Francesco Carofiglio è un architetto di professione, con una passione per il disegno e la scrittura che lo accompagna dalla giovinezza. Negli anni 2000 ha intrapreso una carriera nell’ambito della letteratura, pubblicando numerosi romanzi e graphic novel. La sua ultima fatica, “Poesie del Tempo Stretto,” è una raccolta unica che unisce disegni e versi, nel creare “piccole storie, di passaggio, raccontate con pochi tratti, con poche parole,” come lo stesso Carofiglio spiega.
L’introduzione a “Poesie del Tempo Stretto” ci guida attraverso il percorso creativo di Carofiglio. Il periodo difficile del confinamento lo ha spinto a ritornare su componimenti brevi scritti in passato. Ha lavorato su di essi, tagliando, correggendo e integrando, dando vita a questa raccolta di testi e immagini che traggono ispirazione dalla sua reclusione, riflettendo le sfide di quei mesi. Si muovono in un territorio emozionante, in cui la reclusione si trasforma in uno stimolo per l’immaginazione. Questa raccolta dialoga con il mondo, rivelando emozioni passate, presenti e future. Lo spazio costretto, la casa, diventa il luogo nel quale gli oggetti di uso quotidiano prendono vita, diventano compagni di un dialogo vivace, contraddistinto da ottimismo e fantasia.
Francesco Carofiglio, figura poliedrica che spazia tra scrittura, architettura e regia, offre un’opera che abbraccia il potere della creatività in tempi difficili. “Poesie del Tempo Stretto” è un viaggio nell’interiorità, un’esperienza che sfida le limitazioni dell’isolamento e celebra la forza della creatività come risorsa vitale.
Quest’opera si unisce a una carriera letteraria già ricca di successi, come “L’estate del cane nero,” “Ritorno nella valle degli angeli,” “Radiopirata”, “With or without you,” “Cacciatori nelle tenebre,” e molti altri. Con “Poesie del Tempo Stretto,” Carofiglio dimostra ancora una volta la sua versatilità e la sua capacità di comunicare emozioni profonde attraverso parole e disegni, lasciando un’impronta indelebile nell’universo della letteratura contemporanea.
(R.P.)
1
a volte muovendomi per la casa mi sorprende il desiderio di un incontro improvviso, soprannaturale vedo mia madre mio padre le persone che ho amato quelle che non sono riuscito ad amare a volte mi sembra di avvertire il suono di un passo il segnale di un’altra vita e mi ritrovo a parlare con presenze discrete inattese racconto loro il tempo quotidiano i piaceri le giornate le cose minute il vino rosso nel bicchiere le passeggiate e mentre parlo tutto si fa quieto la casa diventa una strada il sole primaverile mi pare in armonia nell’eccitazione piccola di un attimo elementare
2
quando avevo dieci anni
mi sembrava che l’orizzonte fossero i racconti gli occhi di mia madre le mani di mio padre le gambe lunghe di Gianrico d’estate correvamo fino a non avere fiato sulle strade deserte di campagna nel bosco di cipressi tra le more le mangiavamo sotto il sole in bicicletta e non c’era paura non c’era fretta c’era soltanto agosto le canottiere colorate i pomeriggi all’ombra i miei disegni un libro un super santos le vite immaginate
3
poi lo vedo in fondo al corridoio mio padre con l’impermeabile chiaro si avvicina e mi prende per mano attraversiamo la strada fino al marciapiede opposto sorride e si allontana e io resto solo per tutta la vita
4
la gentilezza a volte mi confonde gli sguardi le parole usate i sorrisi le mani l’attenzione vorrei che questa fosse da domani la chiave per entrare la rivoluzione
5
in questo tempo fermo mi pare di vedere le stagioni che verranno i desideri attesi le speranze di tutti quei bambini e le bambine che quando noi non ci saremo invece ci saranno
6
la mia vita è stata bellissima ho vissuto ogni istante senza risparmio in una corsa veloce di gambe sottili non so cosa rimarrà di questa corsa di questo scivolamento delle stagioni di questa velocità bisognerebbe conoscere la tattica dell’universo la grammatica delle particelle elementari la spericolata bellezza del volo delle rondini sento arrivare il silenzio il suono lungo degli oceani e vorrei dire adesso che esiste un senso che io l’ho capito che questa permanenza terrestre mi ha regalato la saggezza dei vecchi ma io sono un ragazzo un vecchio un bambino e forse non morirò mai
7
Bisognerebbe avere almeno tre vite dici la prima per gli errori necessari la seconda per non sbagliare mai la terza infine per sbagliare nuovamente ed essere felici