Editoriale / 145
Se non la smettete di “menà”
di Pierluigi Palmieri
Mancano spiccioli di giorni alla fine di questo mese di febbraio,che è riuscito a conquistare il titolo di “Mese del dialetto” (v. Editoriale del n. 144 FINALMENTE IL DIALETTO!! – Centralmente ). , dopo la performance in napoletano stretto di Geolier a Sanremo e l’avvio della sperimentazione dello studio del siciliano nelle scuole dell’isola più grande del Mediterrane.
Ecco che il più corto dei mesi, pur in un 2024 bisestile, si candida per acquisire anche il titolo di “Mese delle bòtte”..
Eh sì!. Nella settimana appena conclusa se ne sono viste delle belle (si fa per dire!) sia in campo (nel vero senso della parola) sportivo, (ari-“si fa per dire!”) sia nelle scuole, negli ospedali e per le strade delle città italiane. Pugni e calci negli stadi, pugni ai presidi, ai docenti e ai medici della rianimazione, e, dulcis in fundo, le manganellate agli studenti che manifestano per la fine della guerra.
Andiamo per ordine. Giovedì è arrivata la maxi rissa scoppiata a Praga, durante l’incontro di calcio di Europa League tra i cechi dello Sparta e i turchi del Galatasaray. Protagonisti giocatori e componenti degli staff delle due squadre, che non si sono risparmiati nello scambio di insulti e spintoni. e poi di calci (come poteva mancare la specialità del gioco del pallone?!), Alle bòtte si è arrivati a causa della direzione arbitrale dell’inglese Taylor, non nuovo a contestazioni del genere, che avrebbe espulso con troppa precipitazione un giocatore della squadra turca,
Ma, a differenza del caso che abbiamo considerato in un altro Editoriale ( con tanto di foto dell’arbitro con l’occhio sinistro tumefatto da un pugno del Presidente dell’Ankaragucu) questa volta l’ “Omino in nero” le bòtte non le ha prese. Le due squadre se le sono date di santa ragione tra loro. Qualcuno potrebbe catalogare l’episodio come di “ordinaria amministrazione”, visto che in Liguria la domenica precedente un fatto simile era avvenuto, in un incontro tra due squadre di “dilettanti”. Qui, in una gara di Terza Categoria, la più bassa di tutte,, quella in cui di dovrebbe praticare il calcio esclusivamente per “diletto”, la realizzazione di un goal all’ultimo minuto da parte della squadra locale, la Castagna 2023 ha scatenato una rissa non meno maxi di quella di Praga. nel corso della quale un giocatore della Monconesi ha oreso a pugni due avversari spedendone uno al Pronto Soccorso. Come dire dal diletto al letto di ospedale.
Immaturità, emotività, ineducazione sono i denominatori comuni tra Terza Categoria “dilettanti” italiana e Europa League “professionisti”. La cosa però non può e non deve mettere in discussione il valore assoluto delle regole che sono alla base del movimento sportivo in generale.
Certamente meritano una lettura meno superficiale le “bòtte” ricevute dagli studenti che manifestavano a Pisa e Firenze per la fine dei bombardamenti a Gaza. Premetto che la finalità che si vuole raggiungere con quei cortei oltre che legittima è anche condivisa da chi scrive, che peraltro di iniziative similari, da giovane e da adulto ne ha prese a iosa, L’attenzione va posta appunto sul tema della legittimità. Non ci sono dubbi sulla sacrosanta richiesta del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, dove donne e bambini sono vittime innocenti da porre alla pari di quelli del blitz terroristico dello scorso 7 ottobre (con una differenza di numeri che fa paura).
Sulla legittimità delle “manganellate” inferte ai manifestanti al contrario nascono interrogativi per rispondere ai quali dovrei intrattenere i lettori troppo a lungo, Mi limito a dare una mia risposta al primo e più importante, E’ giusto condannare l’intero Corpo della Polizia di Stato e l’intera Arma dei Carabinieri per la reazione “esagerata” o “troppo emotiva” di alcuni degli agenti in servizio d’ordine durante una delle 15,000 manifestazioni tenutesi in questo anno nel nostro paese? Anche se la domanda è ovviamente retorica il NO va esplicitato e ribadito. In linea con il Presidente Mattarella ( “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”) e con il Ministro Piantedosi (“Valuteremo gli eccessi”) e con il Capo della Polizia (“la libertà di manifestare non si discute”), vado a concludere questo Editoriale citando alcune esperienze, vissute personalmente, che riguardano gli ambiti che ho citato in premessa. Rrimando il discorso sulla Scuola ai miei precedenti interventi e agli immancabili ulteriori futuri approfondimenti:
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In pieno ’68, da Sergente dei Granatieri in servizio di Ronda , assistetti a Roma all’inseguimento di un manifestante che aveva provato a forzare il cordone di sicurezza predisposto dei Carabinieri a protezione della Stazione Termini. Invitato ad allontanarsi aveva sputato sulla divisa di un Tenente. Questi rivolgendosi a me e ai miei commilitoni urlava “al delinquente!, al delinquente!”. Il placcaggio alle caviglie di un militare pratico di rugby e la mia successiva presa a tenaglia alle braccia del provocatore, portarono al suo arresto..
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Dopo il congedo ripresi a giocare nel Campionato Abruzzese di Eccellenza (il termine non inganni i non addetti ai lavori perché indica la categoria che precede la Serie D), Nella cosiddetta Fossa dei leoni, campo “sportivo” (il virgolettato è d’obbligo) di Castelvecchio Subequo (AQ, fui tra i protagonisti di una vera e propria battaglia tra “menazzieri”. Era appena trascorsa la prima mezz’ora di gioco, durante la quale non si può dire che il “fair play” fosse il fattore dominante, quando il direttore di gara usando il suo fischietto a mo’ di quello di Alberto Sordi nel film Il Vigile, chiamò a sé i due capitani e, con fare imperativo, esclamò: “ se nun la smettete de menà me ne vajo e ve dengo partita persa a tutt’e dù” ( se non la smettete di giocare duro, me ne vado e faccio perdere la partita a tavolino a tutte e due le squadre”).