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Bice Saccò: Tu mi bullizzi, io ti aiuto

Sport / 153

 

S.S.S. Special Sort Story/4

“Non è grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo”

(contro il bullismo)

 

 Bice Saccò

Il bullismo e’ un fenomeno che è sempre esistito ma sta di fatto che la violenza fra coetanei è in costante e preoccupante aumento: sempre più sono i ragazzi in difficoltà, incapaci di gestire le frustrazioni che esplodono in atti di violenza o verso se stessi o verso gli altri. Il fenomeno non è nuovo nella realtà giovanile: molti di noi possono raccontare piccoli o grandi episodi di questo genere, si è stati vittime o spettatori, ma i dati recenti sembrano mostrare un aumento di questa realtà sommersa.

Il termine bullismo deriva dall’inglese bully, prepotente, che definisce il fenomeno delle prevaricazioni tra pari. Il bullismo può essere effettuato da un gruppo o da un singolo, contro un gruppo o contro un singolo e si protrae nel tempo rendendo difficile per la vittima sottrarsi all’abuso.

Nella fascia di eta’ che va dagli 11 ai 17 anni il 20% subisce atti di bullismo. Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Oltre il 55% delle giovani 11-17enni è stata oggetto di prepotenze qualche volta nell’anno. Il 9,9% delle ragazze subisce atti di bullismo una o più volte a settimana, contro l’8,5% dei maschi. La percentuale di soggetti che dichiara di avere subìto prepotenze diminuisce al crescere dell’età. Il Nord del Paese è interessato da un più alto tasso di episodi di bullismo.

Il fenomeno aumenta in intensità e virulenza se gli atti di bullismo sono effettuati via social.

Le persone con disabilità hanno una doppia probabilità di subire violenza, e circa il 38 per cento dei bambini con disabilità subisce atti di bullismo o cyberbullismo da parte dei propri coetanei.  Special Olympics é un programma internazionale che con lo Sport Unified, che fa gareggiare e giocare insieme atleti con e senza disabilità, determina vera inclusione e combatte il bullismo alla radice. Un Atleta o un Volontario in Special Olympics non sarà mai un bullo e non permetterà atti di bullismo nel suo raggio di azione.

Bice è nata il 2 ottobre 1999, è una ragazza molto sorridente, entusiasta della vita, buona e positiva. Oltre ad essere una grande atleta è un’enciclopedia vivente della musica anni ’80, comprende perfettamente l’inglese, il francese e il tedesco, anche se la sua timidezza a volte la blocca un po’. Ma Bice, soprattutto, è una grande sportiva e lo sport è una costante nella sua vita.

Vicino a lei, ci sono mamma Lorenza e papà Roberto che le sono sempre stati vicini, insieme al fratello Lucio. Proprio come una squadra, l’hanno aiutata anche quando la vita non è stata tanto semplice. “È nata con le manine aperte, il primo segnale che mia figlia era una perla speciale” racconta mamma Lorenza commossa. “Crescendo è diventata una bambina solare, curiosa del mondo che quando ha iniziato le elementari sapeva già scrivere e leggere benissimo perché lo aveva imparato da sola”. Proprio nel periodo delle elementari i genitori però si rendono conto che qualcosa in lei non andava, e che nonostante fosse molto più avanti dei bambini della sua età, aveva delle ‘stranezze’ e alcune difficoltà che nessuno, neanche all’asilo, aveva segnalato. Questa diversità, come quasi sempre accade, provocava forme di bullismo e di attenzione negativa da parte dei compagni.

Mamma Lorenza, con Bice vicino che osserva curiosa, racconta il periodo difficile delle medie e del liceo, con i compagni che la escludevano. “Se la disabilità fosse più evidente…” si è sentita dire da alcuni genitori dei compagni di scuola della figlia. L’unico punto di riferimento a cui aggrapparsi, sono i pochi professori, quelli che lei considera “le colonne portanti della scuola”. Ma Bice continua comunque a sorridere e a cercare di aiutare tutti i compagni con una generosità senza fine, e un’innocenza che non era però quella dell’età dei suoi compagni, che spesso la prendevano in giro e la denigravano. “Forse anche per ottimi voti che prendeva” spiega Lorenza.

“Per fortuna è arrivato lo sport con Special Olympics”, continua, “e Bice sentendo questa frase si illumina, perché nonostante fosse una ragazza sorridente, è sempre stata molto sola. Anche le amiche della pallavolo all’oratorio la escludevano.

Poi arriva il nuoto, grazie al fratello che inizia con lei un corso che si rivela magico per lei e la sua autostima. “Nuota benissimo”, tiene a sottolineare il papà Roberto.

Solo per un caso inizia a praticare l’atletica ed è in quel momento che arriva la rivelazione che sorprende tutti. Questo sport individuale la motiva al punto di creare in lei una determinazione ferrea. “Anche se all’inizio aveva solo due allenamenti a settimana, lei negli altri giorni correva da sola. Era anche molto fiera del fatto che era l’unica che faceva la doccia da sola in palestra”. Le gare sono un’emozione unica e nella prima interregionale piange per tutta quella gente che la guarda: “Ma non si è mai arresa” specifica il papà “Mettendoci tutto l’impegno per portare a casa una medaglia”. Quando arriva ai Giochi Nazionali è una forza della natura, fa tutto da sola, anche partire con il pulmino insieme alla delegazione. Ora è felice e circondata da tanti amici che la spronano in gara e corrono con lei non lasciandola da sola.

Ed è proprio questo il bello di Special Olympics, la forza data dall’unione di tutti, non dal singolo. “Lo sport è il mezzo per eccellenza di inclusione e comunicazione. Abbiamo imparato con lei a sorridere e a gioire nonostante le difficoltà della vita” spiega papà Roberto. Ricorda anche con grande emozione quando Bice ha ricevuto la lettera di convocazione ai mondiali tramite la sua allenatrice Alessandra Sanna. “Un foglio di carta che mia figlia ha letto e riletto con gli occhi a forma di cuore. Non voleva crederci tanto era felice e poi non vedeva l’ora di partire. La prima cosa che ha messo in valigia sono state proprio le scarpe da corsa”.

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