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TRILUSSA, TOLSLOJ: ” QUER POPOLO COJONE” E ” LA LEGGE ZOOLOGICA DELLE API” Copia

EDITORIALE /49

Trilussa e Tolstoj​: “quer popolo cojone” e “La legge zoologica delle api                                                                           di Pierluigi Palmieri

“….Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili….” (Trilussa, Ninna Nanna della guerra, 1914) 

“Perchè mai milioni di uomini si sgozzarono, pur sapendo da che mondo è mondo, che fisicamente e moralmente questo era un male” (Tolstoj, La guerra e la pace 1869) 

 In quesi tempi di guerra, mentre  tutti i  preziosi collaboratori Rivista della domenicacontinuano a scrivere articoli all’insegna dell’ancora inascoltato “NO WAR”, sui social è diventato virale il video in cui Gigi Proietti recita la “Ninna nanna della guerra. Non possiamo fare a meno di pubblicare e commentare    la straordinaria poesia che Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri (Trilussa) dedicò ai bambini allo scoccare della scintilla che avrebbe scatenato la Prima Guerra Mondiale provocata dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando. 

Era l’ottobre del 1914 quando il poeta romano volle lanciare la sua invettiva contro dichiarazione di guerra dell’ Impero austro-ungarico al Regno di Serbia e della conseguente reazione a catena che avrebbe coinvolto nel conflitto anche l’Italia. Le immagini dei bambini che  fuggono dalle città ucraine assediate, ormai da più di due settimane, ii numeri di quelli rimasti sotto le macerie,  rendono drammaticamente attuali i versi della Ninna Nanna trilussiana, resi ancor più pregnanti dal dialetto romanesco. Dedichiamo soprattutto  a quelli nati sotto le bombe i versi della seconda strofa “Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai -tante infamie e tanti guai- che succedeno ner monno- fra le spade e li fucili -de li popoli civili . Questo dialetto sarà per molti di loro la  “lingua nuova” che impareranno nelle famiglie e nei quartieri che li accoglieranno nella capitale d’Italia. I più grandi comprenderanno presto il senso di quel “ Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna ”.

Per non peccare di campanilismo però, mi sembra giusto non far passare inosservato un altro episodio, che possiamo definire di cronaca “buia” legato alla guerra di aggressione in atto nell’Est Europa. Si tratta dell’assurda vicenda  che ha coinvolto l’Università Bicocca di Milano  che aveva sospeso il corso su Fëdor Dostoevskij tenuto dallo scrittore Paolo Nor-  “Per  evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto momento di forte tensione” (questa la motivazione contenuta nella nota diffusa dallo stesso Nori), che  anche per le dichiarazioni del relatore del corso che ha parlato di “russofobia” ha finito per sollevare un gran vespaio. Il corso è stato poi ripristinato, ma resta la superficialità con la quale il rettorato della prestigiosa Università aveva assunto la decisione, peraltro nello stesso momento in cui il nostro Regni, ispirato proprio da Dostoevskij, grande sostenitore della pace, assegnava all’articolo (v. link sottolineato) scritto per la Rivista della Domenica della scorsa settimana  il titolo  <<NESSUN IMPERO DEL MONDO VALE LE LACRIME DI UN BAMBINO – Centralmente-. Ne raccomando la lettura unitamente a quello odierno dal titolo altrettanto significativo <<DARE IL PEGGIO DI SE’>>.

 In materia di Pace, da Dostoevskij a Tolstoj il passo è breve. Allora mi permetto di accostare il nostro Salustri (Trilussa) all’autore di Guerra e Pace, perché sotto certi aspetti il loro pensiero  nei confronti dei governanti e del “popolo” hanno molti punti in comune. L’Italiano scrive una sola pagina  con 48 versi, il romanzo del russo consta di 2094 pagine fitte fitte, ma l’assonanza è forte. Ecco che in questa occasione, dopo aver ri-ascoltato la  “Ninna Nanna”, dolce e ruda, dalla voce di Proietti ho ri-letto della “Posfazione”  di La guerra e la pace. Lì , ho individuato i significative chiarimenti destinati ai lettori,  che già dal, pur  non agevole, primo approccio con l’opera risalente a diversi lustri or sono, mi si presentarono come fondanti del pensiero e della filosofia di Tolstoj. Sono i punti numerati ( sei) che concludono il libro. Qui ovviamente non ho lo spazio e soprattutto la capacità di approfondire il parallelismo ma è evidente che  quando  il romanziere afferma che “ un evento, dove milioni di uomini si sgozzarono a vicenda, non può essere effetto della volontà di un solo, allo stesso modo che un sol colpo di piccone non abbatte una montagna” non intende giustificare né “ er Sovrano macellaro” né tantomeno “ quer covo d’assassini che c’insanguina la terra” di cui parla Trilussa. Il grande romanziere russo attribuisce forti responsabilità ai singoli uomini che si illudono di agire “in libero arbitrio” mentre seguono l’agire della collettività. (“Il legame più forte, più duraturo, più oppressivo con altri è il così detto potere, il quale nella sua vera essenza non è che una dipendenza dalla collettività. A torto o a ragione, ma sempre più convinto di questa verità nel corso del mio lavoro, io non potevo – descrivendo gli eventi del 1805, del 1807, del 1812 – attribuir valore agli atti di coloro che si figuravano di regolar gli eventi ma che meno di tutti gli altri vi partecipavano col loro libero arbitrio”). Quella è la collettività che secondo  Tolstoj obbedisce alla stessa  “legge zoologica, cui obbediscono le api distruggendosi in autunno, e per la quale i maschi delle specie animali si uccidono l’un l’altro”. Gli fa eco Trilussa con  “ quer popolo cojone risparmiato dar cannone!

La  denuncia  di Tolstoj  si riferisce ad eventi dell’epoca napoleonica, quella di Trilussa alla Grande guerra scoppiata esattamente cento anni più tardi. Oggi, passato un altro secolo, con il rischio di un terzo conflitto mondiale, riascoltiamo la voce accorata di Gigi Proietti che sussurra “Fa la ninna, cocco bello, finché dura sto macello: fa la ninna, chè domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima”. … “E riuniti fra de loro senza l’ombra d’un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro ”…….

La Ninna nanna della guerra

«Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;

che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra

sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura
sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!»

Gigi Proietti “Ninna nanna della guerra” di Trilussa – Ballarò 17/11/2015 – Bing video

 

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