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Inflazione, quando?

Nelle stanze più nascoste ed ovattate dei palazzi della finanza da qualche tempo è stata avviata nel più assoluto riserbo   uno studio approfondito sulla dimensione che dovrà assumere il prossimo processo inflattivo. Dal modo in cui ho posto il problema si intuisce che non sarà una inflazione fuori controllo ma sarà pilotata dalla geopolitica mondiale i cui interpreti principali, come al solito, saranno gli USA e la Cina. Questo, tra i tanti segnali, mi fa pensare che l’inflazione sarà il tema economico-finanziario più importante una volta messa sotto controllo l’attuale crisi sanitaria.

Per il momento l’inflazione la si vede solo a livello di costi a causa dei ritardi nei flussi di lavoro presenti in tutti i processi produttivi (volgarmente chiamati colli di bottiglia). In un secondo momento l’inflazione passerà ad attaccare i profitti per il fatto che le imprese saranno portate ad aumentare il loro margine di utili. Successivamente, poiché le condizioni monetarie e finanziarie tenderanno a rimanere “molto accomodanti”, così come più volte ribadito dalla BCE e dalla FED,  la domanda rischierà di essere presa in una spirale di crescita fino ad innescare la rincorsa tra prezzi e salari che, alla fine, conclamerà l’inflazione monetaria.

La mia idea è che la FED tramite le parole e le  decisioni del suo presidente Jerome Powell  si accollerà volutamente il rischio dell’inflazione  perché in quel rischio ci vede  la opportunità di un un ritorno al passato, quando la bolla del

2008 non era ancora deflagrata.

Ricordiamoci che il bilancio della FED è raddoppiato in sole 79 settimane raggiungendo  7964 miliardi di dollari e che il governo federale sta programmando di allargare, per il prossimo quinquennio, .il debito pubblico di 3000 Mds di dollari ogni anno.

E ricordiamoci anche che nel 2020  la Cina ha visto aumentare il suo debito di 5800 Mds di dollari  e che nei primi due mesi del 2021 esso è aumentato di altri 2000 Mds di dollari.

Su base mondiale il fenomeno è senza precedenti e di riflesso finisce per contagiare  in maniera esplosiva i bilanci delle banche centrali   i cui governi sono costretti a gestire, anche qui a cascata,  deficit sempre più pesanti sui quali poi dovranno corrispondere gli interessi.

Il quadro appena rappresentato non potrà che peggiorare ulteriormente perché, se è vero che l’economia mondiale è sul punto di risollevarsi dopo i fatti del 2008 e della pandemia ancora in atto, non vedo come i governi possano  trovare la determinazione necessaria per ridurre  in modo significativo le misure espansive senza precedenti sin qui adottate, sia monetarie che  budgetarie.

E’ evidente che il progetto di forzare l’inflazione è messo in atto in modo più o meno concertato e facendo anche il possibile affinché nessuno se ne accorga, ma lo scopo finale, chiaro e lampante, è quello di ridurre il peso dei debiti pubblici.

E i 400 milioni di europei dovranno subire tutto questo? Ne parleremo fra qualche settimana aspettando che la Commissione nel frattempo ci spedisca la fiala della sopravvivenza .

di Mario Travaglini

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