“La poesia è sempre stata nel tempo, nella sua struttura profonda, da quando anche noi vi siamo caduti. Per questo non poi così importante chiedersi cosa ne è oggi, che è già ieri, e non ancora domani.”
Italo Testa ha pubblicato, per la poesia: quattro (Oèdipus, 2021); Teoria delle rotonde (Valigie Rosse, 2020); L’indifferenza naturale (Marcos y Marcos, 2018); Tutto accade ovunque (Aragno, 2016); i camminatori (Valigie Rosse – Premio Ciampi, 2013); La divisione della gioia (Transeuropa, 2010); canti ostili (Lietocolle, 2007); Biometrie (Manni, 2005). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo, tedesco e cinese, e sono inclusi nell’antologia di poesia europea Grand Tour. Eine Reise durch die junge Lyrik Europas (Hanser, 2019). Dirige la rivista di poesia L’Ulisse, ed è coordinatore del lit-blog leparoleelecose). Insegna filosofia teoretica e teoria critica all’Università di Parma.
La poetica di Italo Testa si insinua nella sfera della speculazione poetica con il poemetto “Gli aspri inganni” del 2004, e da allora, attraverso opere più mature come “L’indifferenza naturale” (2018), esplora incessantemente l’inconoscibilità della realtà stessa. Il tema dell’indifferenza e la consapevolezza della limitata comprensione umana emergono come fili conduttori, manifestandosi fino al velo che avvolge le forme, gli “aspri inganni delle forme”.
Il tentativo di penetrare questa indifferenza si concretizza in una triplice macro-metafora, focalizzata sul nuoto, il nuotatore e l’acqua, creando un moto statico e ipnotico. In “Biometrie” del 2005, altre metafore, come il falco o l’elicottero alle vetrate, esplorano i confini della conoscenza dell’altro da sé, generando ombre, ferite e trafitture. La raccolta “Canti ostili” (2007) amplia la prospettiva, includendo un itinerario odeporico tra Venezia e la Bosnia-Erzegovina e oscillando tra inquietudini interiori e l’ostilità sociale.
La cifra distintiva dei lavori di Testa è la sofferenza conoscitiva di un soggetto in via di frantumazione. Rispecchiando tendenze degli ultimi vent’anni, il dialogismo stabile si dissolve attraverso giochi interscambio pronominale, rimbombi di voci altrui nei testi e controcanti poetici. La polimetria e l’anisosillabismo si intrecciano con figure di ripetizione e schemi rimici, contribuendo a una densità fonico-allitterativa che crea una “litania dei corpi”. Una litania che varia tra l’incalzante e l’incerto, riflettendo i tentativi struggenti di penetrare l’essenza. (R.P.)
da GLI ASPRI INGANNI.
I.
Devi fare attenzione, orientare lo sguardo in direzione del flusso: è bianco il velo che lambisce i contorni, che accieca:
tu al bianco devi cedere, muto aderire all’indifferenza delle cose.
IV.
A chi appartiene l’acqua che il nuotatore misura, in lente bracciate solcando lo specchio informe di un cielo vuoto? A chi appartiene, se nel flutto affonda la silhouette dorata nella luce? Ma tu già viri verso le acque nere, le grandi acque che attendono immote; a delfino t’involi, ad occhi chiusi segui l’onda all’isola di cenere; se nei bracci argentati il nuotatore serra e nasconde, a chi appartiene l’acqua? Tu allora il corpo in fuga immergi, all’onda consegna le vestigia delle forme, brune parvenze che il flutto dilava.
da BIOMETRIE
Scandire il tempo
Devi intonare la litania dei corpi di quelli esposti nel riverbero dei fari di quelli accolti nel marmo degli ossari, devi orientarti per i tracciati amorfi tra le scansie dei centri commerciali scandire il tempo di giorni disuguali, devi adattarti al ritmo delle sirene lasciare i ripari, esporti agli urti abbandonarti al canto degli antifurti, trasalire nel lucore delle merci cullarti al flusso lieve dei carrelli sognare animali e corpi a brandelli, devi nutrirti di organi e feticci profilare di lattice ogni fessura pagare il conto e ripulire con cura, recitare il rosario dei volti assenti svuotare gli occhi, ritagliare le bocche aderire alla carne e schioccare le nocche.
da L’INDIFFERENZA NATURALE
i cardi
perché la luce non sia incerta questa che ondeggia ai nostri piedi e il mondo che gira e trema tra i cardi si fermi un istante e possa portarci;
hai visto amore, distesi sull’erba, due che non siamo, o siamo già stati? su un dorso di terra prendono aria, chiamano l’acqua, che possa bagnarli.