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PAOLO PANELLI DA CECHOV ALLO “STONATO” APPREZZATO DA PROIETTI

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Paolo Panelli da Cechov allo “stonato” apprezzato da Proietti

Una piccola sfida ai media distratti; un dolce pensiero per me e per chi lo vorrà apprezzare. Quanti ricorderanno oggi i venticinque anni della scomparsa di Paolo Panelli, un attore la cui versatilità forse non è stata perfettamente capita? Di sicuro un artista rimasto nel cuore di tanti

A chi, giustamente, lo vede ancora nei panni del tassista Menelao Strarompi o del tuttologo Cecconi Bruno (che lo fecero diventare il personaggio televisivo forse più amato a cavallo fra gli anni ’50 e ’60), è appena il caso di ricordare che il suo percorso era iniziato nell’Accademia di Arte Drammatica recitando Cechov, classificandosi al secondo posto assoluto dietro a Tino Buazzelli e precedendo Saturnino (Nino) Manfredi. E il teatro drammatico fu per anni la sua palestra d’esordio prima che in televisione esplodessero la sua immensa fama di irresistibile battutaro.

E certamente – dopo essere diventato uno dei protagonisti vincenti delle commedie musicali più celebri di Garinei e Giovannini- la sua solidissima formazione non fu estranea, per esempio, a interpretazioni come quella di “Chiericuzzo” di “Rinaldo in campo”, dove quello che sembrava solo un personaggio comico strappò le lacrime a decine di migliaia di spettatori

Tre ricordi fra tutti (gli altri, se volete, aggiungeteli voi): il sindaco petulante di “Aggiungi un posto a tavola”, l’ironico e saggio papà falegname – lui che nella vita amava costruire mobili per hobby nella sua “bottega” di casa – nel “Conte Tacchia” (“A lavora’! Dovete anna’ a lavora’!”), il nonno ex carabiniere – apparentemente suonato, ma neanche tanto – in “Parenti Serpenti”

Visse gli ultimi anni schiantato dalla morte precoce di Bice Valori, il suo grande amore nella vita e nella scena. Ma ricordarlo per “boni, state boooni” sarebbe un insulto alla sua bravura mai ostentata, eppure inimitabile

Era stonato Paolo, me ricordo e tutti ce ridevano, per cui/

era difficile formà ‘n’accordo, quanno ner coro c’era pure lui/ Ma nun era da coro, era ‘n’solista! E me sò sempre chiesto come fa/ e ce riesce solo chi è ‘n artista, a trasformà ‘n difetto in qualità” (Gigi Proietti)

(Post di Marino Bartoletti – Facebook 19/05/2022)

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