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LA PRINCIPESSA DIANA E…”LA CENA DEGLI DEI”

I Post della Settimana /72

La Principessa Diana e… “La cena degli Dei”

  • Oggi, nel venticinquennale della sua scomparsa, in tanti hanno ricordato la principessa Diana. Difficile e forse inutile cercare di aggiungere qualcosa all’effluvio di parole stampate e dette. E così, con la complicità non richiesta di Giorgio Serra – Matitaccia (dalla cui memorabile tavola ho stralciato la parte in cui è ritratta Lady D), mi limito a dedicarle alcuni piccoli brani tratti da “La Cena degli Dei” di cui è protagonista assieme al Grande Vecchio, a Luciano Pavarotti, a Francangelo e a tutti gli altri amici che mi mi segue conosce perfettamente. Credo che in queste poche righe ci sia molto di lei

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….Diana aprì con garbo la busta con l’invito. Ne gradì l’eleganza. Sorrise nel leggere quel HRH. “Apprezzo la vostra cortesia, ma qui siamo veramente tutti uguali: e, poi se mi conosce, sa bene quanto fosse forte il mio desiderio di normalità. Un desiderio che credo di aver pagato molto caro”….

….Apparve lei, Lady D, sfacciatamente elegante nella sua mise quasi sportiva. Lo aveva anticipato a Francangelo e lo aveva fatto davvero: jeans firmati con un piccolo strappo sul ginocchio, scarpe rosse a tacco alto, camicetta bianca elegantissima sulla quale aveva appuntato il red ribbon della battaglia contro l’AIDS. Il resto lo facevano il suo caschetto biondo e il suo sorriso. “Piacere, sono Diana”….Gli sguardi ammirati dei presenti si incrociarono gli uni con gli altri prima che scoppiasse il più spontaneo ammirato e inatteso degli applausi. Big Luciano, già in lacrime, fece per andarle incontro, quando capì che era una gioia che doveva riservare per primo al Commendatore. Che infatti si fece avanti e le baciò la mano dicendole solo. “Grazie! Grazie per il dono della sua inestimabile amicizia”…. Il Maestro fu meno formale. La afferrò letteralmente fra le braccia stringendola a sé e sollevandola. Ricambiato in quel gesto d’affetto dalle mani di lei che gli cinsero il collo… Se l’amicizia pura è una delle forme più alte dell’amore, quella era davvero un amicizia purissima: e, dunque, quello era un amore unico. Che solo la morte aveva separato, ma che ora il Paradiso aveva riunito. Fra la commozione sincera dei presenti…..

….Qualcuno doveva ancora far vedere al GV il “pegno” in rosso richiesto come alternativa al dress code. Lady D portava sulla camicetta il red ribbon simbolo della battaglia contro l’AIDS che, in verità, era la prova solo di una parte del suo impegno sociale a 360 gradi, testimoniato da continui viaggi in tutto il mondo: dalla lotta contro la lebbra, a quella contro la diffusione delle armi, dall’amore per i bambini abbandonati fino alla sua vicinanza a Madre Teresa nel cui ospedale abbracciò a uno a uno i suoi “ultimi” in punto di morte. “Una Principessa, ma forse neanche una donna, ha mai fatto tanto per diffondere il bene mettendosi così in gioco in prima persona” intervenne Big Luciano. “E pensare che a Buckingham Palace c’era chi alzava le sopracciglia non capendo la colossale dimensione umana di quello che faceva”. Diana gli appoggiò la testa sulla spalla. Lui la accarezzò fra la tenerezza infinita di tutti quei nuovi amici che aveva davanti e che benedicevano quella cena e chi l’aveva voluta: perché non pensavano che esistesse ancora qualcosa o qualcuno, oltre i ricordi, che potesse massaggiare i loro cuori…

 

 

 

 

 

 

2) Cento anni fa nasceva il Gigante Vittorio Gassman

 

Oggi compierebbe 100 anni un gigante: Vittorio Gassman. Un gigante in tutti i sensi! Ha rappresentato i vizi e le virtù, i pregi e difetti, le sbruffonate e la simpatia, l’eroismo e la codardia, nel solco di quella narrazione spietata e meravigliosa che la commedia all’italiana ha sublimato in maniera irraggiungibile.

Fra i grandi, anzi fra gli immensi, del nostro cinema Gassman è quello che ha posseduto la più solida e inarrivabile arte teatrale, essendo stato quasi certamente l’attore più bravo e famoso dei nostri palcoscenici. Proprio per questo risulta ancora adesso quasi incredibile come sia potuto passare da Otello di Shakespeare al fante Busacca de “La grande guerra”, da Amleto a Walter, il mascalzone di “Riso amaro”, da Iago a Peppe er Pantera de “I soliti ignoti”, da Edmund Kean a Bruno de “Il sorpasso”. Pusillanime e gigantesco allo stesso tempo. Cinico e umano: ma sempre, semplicemente strepitoso. Gli altri esempi – i cento altri esempi – divertitevi a sceglierli voi. Ha corso sulla spiaggia con l’aquilone in mano nelle vesti di Artemio, il pugile ridiventato bambino de “I mostri” e ha dialogato alla pari con la morte in una delle scene più inattese e commoventi di Brancaleone. È difficile parlare di lui senza sconfinare nella retorica. In America se lo sono sognati un artista così. E a questo proposito una cosa mi va di aggiungerla: è assurdo che abbiano dato l’Oscar ad Al Pacino per “Scent of woman” e non a lui per “Profumo di donna”.

Beati e fortunati noi che lo abbiamo avuto e amato!

 

(Marino Bartoletti – Facebook – 1/9/2022)

 

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