HomeLa RivistaCultura&ArteIL MACTE DI TERMOLI OSPITA LE OPERE DI LISETTA CARMI

IL MACTE DI TERMOLI OSPITA LE OPERE DI LISETTA CARMI

Il Macte di Termoli è una realtà viva e costante unica nel Molise, a raccontare la Modernità ed il contemporaneo nelle arti figurative.

Nonostante la sua recente fondazione, la gestione colta e attenta della direttrice, Caterina Riva, ha saputo integrare il già consistente patrimonio di opere provenienti dalla collezione permanente con esposizioni di altro profilo culturale.

 Due sale del museo ospitano, difatti, una selezione di opere che narrano le diverse interpretazioni di “paesaggio”, attraverso i quadri provenienti dalle varie sessioni del Premio Termoli a firma di Elisa Montessori, Bianca Santilli, Mario Schifano, Giulio Turcato, Eugenio Carmi.

   

La attuale proposta espositiva  riguarda la mostra della fotografa Lisetta Carmi, una delle esponenti più significative della fotografia italiana del XX secolo, a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini. La mostra già allestita al Man di Nuoro è stata ridisegnata appositamente per gli spazi del MACTE e corredata da uno splendido catalogo  Voci allegre nel buio, fotografie in Sardegna 1962-1976, con saggi critici di Etienne Bernard e Nicoletta Leonardi.

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Lisetta Carmi (Genova, 1924) nasce da una famiglia borghese di origini ebraiche e, durante il fascismo a causa delle vergognose leggi razziali emanate sarà per questo, giovanissima, costretta all’esilio in Svizzera. Dopo un lungo periodo dedicato alla musica e al pianoforte, Lisetta Carmi abbandona la carriera di pianista per dedicarsi alla fotografia come mezzo di impegno politico e di personale ricerca interiore. Autodidatta, impara le basi del mestiere lavorando per tre anni come fotografa di scena al teatro Duse, nella sua città.  A Genova esordisce con una serie di reportage di impegno sociale, fra i quali quello su I lavoratori del porto di Genova.

La sua ricerca nel sociale attraverso la fotografia prosegue nella produzione di reportages realizzati durante i numerosi viaggi in Israele tra il 1958 e il 1967, in America Latina nel 1969, in Afghanistan, il Pakistan, India e il Nepal.  Nel 1972 pubblica il volume I travestiti che ingaga la realtà omosessuale. La pubblicazione provoca scandalo fra i soliti perbenisti. Tra il 1962 e il 1974 è frequentemente in Sardegna, documentando con i suoi scatti la realtà sociale di alcuni territori interni dell’Isola, i modo particolare quelli della Barbagia di Orgosolo.

   

La rassegna è stata riconfigurata per gli spazi del MACTE ponendo l’accento su quei tratti in comune che caratterizzano il paesaggio del Sud Italia: il paesaggio che si modifica con l’intervento umano, i corsi d’acqua, la pastorizia e la montagna si accompagnano a ritratti di vita sociale, di lavoro e di celebrazioni. È dunque una rilettura della mostra prodotta dal MAN di Nuoro nel 2020, dove le 70 opere in mostra raccontano quel paesaggio naturale e sociale condiviso da Sardegna e Molise e, oggi, quasi scomparso. Questa, insieme al alcuni scatti che documentano la sciagurata industrializzazione dell’Isola, è  la fotografia di questa  bellissima mostra ancora visitabile sino al 16 gennaio 2022.

   

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