HomeEditorialiLA MAMMA “PADRONE” INCATENA LA FIGLIA. INFANZIA E ADOLESCENZA: CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

LA MAMMA “PADRONE” INCATENA LA FIGLIA. INFANZIA E ADOLESCENZA: CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

 

Editoriale / 58 

LA MAMMA “PADRONE” INCATENA LA FIGLIA.

INFANZIA E ADOLESCENZA: CHI CONTROLLA I CONTROLLORI?

                                                                                               di Pierluigi Palmieri

 

……Per potersi sviluppare armoniosamente ogni bambino ha bisogno di ricevere attenzione da parte degli adulti che lo prendano sul serio, gli vogliano bene e lo aiutino a orientarsi nella vita, Ha bisogno di amore, rispetto, comprensione, gentilezza. Se verrà trascurato, disprezzato, circondato da violenza o fatto oggetto di maltrattamenti, ma anche schiaffi sulle mani o sculacciate egli ne riporterà un danno. Anche se non verrà trattato male, ma sarà non capito o frainteso, il suo sviluppo prenderà una strada sbagliata, subirà una deviazione…..(M.Montessori)

 

Questa Rivista in specifiche sezioni, oltre che con gli  Editoriali, dedica costante attenzione alla scuola e ai vari aspetti dell’educazione (dalla formazione all’ambiente, dalla salute all’arte, dallo sport alla poesia e alla psicologia) per la firma di addetti ai lavori come  Regni, Puzzu, D’Amico, Di Ianni, Mazzocco e Menditto, ai quali si aggiungono gli approfondimenti di professionisti come Travaglini, Martelli e Rico.

            Nel creare questa testata e nel costruire questo gruppo redazionale, che personalmente, forse con un po’ di presunzione, ritengo venga “invidiato” da molte delle altre cosiddette maggiori, abbiamo creduto fermamente nella possibilità di sostenere con la nostra  “critica”, ovviamente costruttiva, chi è deputato a garantire il buon  andamento della nostra vita civile.

            Non abbiamo dovuto aspettare la pandemia e la guerra per criticare le scelte strategiche, se le si può definire così, della politica scolastica, ma anche l’inadeguatezza delle soluzioni “tampone” per il precariato del docenti e per la loro formazione e quelle ancor più estemporanee sui programmi e sulla valutazione degli studenti. Basti pensare all’invenzione degli ormai famigerati 24 crediti formativi per l’accesso ai concorsi a cattedre per i docenti e all’annuale “balletto” delle prove per gli esami di maturità degli studenti. I “crediti” rilasciati alla spicciolata prevalentemente per via telematica, sono serviti solo ad impinguare le casse dalle Università. Le prove  scritte negli  esami di Stato sono state prima ridotte,  poi abolite  e quindi ripristinate a due, creando, come per il vino, la maturità “d’annata”.

            Con questi presupposti, appare del tutto inutile domandarsi come sia possibile che una madre “padrone” sia riuscita a tenere in scacco per anni il sistema socio – assistenziale e quello scolastico  del suo paese. La domanda diventa chiaramente retorica.

L’ultimo  episodio di “cronaca nera”, che vede in primo piano la scuola, è accaduto  ad Avellino, dove si è scoperto che una bambina ha subito per anni le violenze della madre, che la incatenava al letto. non le consentiva di lavarsi, le dava da mangiare una volta al giorno, e la malmenava.  In un’occasione, le aveva  procurato addirittura la frattura di un braccio. Meno di un mese fa, ho “criticato”, il pestaggio a sangue di una tredicenne all’interno di un istituto di Anzio da parte di un gruppo di compagni di classe e le gravissime offese lanciate  in chat contro un bambino autistico dalle sue maestre di una scuola dell’infanzia e l’assegnazione di un compito assurdo a bambini di 6-7 con l’invito a disegnare i gironi dell’inferno e a collocarvi i nomi dei compagni che… “ vorrebbero vedere morti”. Questi ultimi episodi sono accaduti a Roma, mentre qualche settimana prima era toccato al prof.   “porcone” che a Cosenza  proponeva alle alunne  la sufficienza in matematica in cambio di foto a seno nudo!

Con i fatti di Avellino il disgusto, mai sopito, che ho esternato in quell’articolo del 17 aprile (LE ARMI SPUNTATE DELLA MINERVA” CONTRO BULLI E MAESTRE FUORI DI TESTA: COSI’ LA SCUOLA MUORE – Centralmente) si è ripresentato in tutta la sua pesantezza, per l’ennesima prova di superficialità, se non di indifferenza, della scuola cosiddetta “attiva” e dei servizi cosiddetti “sociali”, e, tanto per non farci mancare niente, anche dei Carabinieri.  Gli uomini dell’Arma  erano riusciti a rintracciare la bambina quando era fuggita di casa, ma non avevano approfondito  le relative indagini, come del resto le assistenti sociali. La carenza maggiore comunque va attribuita alla scuola che, come istituzione ha evidentemente trascurato di attivare un fattivo e doveroso rapporto con la famiglia di una bambina che, pur nella sua ingenua “omertà”, non poteva certamente nascondere i segni della denutrizione, delle percosse e della scarsa igiene personale. La sorella più grande, condizionata dalle minacce della pseudo- mamma, ha aspettato la maggiore età per denunciare i maltrattamenti. In TV, a Storie Italiane, una delle maestre in servizio all’epoca dei fatti ha dato informazioni dettagliate, ma comunque  a posteriori , e ha dichiarato che aveva  evitato di incontrare la madre della sua alunna perché “sapeva” che  non sarebbe stata disponibile al dialogo con la scuola. Che dire? Non ci resta che piangere !?!.

Come una ciliegina sulla torta in questi giorni ci siamo sorbiti gli esiti della Consultazione pubblica  “La scuola che vorrei”,promossa dal Garante per l’Infanzia e per l’Adolescenza, che ha propinato a ragazzi dai 14 ai 18 anni un questionario che avrebbe dovuto fornire utili indicazioni per il cambiamento del modello scolastico. Ai ragazzi è stato chiesto di esprimere il loro parere sull’importanza  nella scuola degli spazi, della didattica, della tecnologia, della valutazione e del territori. Sono chiaramente tutte voci fondamentali nel sistema organizzativo della scuola, ma dagli esiti del sondaggio e  dalla lettura dei risultati e dei relativi grafici multicolori,  è emersa soltanto, e non poteva essere diversamente, una più che scontata propensione dei giovani interpellati al cambiamento. L’iniziativa di per sé si è rivelata debole e condizionata dalla volontà di dimostrare a tutti i costi l’apertura all’ascolto dei minorenni .  Nell’introduzione al documento che rende noto il risultato la Garante per l’infanzia e per l’adolescenza enfatizza sulla mission istituzionale dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, per la quale “l’articolo 12 della Convenzione di New York del 1989 sull’ascolto e la partecipazione dei minorenni assume valenza trasversale e portante”. Il paradosso sta proprio qui. Il fianco della  struttura che dovrebbe, per definizione garantire il rispetto delle migliori condizioni della vita dei bambini e degli adolescenti, in particolare nell’ambiente scolastico, risulta chiaramente scoperto.

L’ascolto degli studenti, di tutte le età bambini in primis, deve costituire la colonna portante dell’insegnamento, un vero e proprio postulato. Ma si tratta di un ascolto ben diverso da quello modaiolo dei sondaggi che sanno tanto di “fumo negli occhi” e di “nascondere il capo nella sabbia”, e, peggio ancora,  producono sterili dichiarazioni di intenti. Le soluzioni all’inefficienza del sistema scuola non possono e non devono venire dalle sue stesse “vittime”, a cui con un “controllo” attento e mirato la società deve al contrario “garantire” il più corretto  delicatissimo servizio educativo.  L’insegnante, la maestra prima del professore, fino dalla scuola dell’infanzia, deve cioè assolutamente entrare in empatia con il suo alunno e compensare alla bisogna le lacune degli altri soggetti dell’educazione.

Carissima dottoressa Carla Garlatti, Garante per l’infanzia e per l’adolescenza, urge uno scatto in avanti. Usi la Sua formazione giuridica e la sua esperienza di Giudice minorile per predisporre un piano di formazione che garantisca un minimo di  controllo sulle capacità di ascolto  di chi ha la responsabilità dei servizi educativi e sociali sul territorio. Per questi soggetti va  postulata la “conoscenza” profonda  del bambino e dell’adolescente. Alla comprensione del vero significato dell’assunto montessoriano “il bambino è padre dell’uomo” , non si arriva attraverso  i questionari dei sondaggi, bensì con la competenza e la consapevolezza. Dal Suo documento riscontro che i questionari sono stati preparati con la consulenza di Italo Fiorin, già docente della LUMSA. Le suggerisco di prendere nota dei contenuti del testo, distribuito in questi giorni nelle Edicole unitamente al quotidiano la Repubblica, dell’attuale Ordinario  di Pedagogia Sociale di quella Università. Raniero Regni. Ne potrà trarre le  idee guida per la formazione di “garanti per l’infanzia e per l’adolescenza” da impiegare in ogni scuola. Aiutiamoli a crescere, è il titolo emblematico del libro di Regni, che peraltro ci gratifica con i suoi  contributi settimanali in questa Rivista. Un’altra raccomandazione da non dimenticare, tra le tante più significative, c’è quella, imprescindibile, di “creare un ambiente adatto” a scuola (un principio in questa sede ben espresso nella  foto qui sotto)

Dal capitolo intitolato significativamente I bambini alla conquista dell’indipendenza, di ispirazione tutta montessoriana, ho tratto l’incipit di questo editoriale, che suggerisco di ri-leggere con attenzione.

In conclusione, condivido il pensiero di  M. Montessori che “non crede che il il bambino sia un essere corrotto dal peccato originale, che perciò debba essere tenuto severamente sotto controllo perché non devii dalla retta via”. Non a caso, ci ricorda Regni, la Montessori chiama il bambino “l’amato incompreso”. Ritengo invece che debbano essere  tenuti severamente sotto controllo siano tutti i soggetti dell’educazione per i quali i fondamenti dell’educazione devono essere dei “comandamenti”. Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, istituito in via “sperimentale”, potrà confermare la sua ragion d’essere solo nel rispetto di questo principio..

Altrimenti…”Chi controlla i controllori?”.

 

 

 

 

 

 

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