HomeLa RivistaERCOLE BALDINI SUL PODIO OLIMPICO DI MELBOURNE 1956: L’INNO D’ITALIA NON PARTE?…NO PROBLEM LO CANTANO GLI EMIGRANTI…

ERCOLE BALDINI SUL PODIO OLIMPICO DI MELBOURNE 1956: L’INNO D’ITALIA NON PARTE?…NO PROBLEM LO CANTANO GLI EMIGRANTI…

POST della settimna / 43

La competenza di Marino Bartoletti continua a brillare anche sui “Social”.  E’ inimitabile il modo signorile con cui si rapporta anche con i supponenti e gli ignoranti. Anche i nostri lettori lo apprezzano esplicitamente, per cui troverà sempre più spazio in questa  sezione della nostra Rubrica della Domenica che è nata per premiare con la massima diffusine i post che non appartengono alla categoria della banalità

Ercole Baldini sul Podio olimpico  di Melbourne 1956: L’Inno d’Italia non parte?…. No Problem lo cantano gli emigranti..

Quest’uomo, questo campione si chiama Ercole Baldini: dal 1956 al 1958 è stato più forte ciclista del mondo: ma soprattutto è stato il primo sportivo a farmi battere fortissimo il cuore.

Oggi compie 89 anni: e io gli voglio bene come quando vinse l’Olimpiade, o il Giro d’Italia, o il Campionato italiano, o il Mondiale su strada (il primo dopo Coppi), o quando sbriciolò – da dilettante – il record dell’ora. Tutto in tre anni: poi qualche infortunio e un’approssimativa gestione di un fisico molto complesso lo fece declinare prima del previsto (anche se compì altre imprese passate alla storia come la vittoria con la maglia iridata del tappone alpino Col de Lautaret- Aosta del Tour 1959)

Grazie a lui Fausto Coppi conquistò l’ultima vittoria della sua leggendaria carriera (il Trofeo Baracchi a coppie del 1957). Grazie a lui, visto che in questi giorni si parla tanto di Australia, un’intera colonia di lavoratori italiani in quel lontano Paese pianse di felicità quando vinse proprio a Melbourne le Olimpiadi del 1956.

Ercole – ventitreenne – giunse sul traguardo da solo, quasi per dispersione. Salì sul gradino più alto del podio, la bandiera tricolore venne issata sul pennone. Davanti a lui migliaia di nostri emigranti (non trattati benissimo in quegli anni) col cuore gonfio d’orgoglio si accingevano ad ascoltare e a cantare la cosa più bella che potessero immaginare: il loro – il nostro – inno, per poter tornare nelle fabbriche il giorno dopo e poter dire: “Hai visto come sappiamo vincere noi italiani?”. Ma l’inno non partì mai, perché gli organizzatori non prevedendo la vittoria di Ercole, si erano dimenticati il disco. E così dal fondo di quella platea ammutolita e mortificata partì il vocione di un operaio dell’Isola d’Elba, Gualberto Gennai, che intonò “Fratelli d’Italia”. E quei nostri fratelli lontani ebbero un sussulto ormai insperato. E quell’inno nato dal nulla divenne un coro di sfrenata felicità e di smisurata fierezza di un piccolo esercito di uomini quotidianamente umiliati (ricordate il bellissimo film di Alberto Sordi “Bello, onesto, emigrato in Australia”?) ma, in quel momento, affrancati da ogni sofferenza.

Eppure durò poco il loro canto. Perché dopo una manciata di secondi soffocò nel groppo in gola e nei singhiozzi degli stessi che l’avevano intonato: incapaci di proseguire per la commozione. Mai l’Inno di Mameli era stato più breve e più bello! ​ Gualberto Gennai diventò un apprezzato imprenditore, presidente dell’Associazione “Gli Elbani nel Mondo”. Ercole è una meravigliosa quercia di quasi novant’anni. A Melbourne, per ricordare quell’episodio, c’è una piazza che porta il suo nome

(Marino Bartoletti- Facebook- 26/01/2922)

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