HomeLa RivistaINDIETRO TUTTA O AVANTI MALGRADO…?

INDIETRO TUTTA O AVANTI MALGRADO…?

Il Dubbio / 108

 INDIETRO TUTTA O AVANTI MALGRADO…?

di Enea Di Ianni

 “Sul giornale ho letto che / il tempo cambierà / le nuvole son nere in cielo…” Così recitava un vivace motivetto cantato da Gigliola Cinquetti e che si riferiva ad un repentino cambiamento climatico. Sì, sarebbe arrivata la pioggia, una pioggia provvidenziale, forse, per scongiurare la siccità, ma anche per far ardere, più che mai, l’amore e testimoniare, al mondo intero, il senso del volersi bene e il potere dell’intesa sentimentale.

Piove? E che importa? “La pioggia non bagna il nostro amore… la pioggia non esiste se mi guardi tu…”, se, davvero, ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Conta la potenza dell’amore e della fede in esso, la fiducia che rasserena lo sguardo degli innamorati, li rende arditi e capaci di andare, spavaldi e sicuri, incontro alle vicende della vita.

Anch’io, in questi giorni, ho letto il giornale. Non parlava di pioggia, che pure stava cadendo in abbondanza; parlava di “hacker”, di attacco hacker alla sanità abruzzese, alla ASL n. 1, quella di L’Aquila-Avezzano-Sulmona-Castel d Sangro.

Tempo addietro era accaduto alla regione Lazio, oggi a noi del centro Abruzzo. Abbiamo letto e commentato la facilità, intelligente, di chi si  intrufola tra le “segrete carte”, che carte non sono più anzi dovevano essere, file e programmi informatici, la giusta morte del cartaceo, della manualità degli scrivani di antica memoria e invece…

Già, e invece? Invece non hanno tolto vita al cartaceo, ma solamente fatto scoprire con quanta facilità l’uomo diventi vittima del “nuovo”, delle novità, al punto da non saper più fare uso della grafia, della scrittura manuale, quella che si affida non solo alla penna e al foglio ma, soprattutto, all’intelligenza di ciascuno quand’è il caso di fare di necessità virtù.

Il blackout provocato dall’attacco hacker ha prodotto, indubbiamente, disagi a tanti, a partire da politici e sanitari fino a comprendere i tanti pazienti che rischiano di leggere, direttamente  su video, diagnosi e terapie personali  e di altri. I comunicati dei mezzi d’informazione provano a non creare eccessivi allarmismi tamponando le notizie di cronaca con interviste di primari, funzionari e politici che tentano di rimarcare come  “tutto è sotto controllo” e che, “a breve, si tornerà alla normalità”. Intanto, però…

Intanto il via vai di chi, bisognoso di esami clinici, controlli preventivati e prenotati, analisi di laboratorio ed altre prestazioni  per le quali si è già versato il ticket dovuto, si è fatto più di un “via vai” verso l’ indifferenza di molti come se il blocco del sistema avesse toccato anche l’abilità delle intelligenze umane, più non avvezze ad altro tipo di manualità al di fuori di quella digitale.

L’appuntamento di controllo col cardiologo? Impossibile perché non sono consultabili le liste delle prenotazioni e neppure possono essere inseriti e registrati i controlli. Le analisi? Non se ne parla, meglio effettuarle direttamente presso strutture private…!?!

Così, agli effetti sintomatici delle abituali patologie, vanno ad aggiungersi l’ansia e il timore del peggio, ingiustificati ma inevitabili. E intanto…

E intanto sul web diffondono i dati personali dei pazienti, compreso il boss della mafia Messina Denaro…”, come a sottintendere “non si lamenta lui, perché lamentarvi voi?” Infatti la ASL di L’Aquila “…ribadisce di aver messo in campo tutte le azioni e le misure possibili per garantire la continuità dei servizi…”  e si scusa “… per i disagi subiti dai pazienti…”

Un’ANSA del 9 maggio rimarca che sono almeno “10 gigabyte di dati quelli pubblicati questa mattina sul dark web del gruppo Monti”, il gruppo che ha rivendicato l’attacco hacker del 3 maggio.

Per anni ci siamo nutriti di discorsi, raccomandazioni, prescrizioni, percorsi formativi a tutela e salvaguardia del diritto alla “privacy”, spesso negando la riconsegna di un risultato di analisi del sangue a familiari di pazienti esigendo, giustamente, precise formali dichiarazioni dal titolare del diritto, accompagnate da fotocopie di documenti di identità personale; ed oggi? Oggi, scherzo della sorte, il rischio che corriamo è quello che ciascuno di noi possa leggere, di sé e degli altri, direttamente sulle pagine “deep web” del gruppo Monti, diagnosi e percorsi sanitari-assistenziali.

Nel frattempo, però. i tanti pazienti con necessità di esami e controlli rimangono nel limbo di un’attesa che non dipende dall’assenza o mancanza di personale medico, paramedico  e impiegatizio nelle diverse strutture di riferimento, ma dall’impossibilità di consultare gli apparati informatici, quelli che hanno soppiantato il cartaceo, e di inserire in essi I dati sulle  prestazioni rese e già autorizzate.

La ASL di L’Aquila “ribadisce di aver messo in campo tutte le azioni e le misure possibili per garantire la continuità dei servizi…”

Può essere che l’abbia fatto; ma qualcuno si è accertato, poi, che quelle “azioni” siano state attivate in tutte le strutture? E che abbiano, davvero, sortito gli effetti sperati? A voler dar retta  ai notiziari  pare proprio che così non è stato o, almeno, non dappertutto.

Il governatore Marsilio afferma che “non pagherà mai un riscatto…” riferendosi ai pirati. Condividiamo la sua annunciata fermezza, ma una domanda sorge spontanea: chi ripagherà quegli utenti sballottati, come i capponi di manzoniana memoria, dai servizi di accettazione ai diversi reparti e viceversa per esami ed appuntamenti prescritti e prenotati da tempo e già inseriti nel sistema? Qual è il problema? L’impossibilità di inserire l’avvenuta prestazione? Ma i pirati, oltre ai dati dei pazienti, hanno portato via anche la manualità di cui avrebbero dovuto e potuto disporre sanitari e impiegati della ASL? Sarebbe bastato suggerire ad uffici, reparti, impiegati e sanitari di “prendere una matita” ed evitare, a tanti pazienti, di girare a vuoto, tra uffici ed ambulatori della sanità, per veder soddisfatto il loro diritto alla salute.

Sarebbero bastatati una matita ed un foglio di carta per annotare i dati del paziente visitato, controllato, esaminato, insomma soddisfatto nel suo diritto alla salute. Ritornati alla normalità, quei dati sarebbero stati reinseriti nel “grande cervello” dell’azienda sanitaria.

Bastavano una matita e un foglio per restituire serenità a tanti pazienti in ansia, una matita, magari “tutta colorata”, per rendere più blu il loro cielo e, soprattutto, per testimoniargli che gli hacker possono derubare i contenuti di una memoria digitale, di un cervellone artificiale e provocare un blackout

strumentale, ma mai privare i cittadini di un diritto costituzionale.

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…” (art. 32). Sempre e comunque!

 

Nessun Commento

Inserisci un commento