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FABIO PUSTERLA: POETA, STUDIOSO, TRADUTTORE

Fabio Pusterla è una figura poliedrica nel panorama culturale contemporaneo, un poeta, studioso e traduttore con una profonda connessione con le lingue e le letterature italiane, francesi e portoghesi. Nato nel 1957, vive tra Lugano e la Valsolda, ed è una presenza autorevole nel mondo della letteratura italiana. Quella di Fabio Pusterla è una scrittura poetica abbracciata con mestiere, intesa come un esercizio quotidiano, in cui le parole sono immerse nella catastrofe che viene raccontata e il comporre funge da sismografo di realtа più profonde, a volte luminose, a volte perturbanti.

Come studioso, Pusterla ha dedicato la sua carriera all’esplorazione delle opere di autori italiani dell’Ottocento e del Novecento, come Carlo Cattaneo, Carlo Dossi e Vittorio Imbriani, contribuendo alla comprensione di questi autori meno noti ma altamente significativi. Ha anche esaminato i principali poeti del Novecento, tra cui Sbarbaro, Montale, Sereni e Orelli, portando avanti una ricerca critica che ha arricchito la comprensione della poesia italiana moderna e contemporanea.

La sua attività come traduttore è altrettanto imprescindibile, con traduzioni di opere di autori francesi e portoghesi, tra cui Philippe Jaccottet, Yves Bonnefoy, Corinna Bille e altri. Le sue traduzioni hanno contribuito a introdurre il pubblico italiano a importanti voci della letteratura mondiale.

Come poeta, Pusterla ha pubblicato numerose raccolte poetiche, spesso caratterizzate da una prosa raffinata e da una profonda introspezione. Tra le sue opere più recenti, “Argéman,” “Nella luce e nell’asprezza,” “Ultimi cenni del custode delle acque,” e “Variazioni sulla cenere” sono esempi della sua capacità di esprimere emozioni complesse e riflessioni sulla condizione umana attraverso la poesia.

La sua opera “Tremalume” è stata particolarmente apprezzata per la sua originalità e profondità, riflettendo la sua abilità nel creare parole e immagini che affrontano sia il dolore personale che quello pubblico, mentre offrono spunti di speranza e riflessione sulla memoria.

Nonostante la sua ricca produzione poetica e accademica, Fabio Pusterla è rimasto umile e aperto alla condivisione delle sue conoscenze con gli studenti, come dimostra il suo impegno nell’insegnamento della letteratura italiana presso diverse istituzioni accademiche.

Pusterla ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra cui il prestigioso Premio Montale, il Premio Schiller, il Premio Svizzero di Letteratura, il Premio Napoli e il premio Dedalus. La sua influenza e il suo contributo alla cultura letteraria contemporanea sono tangibili, e il documentario “Libellula gentile” di Francesco Ferri è un omaggio appropriato alla sua vasta eredità culturale. ( R.P.)

 

Paradiso, Caprino, Cavallino

Io credo che un vecchio
da qualche parte immobile sul quai
(scura ombra antistante l’acqua marcia)
in bilico sul margine, dove straborda
l’onda al passaggio di parodie di navi,

un marinaio d’acqua dolce, cupo
turistico Caronte lungo il golfo,
guardi la sera il lago.
Da impronunciabili presagi apprende
che da sotto (egli sa) usciranno.

(I pochi morti annegati non vengono
di solito tratti in superficie:
correnti ignote e mobili fondali, lucci,
alghe incolori arrestano
il transito dei pallidi).

Verranno
una notte inattesa e prenderanno
possesso della città: nerastri, untuosi,
le algose chiome sciogliendo,
a sconvolgere verranno, per tingere,
infine, di catrame
i rami, e benzinose essenze.

 

Al doganiere

Al doganiere dichiaro
una scatola d’ovomaltina,
frutta secca, piselli sottovuoto;
a mio modo solenne, poi,
due bottiglie di vino.
Taccio invece di te, della tua foto
nascosta fra i documenti.
Annuisce contento:
mi crede sano.

 

[senza titolo]

«Dramma!» tu mi fai. «Uno Svizzero in fuga!»
(i tuoi eroi seguivano a distanza
su disperati pedali). «Tanti», avrei risposto
«fuggono, in un modo o nell’altro».
Ma cade qualcosa, non ricordo, o arriva il drink;
o uno guarda l’ora, e si cambia discorso.
Poi si va tutti insieme alle gole lungo il fiume,
dopo il mulino e i cerchi
delle ipotetiche trote, dove l’acqua fa gomito
e il forno (del biancone) continua a girare; passiamo
il ponte di ferro, entriamo fra le baracchi
(qui non viene quasi nessuno, naturalmente).
I vetri rotti, la ferraglia in un angolo
(biciclette, carcasse di macine, bisunti porno).
Le scritte col gesso («Dio abita qui»
e altre, incomprensibili), i fiori. Le svastiche.
E adesso è tutto chiaro; torniamo su al paese
dalla strada dei camion, giocando con l’eco del tunnel
a gridare nel buio.

L’autista dei sogni

Mi guidi nei pomeriggi senza voce,
quando io ti accompagno nel sonno e ce ne andiamo
insieme, tu dietro, dormiente, io autista svagato,
nel paesaggio lunare che sfila, nel puro
attraversamento. Tu scendi
veloce più dentro nel tuo ritmo profondo,
e quel ritmo – il sommesso pulsare che ascolto –
cadenza anche il mio abbandonarmi all’andare
per felci e brughiere, su rive
di piccoli fiumi. E i paesi
strani per cui passiamo, dai nomi improbabili
– Dumenza, Suino, Termine, Bombinasco –
sono davvero lì tra le colline, sepolti,
o sei tu che li guardi dal sogno e mi trasporti
dove da solo io non saprei andare?
Fra Termine e Suino come un’onda
ci accoglie muggendo una mandria di buoi muschiati.
Oppure, senza preavviso, dopo una curva,
la strada è coperta di enormi tronchi di faggio.
Quando ti svegli mi sveglio anch’io, e mi viene in mente
la storia di un paese che si chiamava Alluvione cambiò.
Ma non ti piace.

. 

Sabbia

Tu non lo sai, ma io spesso mi sveglio di notte,
rimango a lungo sdraiato nel buio
e ti ascolto dormire lì accanto, come un cane
sulla riva di un’acqua lenta da cui salgono
ombre e riflessi, farfalle silenziose.
Stanotte parlavi nel sonno,
con dei lamenti quasi, dicendo di un muro
troppo alto per scendere sotto, verso il mare
che tu sola vedevi, lontano splendente.
Per gioco ti ho mormorato di stare tranquilla,
non era poi così alto, potevamo anche farcela.
Tu hai chiesto
se in basso ci fosse sabbia ad aspettarci,
o roccia nera.
Sabbia, ho risposto, sabbia. E nel tuo sogno
forse ci siamo tuffati.

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