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DALLA PRIMAVERA SILENZIOSA ALL’ESTATE BOLLENTE

Il limite / 66

Dalla primavera silenziosa all’estate bollente

di Raniero Regni

“Si tratta di stabilire se una civiltà può muovere una guerra incessante alla vita senza distruggere se stessa e senza perdere il diritto di chiamarsi civile” 

R. Carson

Sessanta anni fa, nel 1962 usciva negli Sati Uniti un libro importante, uno di quei pochi libri la cui pubblicazione segna una svolta: Primavera silenziosa. L’autrice, Rachel Carson, era una biologa marina che denunciava quello che stava succedendo al mondo animale, al mondo vivente, soprattutto piante, insetti ed uccelli con l’uso massiccio di diserbanti, antiparassitari. In quel momento furoreggiava il DDT il cui inventore, il chimico svizzero P. M. Muller, ricevette il Premio Nobel per la Medicina proprio per la sua scoperta nel 1948. La primavera in molte parti degli Stati Uniti era diventata silenziosa, ovvero senza uccelli che contavano perché l’inquinamento da sostanze chimiche usate in agricoltura assottigliava la membrana delle uova di molte specie di uccelli che non giungevano a maturazione. 

L’attacco all’equilibrio degli ecosistemi, siano essi fiumi o campi coltivati che, nel tentativo da parte degli esseri umani di togliere di mezzo piante infestanti e parassiti, intaccavano in maniera irreversibile la catena alimentare. Per poi trovarsi essi stessi a vivere in ambienti ecologicamente morti o brutti e degradati e ritrovandosi l’inquinamento da sostanze chimiche nel piatto. 

Quello che viene chiamato “deserto agricolo”, ovvero le immense distese di monoculture, mais, cereali, ecc., erano e sono vulnerabili ai parassiti perché avendo eliminato la biodiversità intaccano l’equilibrio tra le diverse specie, equilibrio che viene riaggiustato, per modo di dire, dagli agricoltori irrorando magari con gli aerei le coltivazioni con dosi sempre più elevate di anticrittogamici, antiparassitari, antimuffe, diserbanti. Aria, acqua, suolo erano inquinati. E la Carson, una donna, da sola, iniziò una battaglia che ebbe un grande seguito. Si può dire che il suo libro è la data di inizio dell’ambientalismo, ovvero della nascita della coscienza ecologica. Anche se lei morì due anni dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, proprio di cancro, una delle conseguenze più gravi dell’uso di certe sostanze in agricoltura, il DDT venne successivamente messo al bando in quanto cancerogeno certo. Anche se poi vennero inventate tante altre sostanze che progressivamente vennero usate e poi messe al bando perché pericolose per la vita umana. Ma ancora oggi se ne  fa un uso massiccio.

Oggi, la nostra estate torrida non conosce un testo equivalente al libro della Carson, capace di provocare la scossa necessaria ma, al suo posto, esiste oramai tutto un sapere diffuso intorno alla crisi climatico-ambientale, ben più grande di quello che si sapeva ai tempi della Carson. 

Oggi, le prime pagine dei giornali e dei telegiornali si sperticano con titoli e immagini di ghiacciai che crollano e di fiumi in secca. Con un linguaggio emergenziale che fa venire veramente il voltastomaco. Come se tutte questi eventi non siano stati ampiamente previsti, e non siano collegati ad un più che noto disequilibrio, ad una perdita del limite e della misura dell’azione umana sull’ambiente. Il riscaldamento globale è in atto, non è il futuro, è il presente. Anzi, nel corso della loro vita, gli adulti come il sottoscritto non avranno modo di vedere una riduzione dell’effetto serra. Se correremo subito ai ripari forse i nostri figli e i nostri nipoti vedranno un certo equilibrio ristabilirsi.  

Il linguaggio dell’emergenza è davvero dannoso, non perché non sia reale il pericolo o la catastrofe, ma perché dovremmo invece conoscere e studiare la vita di un fiume non solo quando muore, o di una foresta solo quando brucia o dell’aria quando diventa rovente, ma dovremmo studiare e far studiare a scuola gli ecosistemi. Come vivono fiumi e boschi e come funziona il clima. E’ come se di un individuo si parlasse solo del momento in cui muore e non del resto della sua esistenza. Questa è anche e sempre un’emergenza educativa. C’è un deficit di conoscenza della fisiologia della natura allo scopo di prevenire la patologia causata dall’uomo. 

Dovremmo ascoltare quelli che H. Jonas chiama “rimorsi anticipatori”, del genere: “che cosa diranno i posteri di noi, diranno ‘avevano la possibilità di fermarsi e cambiare e non l’hanno fatto, condannandoci ad un esito tragico, di cui però solo noi, i posteri, scontiamo le conseguenze’”. 

La buona notizia è che avremmo tutti gli strumenti tecnologici e le conoscenze ambientali per riequilibrare il mondo e riaggiustare il suo “climatizzatore”, ma dobbiamo cambiare modo di pensare e, in parte, anche di vivere. Il che non è detto che abbia solo il sapore amaro che di solito hanno le rinunce. 

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