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RIDATECI QUEL GRANDE ABRUZZESE CHE SALVO’ LA SCUOLA DEGLI ITALIANI

Attualità & Amarcord / 145

RIDATECI QUEL GRANDE ABRUZZESE

CHE SALVO’ LA SCUOLA DEGLI ITALIANI

di Marcello Martelli 

Alcuni personaggi del mondo del cinema, della cultura e dello spettacolo bloccano il ritorno al passato con il ripristino dei voti numerici alle elementari. Nella Scuola continuano i dissensi che hanno azzerato insegnamento, educazione civica e istruzione. Non esiste riforma che in questi anni non abbia dato fiato allo tsunami che si è abbattuto fra cattedre e banchi. Bisogna fare un lungo viaggio a ritroso per tornare a Benedetto Croce, quando l’illustre filosofo diventò ministro della P.I. Il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti non lo conosceva e, prima di nominarlo, consultò varie personalità, compreso Luigi Sturzo, segretario del Partito popolare, che non si oppose. A patto che il neo-ministro desse garanzie per l’introduzione dell’esame di Stato alla fine degli studi, uno dei punti essenziali per l’entrata dei cattolici nel governo. Nel novembre del 1920 l’intervento risolutore del ministro Croce non si fece attendere con due disegni di legge per favorire la selezione, il merito e l’opera dei docenti. Più che sull’alfabetizzazione, per la prima volta la Scuola puntò sulla formazione della classe dirigente.

Croce si rivelò il ministro giusto per il suo tempo e sarebbe il modello ideale anche per il nostro. Ma il vero scoglio adesso è un altro: difficile trovare un nuovo Benedetto Croce, ammesso che possa ottenere un posto nel governo di questi tempi, fra dilettantismo e altro.

La cultura e il merito del grande abruzzese sono valori decisamente vecchi e fuorimoda.

“Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto”. E’ quanto pensava di questo nostro Paese Indro Montanelli, altro personaggio fuori moda.

Tant’è che la sua statua è stata punita con una secchiata di vernice rossa da chi vorrebbe che la scuola di oggi resti così.

 

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