dopo trionfò ad Assen balzando in testa al Mondiale. Poi, purtroppo, quel titolo non riuscì a conquistarlo. Ma restò la luce di quella stagione bellissima.

Auguri Virgi: da Zio Marino!

 

(Marino Bartoletti– Facebook – 19 ottobre 2022)

 

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